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Italia fuori dalla UE: un bivio

di Riccardo Paccosi - 11/12/2025

Italia fuori dalla UE: un bivio

Fonte: Riccardo Paccosi

ITALIA FUORI DALLA UE: IL BIVIO TRA INCOGNITE MOLTO RISCHIOSE E CERTEZZE IMMEDIATE DI GUERRA E MISERIA.
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Il sito di news Defense One ha divulgato i contenuti della versione “classified” di quel documento che, nel bene o nel male, segna una svolta a livello mondiale, ovvero il National Security Strategy pubblicato alcuni giorni fa dal governo degli Stati Uniti.
In questa versione secretata, si legge che gli Stati Uniti puntano a Ungheria, Polonia, Austria e Italia per smantellare l’Unione Europea e che, quindi, è nell’interesse dell’America “sostenere i partiti, i movimenti e le figure intellettuali e culturali che cercano la sovranità e la preservazione/restauro dei tradizionali stili di vita europei, pur rimanendo filoamericani”.
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Prima che, grazie a questa notizia, qualcuno cominci a fantasticare su un’Italia riconquistante un grado di sovranità analogo a quello dell’Ungheria, è bene innanzitutto rammentare che la Meloni non è Orban.
Quest’ultimo, infatti, trattando con Trump è riuscito a ottenere di continuare ad acquistare il gas russo, mentre la cronaca degli ultimi tre anni indica chiaramente che la Meloni, invece, non sarebbe in grado neanche con l’immaginazione di concepire una relazione con gli Stati Uniti che non sia all’insegna della subordinazione incondizionata. Inoltre, non va dimenticato che avere un buon rapporto con Trump oggi implica - nel caso della Meloni così come in quello di Orban - una pari pedissequità nei confronti di Israele.
Nel caso specifico della Meloni, comunque, non sussiste solo il problema geostrategico dell’Italia “portaerei del Mediterraneo”, ma anche quello d’un paese in cui per trent’anni è andata al potere una classe politica priva di cultura dell’interesse nazionale e priva, altresì, di quello spessore etico atto a consentire che un governante contempli, ai fini dell’autodeterminazione del proprio paese, anche la possibilità di fare la fine d’un Moro o d’un Mattei.
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Ad ogni modo, se questa scommessa degli americani sulla Meloni avesse effettivo riscontro - se davvero, cioè, la Meloni rivelasse d’essere la “sleeping cell” di un progetto politico volto a destrutturare l’Unione Europea - in Italia si verificherebbero molti fatti interessanti che provo a elencare alla rinfusa:
- un aperto conflitto istituzionale fra governo e Presidenza della Repubblica (divenuta, quest’ultima, da almeno un ventennio l’istituzione garante del primato dell’interesse sovranazionale su quello nazionale);
- una frattura all’interno del centrodestra, con l’asse para-sovranista di Meloni e Salvini da una parte e quello euro-allineato di Crosetto e Tajani dall’altra.
- un fuoco incrociato contro il governo da parte delle principali testate giornalistiche, da parte della magistratura e, infine, da parte d’un qualche tipo di “rivoluzione colorata” nelle piazze.
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Come detto più sopra, la Meloni è figura culturalmente e umanamente inadatta a gestire un passaggio storico fondamentale come quello relativo all’instaurazione d’una relazione ex novo fra Italia e Stati Uniti. 
Giusto per fare un esempio relativo ai rischi che si correrebbero, in questi giorni la Svizzera ha rifiutato l’offerta dell’azienda “trumpiana” Palantir di gestire il proprio sistema di pubblica amministrazione, a causa del rischio che i dati dei cittadini finiscano in mano alle forze armate e all’intelligence di Stati Uniti e Israele. Ebbene, provate a immaginare come andrebbero le cose qualora la Meloni si trovasse a valutare la medesima e “amichevole” offerta… 
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Eppure, malgrado quanto detto, va attribuita priorità al fatto che il pericolo di una prosecuzione dell’Unione Europea è di portata esistenziale immediata per l’intera popolazione italiana: dinanzi all’incognita e ai gravi rischi che sia la Meloni a gestire l'instaurazione d’una relazione ex novo con gli Stati Uniti, cioè, l’ipotesi che l’eurofederalismo resti in piedi contrappone la certezza assoluta d’un futuro fatto di miseria, guerra e legge marziale.
Per tutti questi motivi, nel prossimo futuro, occorrerà osservare con attenzione i movimenti di piazza: non si dovrà prestare il fianco a mobilitazioni che non racchiudano un attacco politico alle volontà guerrafondaie della UE o che utilizzino vari temi dell’agenda politica in chiave esclusivamente anti-Meloni.
L’assenza di forze politiche autenticamente sovraniste rende questo passaggio storico latore assai più di insidie che di opportunità ma questo, purtroppo, è il contesto reale con cui dobbiamo fare i conti.