L’arricchimento illecito
di Daniele Dell'orco - 23/07/2025
Fonte: Daniele Dell'orco
Le principali città dell’Ucraina sono state teatro delle prime, grandi proteste antigovernative dal 24 febbraio 2022 ad oggi. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza per manifestare indignazione e sconcerto di fronte a quella che i critici definiscono una campagna volta a privare le agenzie anti-corruzione del Paese della loro indipendenza. La lotta alla corruzione in Ucraina nell'ultimo decennio è stata un tema centrale tanto quanto, forse addirittura di più, della lotta contro la Russia. E lo stesso presidente Volodymyr Zelenskyj fu eletto nel 2019 con la promessa di “vittoria sulla corruzione”, non "vittoria sulla Russia" giacché su questo fronte predicava invece la necessità di normalizzare la situazione nel Donbass. I recenti tentativi del suo governo di indebolire le agenzie anti-corruzione indipendenti appaiono dunque, quantomeno, sconcertanti.
Il 21 luglio, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione negli uffici del National Anti-Corruption Bureau of Ukraine (NABU) e annunciato indagini su quindici suoi dipendenti, ufficialmente nell’ambito di un’inchiesta su presunte violazioni del codice della strada. Questo genere di vessazioni su basi nebulose ha già colpito altre agenzie investigative e singoli individui, ma raramente era stato usato contro istituzioni come il NABU, creato nel 2014 come ente indipendente per contrastare la corruzione ai vertici dello Stato. Pur non essendo privo di difetti, il NABU è ampiamente riconosciuto, tanto dagli esperti ucraini quanto da quelli occidentali, come uno dei progetti di riforma più significativi emersi dopo il Maidan.
Non si è trattato di una semplice intimidazione. Le forze dell’ordine — guidate dal Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) e dall’Ufficio del Procuratore Generale — hanno annunciato che il fulcro dell’inchiesta verte su accuse di alto tradimento mosse contro un deputato filo-russo, il quale avrebbe collaborato con agenti del NABU per manipolare indagini su incarico dei servizi segreti russi. L'SBU, il cui vertice è nominato direttamente dal presidente, ha indicato due investigatori di punta del NABU come legati a Fedor Khyrstenko, il parlamentare accusato di agire nell’interesse del Cremlino.
I partner occidentali a Kiev hanno prontamente invitato l’amministrazione Zelensky a non esercitare pressioni sul NABU. Ma gli avvertimenti non hanno sortito alcun effetto. Anzi,
Ieri l’NSDC ha chiesto al Parlamento ucraino di introdurre una proposta di legge per porre il NABU e la Procura Speciale Anti-Corruzione (SAPO) — suo omologo nell’ambito dell’accusa — sotto il controllo dell’Ufficio del Procuratore Generale. In pratica, ciò li renderebbe subordinati all’Ufficio del Presidente, privandoli di fatto della possibilità di indagare in modo indipendente sulla corruzione statale.
La legge è stata rapidamente approvata grazie ai voti del partito di Zelensky, "Servitore del Popolo" e il presidente ha promulgato la legge con urgenza, ignorando gli appelli — interni e internazionali — a non farlo.
Questa legislazione controversa ha avuto l’effetto di mobilitare l’opinione pubblica ucraina, che per la verità già più volte, ma in minor numero, si era mostrata in piazza per denunciare le carenze nella gestione dei prigionieri di guerra finiti in mano russa e dei "dispersi" in battaglia destinati a restare tali più o meno per sempre con conseguente impossibilità di richiedere risarcimenti e recuperare le spoglie.
Il governo ucraino e le agenzie di sicurezza sostengono, ovviamente, che le loro azioni mirano a estirpare l’influenza russa da NABU e SAPO, onde evitare che vengano strumentalizzate contro lo Stato. Ma in realtà in seno agli apparati statali c'è una lotta senza quartiere tra governo e NABU, che aveva avviato indagini su figure chiave del governo come Oleksiy Chernyshov, ex vicepremier e membro dell’entourage presidenziale, accusato di arricchimento illecito e abuso d’ufficio. Ironia della sorte, fu proprio Zelensky nel 2019 a ripristinare la responsabilità penale per l’arricchimento illecito, come parte della sua iniziale crociata anti-corruzione.
In generale, dietro questi sviluppi c'è un più ampio tentativo di bloccare le inchieste sulla corruzione. Già l’11 luglio, la polizia armata aveva fatto irruzione nella casa di Vitaliy Shabunin, cofondatore del "Centro d’Azione Anti-Corruzione", arrestandolo con l’accusa di elusione della leva militare — accusa che i critici considerano motivata politicamente.
La persecuzione delle agenzie anti-corruzione indipendenti aggiunge un ulteriore ragione per considerare irricevibile la candidatura dell’Ucraina ad entrare nell’Unione Europea. Il Commissario UE per l’Allargamento, Marta Kos, ha dichiarato che l’indipendenza di NABU e SAPO è “essenziale” per il percorso europeo del Paese.
E allora stesso tempo ogni passo che comprometta i progressi democratici dell’Ucraina rischia di alienare i suoi principali alleati nella guerra contro la Russia. Governo, società civile e partner occidentali si sono lungamente opposti alla narrazione, definita "propaganda di Mosca", che dipinge l’Ucraina come un Paese irrimediabilmente corrotto e non meritevole di aiuti militari. Gli attacchi all’indipendenza delle istituzioni anti-corruzione nate dopo il 2014 rappresentano invece palesi argomenti proprio a supporto di questa tesi.
E i troll-bot-hacker russi c'entrano ben poco.