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In pace e in guerra

di Fabio Falchi - 19/04/2022

In pace e in guerra

Fonte: Fabio Falchi

Se per pace si intende porre termine a questa guerra pure io allora sono per la pace. Ma certo non sono pacifista. Che la pace sia preferibile alla guerra è indubbio, perché come già Aristotele sosteneva la stessa guerra si fa per giungere ad "una pace". Ma appunto il problema è quale pace si deve "difendere" e come la si deve "difendere". 
D’altronde, se ciò che noi chiamiamo guerra è solo la prosecuzione della politica con altri mezzi, allora in un certo senso la politica stessa è guerra, tra Stati o classi sociali, benché combattuta con altri mezzi ossia soprattutto con mezzi economici e di persuasione.
Non è quindi il pacifismo che possa porre termine a questa guerra o, a maggior ragione, che possa mettere fine al disegno di egemonia globale che l'élite neoliberale del potere statunitense persegue con coerenza da decenni. 
Ne sono, del resto, consapevoli pure i cinesi che "difendono" sì un'idea di armonia e di cooperazione tra i diversi popoli, ma non rinunciano ad armarsi fino ai denti, non per fare la guerra ma per evitarla ovverosia per "difendere" non un'idea astratta di pace ma una "determinata" idea di pace.
I cinesi sanno bene che l'America non solo ha voluto questa guerra, per infliggere un colpo letale alla Russia e mettere la catena al collo della stessa Europa con il consenso della élite euro-atlantista, ma che questa guerra fa parte di un conflitto planetario che vede l'America alla guida dell'Occidente per rimporre la propria egemonia al mondo intero. 
I cinesi sono quindi perfettamente consapevoli che quello che oggi gli americani cercano di fare alla Russia stanno già cercando di farlo alla Cina ovverosia sanno che il nemico principale dell'America è proprio la Cina , la cui eccezionale crescita economica e tecnologica ottenuta mediante il cosiddetto "socialismo di mercato" costituisce una sfida "mortale" per il capitalismo predatore occidentale a guida (anglo)americana.
Non è quindi sul pacifismo che si deve puntare per  salvare l’Europa dalla politica di prepotenza dell’America e della élite euro-atlantista, che è disposta a tutto pur di difendere i propri privilegi e interessi, bensì sul fatto che gli interessi della stragrande maggioranza degli europei, nonché gli interessi nazionali di alcuni grandi Paesi europei, sono perfino opposti agli interessi delle élite occidentali. Ma soprattutto si deve tenere presente che questa differenza conta indipendentemente dal giudizio che si possa avere sul regime dello “zar” e sulle responsabilità della Russia per questa guerra.
 Comunque sia, non ci si dovrebbe nemmeno lasciare “incantare” da parole ormai vuote come “democrazia”, “libertà” e “valori occidentali” che la macchina della propagando occidentale usa come foglia di fico per coprire le vergogne di una aberrante “dittatura oligarchica postmoderna” che non si distingue più da ciò che le élite occidentali affermano di volere combattere.