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L’economia delle emergenze

di Davide Rossi - 06/11/2022

L’economia delle emergenze

Fonte: Italicum

Intervista a Davide Rossi, autore del libro “L’economia delle emergenze” Arianna Editrice 2022,

a cura di Luigi Tedeschi

1)      Il predominio dei poteri finanziari transnazionali ha determinato il capovolgimento del tradizionale rapporto tra la politica e l’economia. Sono infatti le lobby finanziarie a prevalere sullo stato e a determinarne le direttive sia politiche che economiche. L’ideologia liberale dello stato minimo è stata ormai soppiantata da un sistema neoliberista oligarchico e globalista. Il sistema neoliberista non necessita dunque per sussistere di un super stato autoritario e repressivo, contraddicendo i suoi fondamenti ideologici liberali riguardo alle libertà individuali, i diritti dell’uomo e l’ordinamento democratico? L’economia delle emergenze inoltre, con la sua involuzione politica autoritaria, non condurrà alla fine del modello occidentale?

Risposta: Molti credono che gli Stati siano condizionati dal potere finanziario ma le cose sono più complesse.  Gli Stati sono il potere finanziario e, al tempo stesso, le istituzioni finanziarie sono gli Stati. Lo Stato non è un’entità astratta che persegue l’interesse della nazione, ma un centro di potere occupato da elitè che gestiscono gli spazi militari, diplomatici, finanziari e dell’alta burocrazia. Lo Stato è solo uno dei mezzi utilizzati dai ceti dominanti per esercitare appunto il loro potere. Il denaro è indispensabile per il potere e il potere a sua volta produce denaro. Un denaro sempre più immateriale, slegato da produzione e lavoro. Tecnologia pura che si basa sulla fiducia, ottenuta con l’inganno, della gente comune. La finanza è sì un metodo di arricchimento per l’establishment ma rappresenta ancor di più uno strumento efficiente e moderno per il controllo delle popolazioni, per tenerle in pugno. La semplice corruzione dei rappresentanti delle istituzioni non è sufficiente a spiegare lo spadroneggiare dei poteri finanziari in quelle stesse istituzioni e nei Paesi. Se si trattasse solo di questo, la politica avrebbe i mezzi necessari per farsi finanziare e per contenere al tempo stesso quei poteri. Se BlackRock, Goldman Sachs, JP Morgan e gli altri si possono impossessare di spazi così ampi e strategici della vita economica, politica e persino sociale, è perché i gruppi dirigenti della politica, delle istituzioni, della finanza e degli apparati militari si sovrappongono, costituiscono quell’unico agglomerato di potere che chiamiamo Stato. Insomma, c’è un enorme costellazione di potere finanziario/politico ad altissimo tasso tecnologico, intrecciata al sistema militare. Ovviamente, in tutto questo c’è ben poco di liberale. L’abusatissimo termine neoliberismo è da leggere in chiave orwelliana di neo lingua: la guerra è pace, ecc. In quel che sta accadendo di liberista non c’è proprio nulla.

 

2)      La svolta autoritaria dell’Occidente liberaldemocratico è divenuta evidente. L’emergenza pandemica prima e poi quella energetica con la guerra, rappresentano le fasi prodromiche dell’avvento della quarta rivoluzione industriale. Il Grande Reset, con la rivoluzione digitale e la transizione ambientale, comporterà infatti l’implementazione di una pianificazione economica a livello globale del tutto assimilabile a quelle del defunto socialismo reale. Dalla ristrutturazione economica capitalista già in atto, non scaturirà un ordinamento oligarchico e dirigista equiparabile a quello cinese, neoliberista in economia, ma totalitario nelle istituzioni politiche? Il modello capitalista - comunista cinese, non è diventato paradigmatico per l’Occidente in quanto dimostratosi maggiormente efficiente, perché non condizionato dal pluralismo e dalla costante instabilità dell’ordinamento democratico occidentale?

