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Il razzista in difesa dei suoi padroni

di Antonio Catalano - 01/04/2022

Il razzista in difesa dei suoi padroni

Fonte: Antonio Catalano

Ieri sera stavo vedendo il film “Incubo di fuoco” quando mi chiama un mio amico per dirmi che su La7 c’è Michele Santoro. Va bene, ci vado, così mi tappo il naso e giro su La7, mettendo in attesa il film.
Santoro, un po’ appesantito dall’età, è quel giornalista che nel marzo 1999 faceva la diretta su uno dei ponti sul fiume Sava (a Belgrado) dove i cittadini formavano un cordone con addosso la scritta “We are all target”, siamo tutti dei bersagli. Onore quindi a Michele Santoro.
Per chi fosse troppo giovane, o avesse dimenticato: il 23 marzo del 1999 gli americani sotto copertura Nato, con gli italiani benedetti da D’Alema presidente del consiglio, cominciarono a bombardare allegramente la capitale della ex Jugoslavia. In 78 giorni di “guerra umanitaria” furono compiute (cifre ufficiali) 34mila missioni di cui 13mila d’attacco; sganciate 20mila tra bombe e missili; distrutti 450 bersagli fissi, tra cui il 57% di riserve di carburante, 35 ponti, tutti i 9 aeroporti; uccisi 2500 civili. [cTra le varie porcherie compiute allora, sotto la benedizione dei democratici occidentali, ricordiamo quel ponte di Grdelica “intelligentemente” bombardato dall’Us Airforce (2 aprile 1999) proprio mentre passava un treno di civili. Come il deliberato bombardamento dell’ambasciata cinese con tre di loro uccisi; e questo i cinesi non lo dimenticheranno mai. [Così a Mosca hanno ricordato sulla facciata americana i 23 anni dall’inizio dei bombardamenti sulla ex Jugoslavia https://www.facebook.com/antonio.catalano.100483/posts/1147845982639254]
Santoro era intervistato da Corrado Formigli, punta di lancia del giornalismo progressista d’assalto specializzato nella difesa oltranzista del diritto atlantico ai bombardamenti umanitari. Non sto esagerando, è proprio così, quando è necessaria, quando il padrone chiama, lo si ritrova sempre dalla parte “giusta”. Nella sua apparente ma arrogante cordialità, sempre disposto a santificare gli interventi “umanitari” dei democratici americani: che sia l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, la Siria, o le “rivoluzioni” arancioni, arlecchine, viola, primaverili…
Michele Santoro aveva quindi di fronte questo cane da guardia del militarismo bellicista atlantico, uno di quegli uomini che la famosa classificazione del grande Leonardo Sciascia avrebbe collocato al quinto e ultimo posto. Per svolgere la sua argomentazione (sulla quale avrei una serie di riserve, ma non è questo il punto ora) Santoro doveva stare attento alle parole da usare, ogni volta a fare premesse che rendevano meno efficace il suo ragionamento. Un Santoro visibilmente provato nell’espressione facciale, che mostrava plasticamente quell’impotenza che (pur lui stato grande conduttore televisivo) coglie chi si trova a non poter liberamente esprimere il proprio pensiero. Di fronte aveva un cane mastino, di razza parenziana, che lo braccava, che gli impediva sul nascere qualsiasi articolazione di ragionamento, che ricorreva al razzismo degli eletti.
Sì, di quel razzismo proprio di chi si sente dalla parte “giusta” della Storia, di chi ritiene (grottescamente in nome dell’antirazzismo) di esprimere la spinta “civilizzatrice”, oggi naturalmente tarata sull’ideologia del democratico, avanzato e progressista occidente a dominanza americana. Sono quelli che oggi sostengono l’Ucraina perché fa parte del consesso civile e democratico occidentale. Cosa che non valeva per l’Iraq o la Siria e per quei paesi non considerati democratici e quindi giustamente da rivoltare come calzini (“regime-change”).
Razzismo sì. Formigli lo ha detto fuori dai denti a Santoro, quando questi gli replicava che non c’era stata levata di scudi democratici per la Jugoslavia e per gli altri paesi aggrediti e ferocemente bombardati, esprimendo il razzismo dei "giusti": sì va be’, ma l’Ucraina fa parte dei nostri, quegli altri erano paesi dittatoriali… Naturalmente stendiamo un enorme velo pietoso sulla natura democratica dell’Ucraina “europea” che nasce con un colpo di stato, sostenuto e difeso da armate di luridi squadristi nazisti che hanno compiuto eccidi di tutti i tipi (Euromaidan, Donbass, Odessa…). Ma, non scandalizziamoci, la "democrazia " è anche questo.
I nostri democratici sono talmente democratici che hanno addirittura modificato la voce sulla strage alla Casa dei Sindacati di Odessa (maggio 2014) sulle pagine della “libera” Wikipedia, voce ora derubricata a “semplice” rogo appiccato non si sa più da chi (morirono ufficialmente circa 50 persone bruciate vive dalla squadra del battaglione nazista Azov). Comunque, se non rientrano tra i “nostri” non c’è da strapparsi i capelli.
Facciamolo sapere al popolo ucraino: questi non stanno difendendo loro, ma il “diritto” americano di accampare le proprie pretese su questa parte di mondo, visto che il resto gli sta sfuggendo di mano. L’Ucraina è solo il pretesto americano per contenere la Russia e tenere sotto schiaffo l’Europa a trazione tedesca.
Comunque, con Formigli&soci non si dialoga. In attesa di tempi migliori, in cui questi servi dovranno implorare pietà di fronte ai popoli non “eletti”…
[Nella foto l’attacco al ponte di Grdelica con il treno civile colpito]