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Gaia

di Guido Dalla Casa - 15/06/2023

Gaia

Fonte: Simbiosi Magazine

Premesse

  Come noto, dalla Dinamica dei Sistemi Complessi sappiamo che, oltre un certo grado di complessità di un sistema, si manifestano fenomeni mentali. Non si tratta di fantascienza, ma di studi scientifici piuttosto recenti (Prigogine, Bateson, Capra).

  La Terra (se preferite, l’Ecosfera) è un sistema ad altissimo grado di complessità.

  Quindi è anche una Mente. Questo non significa necessariamente che sia cosciente, come nella teoria di Gaia, formulata in forma completa dagli scienziati James Lovelock e Lynn Margulis. Resta comunque un’Entità complessiva, un Grande Inconscio, forse con una forma di coscienza molto diversa dalla nostra.

  In sostanza, gli individui, o le specie, o gli esseri collettivi, non si evolvono nell’ambiente (per contrasto o adattamento), ma organismi ed ambiente formano un complesso unico in continua evoluzione: in tale contesto la “lotta per la vita” perde molto del suo significato.

Un’unica Entità

  La Gaia di Lovelock e Margulis è un’entità anche metafisica: la limitazione ai confini del Pianeta è solo una semplificazione, ottenuta trascurando i collegamenti con il resto dell’Universo. Ma con la concezione dell’astronomo inglese Fred Hoyle la vita viaggia largamente attraverso gli spazi interstellari. In tal modo si ritrova l’idea dell’Universale anche Mentale, non solo centrato sulla vita in senso biologico. Naturalmente anche la terra, le montagne, i torrenti sono Gaia.

  A questo punto è utile riportare qualche brano di Rupert Sheldrake, naturalista e filosofo:

  Da qualche secolo una minoranza colta dell’Occidente ritiene che il nostro pianeta sia morto, sia una semplice sfera nebulosa di pietre inanimate che ruota attorno al Sole seguendo le leggi meccaniche. Questa è un’opinione molto azzardata, ove la si consideri in un contesto umano più ampio. Nel corso della storia quasi tutta l’umanità ha ritenuto che la Terra fosse viva. ……

  L’ipotesi di Gaia è indubbiamente un notevole passo avanti verso un nuovo animismo; proprio per questo motivo è così discussa. D’altro canto suscita molto interesse perché ci ricollega agli schemi di pensiero del pre-meccanicismo e del pre-umanesimo. ……

  Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri. Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini. D’altro canto potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe, come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di una certa dose di coscienza. Questo interrogativo deve restare aperto. ……

            Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana. Terzo, diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura.

(Rupert Sheldrake – La rinascita della Natura – Ed. Corbaccio, 1994)

Altri esseri senzienti

  Proviamo a camminare in una foresta, in un bosco delle Alpi o degli Appennini.

  Cosa vediamo attorno a noi? Alberi, felci, terreno, funghi, scoiattoli, uccelli, e poi l’aria, il soffio del vento che fa stormire i rami; il sole, il cielo, le nuvole. Ci sono le relazioni fra tutti i componenti, che sono forse più significative dei singoli viventi.

  Il vivente deve respirare, le piante verdi devono ripristinare l’ossigeno assorbito con la respirazione, ciascuno deve mangiare, poi lascia dei residui che sono risorse per altri esseri. Quando un vivente muore, la materia che ne costituiva il corpo è di nutrimento ad altri viventi. Come esempio, i funghi vivono sulle sostanze in decomposizione, l’erba e le altre piante vivono sulle sostanze di scarto degli animali.

  Tutto il complesso resta in sostanza ciclicamente simile a sé stesso, almeno se consideriamo i tempi che qui ci interessano (un milione di anni o meno).

  Le relazioni fra noi, il fungo che abbiamo appena visto, l’aria che respiriamo, gli alberi che ci circondano sono indispensabili e abbastanza note. Non solo, ma se estendiamo il discorso ed esaminiamo complessi più ampi, troveremo anche il legame che c’è fra noi e quell’albero che è stato abbattuto nella foresta del Borneo per realizzare il tavolo su cui sto scrivendo. Ci sarà un soffio di ossigeno in meno nell’atmosfera terrestre e un po’ di inquinante in più per la benzina bruciata dall’automezzo che mi ha portato la posta. Gaia, che ha la capacità di reagire alle piccole modifiche, cercherà di mantenere la situazione dei suoi componenti entro valori vitali, ma le sue possibilità hanno dei limiti. L’Ecosistema totale si comporta come un essere vivente: anche un organismo umano ha la possibilità di riportare la sua temperatura interna entro la fascia 36-38 gradi che gli consente di vivere, ma se qualcosa forza la temperatura fuori da quella fascia per tempi apprezzabili, non riesce a riportarsi in situazione vitale, ed è la fine. Così avviene per la Terra e per i complessi (ecosistemi) che ne fanno parte, come la foresta.

  Poiché tutti i viventi e gli ecosistemi sono sistemi altamente complessi, ne consegue che è corretto attribuire a tali entità la denominazione di “esseri senzienti”. Così è per una foresta, che è un sistema vivo e creativo perché ha una grande varietà di viventi e di relazioni organiche/inorganiche.