Risposta: Rispondo con le parole del prof. Michael Rectenwald, eminente studioso conservatore americano: “Un altro modo per descrivere l’obiettivo del Grande Reset è “il capitalismo con caratteristiche cinesi”: un’economia a due livelli, con monopoli redditizi e lo Stato, al vertice, e, alla base, il comunismo per la maggioranza della gente. Diversi decenni fa, poiché la crescente dipendenza della Cina dai settori profit della sua economia non poteva più essere negata in modo credibile dal Partito Comunista Cinese (PCC), la sua leadership ha approvato lo slogan “comunismo con caratteristiche cinesi” per descrivere il proprio sistema economico. Questo sistema in stile cinese include, da un lato, un intervento statale notevolmente aumentato nell’economia e, dall’altro, il tipo di misure autoritarie che il governo cinese usa per controllare la sua popolazione. Schwab e Malleret scrivono che se «gli ultimi cinque secoli in Europa e in America» ci hanno insegnato qualcosa, è che «le crisi acute contribuiscono a rafforzare il potere dello Stato. È sempre stato così e non c’è motivo per cui dovrebbe essere diverso con la pandemia di COVID-19». Le chiusure draconiane decise dai governi occidentali sono riuscite a raggiungere obiettivi che i comunisti aziendalisti nel WEF potevano solo sognare: soprattutto, la distruzione delle piccole imprese, l’eliminazione dei concorrenti delle aziende monopoliste favorite dallo Stato”. Nel mio libro si trova l’analisi completa ed illuminante compiuta da Rectenwald.

 

3)      L’economia finanziaria ha soppiantato quella produttiva. L’economia mondiale è oggi dominata da un potere finanziario che crea denaro dal nulla, alimentando bolle speculative che inevitabilmente provocano crisi finanziarie con devastanti effetti sull’economia reale. Il Grande Reset con l’innovazione tecnologica avrà un impatto distruttivo sull’attuale sistema produttivo, con diseguaglianze sempre più accentuate ed impoverimento generalizzato delle masse. Ma poiché è solo l’investimento e il lavoro salariato a produrre ricchezza reale, la quarta rivoluzione industriale non collasserà a causa del tracollo dei consumi, il cui livello risulta già oggi artificioso, in quanto sostenuto da un abnorme debito al consumo dilagante da decenni?

Risposta: La gestione autoritaria di economia e società si impone come condizione necessaria alla sopravvivenza (distopica) del capitalismo stesso, che non è più in grado di riprodursi attraverso il lavoro salariato di massa e l’annessa utopia consumistica. L’agenda che ha partorito il fantasma della pandemia come religione sanitario-vaccinale nasce dalla percezione della sopravvenuta impraticabilità di un capitalismo a base liberal-democratica. Mi riferisco al crollo di redditività di un modello industriale reso obsoleto dall’automazione tecnologica, e per questo sempre più vincolato a debito pubblico, bassi salari, centralizzazione di ricchezza e potere, stato d’emergenza permanente, e alla creatività del settore finanziario, dove il denaro si moltiplica da sé, per partenogenesi.

 

 

4)      L’attuale ipertrofia finanziaria ha generato nel mondo un indebitamento pubblico e privato insolubile e di gran lunga superiore al Pil globale. Il capitalismo finanziario si è rivelato incapace di riprodursi e può sopravvivere solo se alimentato da gigantesche emissioni periodiche di liquidità creata dal nulla e con tassi di interesse a zero. Incombe però sull’economia mondiale lo spettro dell’inflazione. La massa di liquidità erogata nella emergenza pandemica, riversandosi nell’economia reale potrebbe causare una spirale inflazionistica incontrollabile. Con il sopraggiungere della crisi energetica in concomitanza con la guerra, l’inflazione ha raggiunto livelli allarmanti. La politica della FED che mira a contrastare l’inflazione mediante il rialzo dei tassi di interesse, oltre che a produrre recessione economica, potrebbe non rivelarsi efficace per abbattere l’attuale inflazione, che non deriva dal surriscaldamento della domanda, ma da fattori esterni, quali i rincari energetici causati dalla speculazione finanziaria (ma il capitalismo non sta fornendo a se stesso la corda per impiccarsi?), e non certo da Putin? Non si sta creando quindi una spirale inflattiva incontrollabile che potrebbe condurre alla implosione del sistema finanziario neoliberista?

