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Greta? Qui si parra la tua nobilitate

di Andrea Zhok - 25/09/2019

Greta? Qui si parra la tua nobilitate

Fonte: Andrea Zhok

Da ambientalista ho sempre diffidato del fenomeno mediatico "Greta Thunberg", e questo per un motivo molto semplice: il modo più comodo per fingere di prendere sul serio un problema è consegnarne la difesa a qualcuno che, per mancanza di radicamento e caratteristiche personali, può essere messo da parte in qualsiasi momento.

Greta Thunberg, la ragazzina 'strana', portata davanti ai riflettori e osannata mediaticamente come 'eroina solitaria', dipende da quegli stessi riflettori, giacché esiste solo per essi, che possono dosarla a piacimento o anche tacitarla nel momento in cui decidessero che rappresenta una turbativa.

Il pericolo che intravedevo, ed intravedo, è dunque di suscitare entusiasmi, soprattutto giovanili e ingenui, verso qualcuno che poi può essere fatto cadere nel nulla o distorto ad arte, in un attimo, trasformando quell'entusiasmo in delusione.

L'altro giorno alle Nazioni Unite, tuttavia, Greta ha letto un discorso (probabilmente preparatole da qualcuno consapevole di ciò che stava dicendo), in cui risuonavano le seguenti parole:

“We are in the beginning of a mass extinction, and all you can talk about is money and fairy tales of eternal economic growth.” ["Siamo all'inizio di un'estinzione di massa e tutto ciò di cui siete capaci di parlare sono soldi e fiabe di eterna crescita economica".]

Si tratta a mia memoria della prima volta in un discorso pubblico ad alto livello diffusivo (non dunque discorsi accademici, dove il tema è ampiamente discusso da almeno mezzo secolo) in cui si accenna al fatto che il modello di sviluppo che predica una crescita economica infinita è una follia suicida.

Il momento - lontanissimo, semmai ci sarà - in cui un'idea del genere dovesse diventare verità condivisa significherebbe una rivoluzione come non se ne sono ancora viste nella storia. Dubito che Greta abbia la minima consapevolezza di cosa ciò implica, ma in questo momento non ha nessuna importanza. Si tratta di una proposizione vera le cui implicazioni sono (sarebbero) epocali.

Infatti, immediatamente un brivido è corso lungo le schiene di quelle élite "gretentusiaste" che finora contavano di poterne giocare l'influenza come giustificazione morale per soluzioni volte a fare ancora più soldi (tipo rottamazioni forzate a spese dell'erario pubblico, riapertura al nucleare di massa, ecc.).

Subito numerosi commentatori hanno provato a correre ai ripari. L'editorialista Jeremy Warner (nomen omen) sul Telegraph ammonisce il pubblico che "Greta Thunberg is wrong: economic growth is friend to the environment, not foe"; il primo ministro australiano Scott Morrison se ne vien fuori sostenendo che i discorsi di Greta sottopongono i bambini australiani ad ansie superflue ("needless anxiety"), e così avanti.

Ecco, a mio avviso siamo arrivati ad un punto decisivo, in cui si vedrà se il fenomeno Greta può essere un fattore progressivo o se invece non sia semplicemente l'ennesima arma di distrazione di massa.

Se la necessità di un modello di sviluppo che non richieda crescita infinita prenderà quota divenendo un discorso ricorrente e crescente, il ruolo di Greta (fenomeno mediatico o persona, non importa) sarà stato fondamentale - e per parte mia sono disposto a trattarla come una novella Giovanna D'Arco.

Se invece questo riferimento rimarrà uno 'scivolone passeggero', che verrà lestamente rimosso e non riemergerà più nei discorsi di Greta (e nell'eco internazionale), allora Greta sarà stata quello che temo sia: un fantoccio.