  L’emergenza di fenomeni mentali nei sottosistemi della foresta significa che si formano esseri collettivi mentali, e così possiamo considerare gli Elfi, o le altre entità presenti nelle tradizioni di tutti i popoli dei boschi. L’esistenza di questi esseri collettivi ha una durata di ordine di grandezza molto superiore alla durata di vita di ogni singolo componente, o di qualunque vivente in senso materiale-biologico: infatti, secondo tutte le tradizioni, gli Elfi “sono immortali”. Vivono tanto più a lungo di noi, che possiamo considerarli in pratica come immortali.

  Anche le emozioni che si provano nell’immersione in una foresta intatta possono essere scambi con questi esseri senzienti. Non si tratta di “superstizioni superate del mondo immaginario magico”, come pretendono i nostri bravi scienziati meccanicisti-materialisti-riduzionisti.

Filosofia e Biologia

   La filosofia è generalmente considerata come antropocentrica ed i filosofi trattano di questioni legate all'uomo. Ma si tratta soltanto di un pregiudizio culturale, privo di ogni fondamento. Coloro che sono interessati alla natura e agli animali studiano solitamente biologia, veterinaria o scienze naturali. Ma il modo in cui la biologia descrive la natura può lasciare qualche perplessità, perché dimentica, o nega, che la foresta sia un luogo per esperienze spirituali: invece in una foresta possiamo vivere la nostra relazione con gli altri esseri senzienti.

  Il valore intrinseco della natura e la coscienza degli altri animali sono stati soggetti di solito evitati da molti filosofi dell’Occidente, che si sono adattati prima al potere di qualche istituzione, poi alla scienza “ufficiale”, alla tecnologia, alla società industriale. Secondo tale idea la natura è solamente una riserva di materiale a disposizione dell'uomo.  Ovunque si sono costruite strade, mercati e case residenziali al posto delle foreste. Questo è un delitto: la foresta è un valore molto più grande di qualunque costruzione umana. Tutto questo è avvenuto soprattutto negli ultimi secoli.

  Molto spesso i filosofi occidentali considerano impossibile l'intrinseco valore della natura, perché la natura appartiene alla sfera delle scienze naturali, mentre i valori sono generati dall'attività umana. Ma i valori non esistono solo nell'uomo ma nelle piante, negli animali ed anche negli ecosistemi. Il punto di partenza più naturale per trovare i valori è di cercarli negli altri animali, dove certamente esiste la sofferenza.

  L'essere umano può promuovere o danneggiare le sensazioni di un altro essere, ma il suo sentire rimane indipendente dall'uomo. Che una pianta di casa cresca rigogliosa o meno può dipendere dagli umani, però il suo benessere o malessere è una qualità propria della pianta. Il problema nasce dall'affermazione della mancanza d'identità nelle piante. Se una pianta non ha identità, cos'è che soffre o che prospera? Ma non c’è proprio niente che ci possa far affermare che le piante non hanno un’identità.

  Il livello più impegnativo sono i valori collettivi: i sistemi possono avere valori non riconducibili agli individui?

  La tradizione filosofica lega i valori agli individui e perciò non comprende che una montagna possa avere un valore intrinseco, né che la Natura come un tutto possa essere un soggetto con una coscienza olistica. Invece oggi sappiamo che una montagna od un fiume possono provare 'esperienza', o comunque “sentire”.

  Mi viene in mente una giornata fra le montagne dell’Asia. Durante un viaggio in Bhutan, Paese notoriamente di tradizione buddhista, la guida locale, un giovane di trent’anni, a una mia domanda sul significato da dare al fatto che la montagna più alta di quella terra (il Chomolhari, di 7400 metri, sulla catena di confine con il Tibet) era considerata “la dimora” di una divinità femminile, mi rispose con un sorriso ma con fermezza: “Chomolhari is a goddess”. Ingenuo incorreggibile occidentale, avevo inconsciamente cercato il dualismo. Quella montagna era una divinità, cioè una mente, come tutto quanto mi circondava. Quel giovane aveva studiato cinque anni a Londra, ma non ci sarebbe mai tornato, stava meglio fra le sue montagne.

Conclusioni

  La teoria di Gaia di James Lovelock e Lynn Margulis ha buone probabilità di corrispondere a una effettiva realtà. Per inciso, secondo la Margulis la Vita si è formata nelle sue forme macroscopiche soprattutto per la collaborazione di organismi unicellulari durata un miliardo di anni, molto di più che non per la competizione darwiniana, che è un aspetto secondario. Comunque la cooperazione continua tuttora: come esempio, fra le cellule di un Organismo vivente.

 In ogni caso le conseguenze pratiche di Gaia sono evidenti: ci troviamo in un Organismo (o Sistema) molto più grande di noi, che ha un suo modo di vivere. Non possiamo agire contro il suo funzionamento se non per tempi brevissimi, perché l’Organismo attiverà una sorta di sistema immunitario per riportarsi in condizioni vitali. Il male della Terra oggi è la civiltà industriale, cioè un modo di vivere di una sua specie nato due-tre secoli fa, che ha purtroppo invaso tutto il mondo. Se non lo arrestiamo al più presto, ci penserà la Terra stessa, in qualche modo, anche se probabilmente con qualche evento traumatico per la specie anomala, la nostra.