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I sei motivi per cui l'Occidente perirà

di Riccardo Paccosi - 24/12/2025

I sei motivi per cui l'Occidente perirà

Fonte: Riccardo Paccosi

Visto che domani è Natale e che il Natale è una tradizione e che la tradizione è qualcosa che la cultura neoliberale egemone in Italia e in Europa considera "di destra", proviamo a fare un post natalizio facente il punto su questo tipo di problemi.
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In un video molto interessante di cui nello spazio commenti - e invero poco rassicurante rispetto agli scenari di guerra futuri - l'analista geopolitico cinese Jiang Xueqin elenca i motivi per cui il sistema occidentale sia giunto alla fine della propria esistenza.
Il ragionamento, ovviamente, assume la tesi di Oswald Spengler secondo cui ogni civiltà è soggetta a un ciclo di nascita, maturazione e morte. Inoltre, alcune delle criticità elencate coincidono con quelle esposte da Emmanuel Todd nel suo recente saggio La Sconfitta dell'Occidente. 
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Ritengo valga la pena mettere a fuoco la lista dello studioso cinese premettendo, però, che la divisione è oggi tra chi considera i fenomeni storico-antropologici riportati di seguito come problemi e chi invece, dà di essi una lettura positiva oppure ne nega l'esistenza.
Penso, altresì, che chi considera il posizionamento su queste tematiche secondo lo schema destra-sinistra, esprima null'altro che falsa coscienza e mistificazione retorica. 
Questi fenomeni, al contrario, hanno distrutto la ragion d'essere delle categorie di destra e sinistra allorché il concetto di progresso risulta oggi scollegato da quello di giustizia sociale, mentre il concetto di giustizia sociale esprime un'istanza di conservazione nel momento stesso in cui viene menzionato. 
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Tornando a Jiang Xueqin, egli afferma che "quello che sta accadendo in Occidente, non è un declino dal quale magari tra qualche decennio ci si riprenderà, bensì è una fase terminale, da letto di morte". 
A seguire, egli elenca le ragioni di tale convinzione:
1) L'iperurbanizzazione, ovvero la percentuale crescente di popolazione che si ammassa in megalopoli che finiscono per avere, rispetto al resto della nazione circostante, una funzione parassitaria. (Un problema reale - mi viene da annotare - ma non riguardante il solo Occidente.)
2) La repulsione per la famiglia e per la procreazione, generate in parte dal sentimento di precarietà e in parte dall'esaltazione filosofica dell'individuo in solitudine e deprivato d'ogni legame. Ebbene, se il rigetto della famiglia implica dissoluzione delle fondamenta di coesione sociale, il rifiuto della procreazione semplicemente rappresenta una condanna a morte per collasso demografico.
3) La disuguaglianza sociale facente sì che, oltre alla sempre più elevata quota di ceto medio trascinato nella povertà, esista uno 0,1% di ricchi in grado di controllare tutte le risorse e gli asset strategici.
4) Il fatto che per combattere le guerre l'Occidente debba - al pari dell'Impero Romano nella sua fase terminale - fare ricorso a barbari e mercenari (gli jihadisti in Libia e Siria, gli ucraini per affrontare i russi e così via).
5) La decadenza generale espressa da fenomeni come Onlyfans, laddove oltre il 10% delle giovani donne vende la propria nudità e, nel mentre, la cultura liberal-progressista qualifica tale atto come emancipazione. (Mia annotazione: questo punto si ricollega al punto 2) in quanto Onlyfans è un fenomeno di recinzione della sessualità entro la sfera del mercato, al quale corrisponde una parallela desessualizzazione della cultura mainstream nonché uno statisticamente accertato crollo dell'attività sessuale presso le giovani generazioni.)
6) Infine, il problema dell'immigrazione illimitata. Oggi, tale aspetto sta esplodendo nelle metropoli occidentali non tanto per ragioni collegate ai pur gravi problemi del lavoro, quanto e soprattutto per una questione antropologica che, quantunque ovvia, l'ideologia dominante è riuscita a dissimulare per trent'anni: una società dove le diverse componenti non condividono lingua, costumi e soprattutto memoria storica, semplicemente è una non-società, è un ammasso informe dove segmenti sociali del tutto estranei gli uni agli altri si trovano forzatamente a convivere.
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A fungere da cappello filosofico a tutti i fenomeni sopra elencati, ci sarebbe la visione ch'è alla radice del pensiero liberale e secondo la quale si può fare a meno del passato o addirittura cancellarlo. 
Ma di questo in altra occasione.