Risposta: Il sistema economico-finanziario, “drogato” dalla enorme e continua immissione di liquidità da parte delle banche centrali, necessita di incessanti emergenze che giustifichino il proseguimento dei vari programmi di Quantitative Easing. E il sistema non ha certamente lesinato sugli shock necessari. La tragica farsa pandemica è stata ingigantita e dilatata fino all’inverosimile. Ogni volta che, per tenere sotto controllo le fiammate inflattive, le banche centrali ipotizzavano il rialzo dei tassi di interesse e la fine o quantomeno il rallentamento dei programmi di produzione di moneta,  ecco che sbucava una nuova preoccupante variante del virus, la quale “imponeva” nuove restrizioni e parziali lockdown. Così l’economia veniva nuovamente depressa e si creava l’alibi per proseguire ad inondare i mercati di denaro fresco, indispensabile per impedire il collasso del sistema. I governi poi, indebitati fino al collo a causa della gestione della sedicente pandemia, non potevano permettersi un rialzo dei tassi di interesse che avrebbe reso insostenibile il pagamento degli interessi sul debito pubblico “monstre”. La stessa inflazione, micidiale per i redditi e i risparmi dei cittadini, aveva l’effetto benefico di “rimpicciolire” gli stessi debiti pubblici degli Stati. Dunque, entro certi limiti e per un certo periodo di tempo, poteva anche essere lasciata deflagrare. Il sistema finanziario è in realtà saltato e siamo immersi in un gigantesco “schema Ponzi”, ossia il meccanismo continua a funzionare (per ora) solo perché la gente continua a dargli fiducia e dunque ad alimentarlo. Ma siamo di fronte ad una combinazione esplosiva di lockdown economici, debiti alle stelle, stampa di denaro senza fine e inflazione dilagante che si uniscono a cambiamenti sociali e politici enormi dell’intero Occidente, quindi la fiducia delle persone verso il sistema monetario può crollare da un momento all’altro, trascinando con sé lo “schema Ponzi”.

 

 

5)      L’Italia è da sempre incapace di difendere il proprio interesse nazionale. Occorre comunque rilevare che la nostra repubblica è nata sotto un regime di occupazione americano che è tuttora perdurante con la presenza delle basi Nato sul territorio italiano. L’Italia è un paese indipendente, ma non sovrano. Ma quale interesse nazionale può difendere un qualsiasi governo italiano quando la sua linea politica deve necessariamente essere compatibile con la UE, con la Nato e soprattutto con i mercati finanziari al cui giudizio è quotidianamente sottoposta? Quale sovranità è inoltre praticabile per un paese che ha così poca autostima di se stesso, al punto da invocare spesso l’intervento dei vincoli esterni, ritenendosi incapace di autogovernarsi?   

Risposta:  Da alcuni anni in Italia vanno di moda i politici sedicenti “sovranisti”. Alcuni si definiscono addirittura “patrioti”, termine che da noi era bandito e desueto da decenni. Costoro chiedono ( e spesso purtroppo ottengono) voti promettendo finalmente che grazie a loro sarà perseguito il tanto invocato interesse nazionale. Il problema è che, a furia di non praticarlo, questo interesse nazionale neppure si capisce più quale sia e così, in suo nome, si compiono le più clamorose truffe politiche.  Tornando, al tema del nostro interesse nazionale in questa guerra, i nostri governanti hanno fatto esattamente l’opposto di quello che sarebbe servito, evidentemente rispondendo a centrali esterne al Paese. In questo modo procurando consapevolmente agli italiani il rischio di uno shock economico con pochi precedenti. Infine, è di tutta evidenza che il  conflitto russo-ucraino consente un passo poderoso verso la realizzazione del Great Reset, che sostanzialmente si traduce in una gigantesca operazione di indebitamento e impoverimento della classe media europea, italiana in modo particolare. Il vincolo esterno al suo meglio.