L'Europa divisa tra globalisti e nazional-sionisti: come la polarizzazione destra-sinistra uccide il cambiamento
di Riccardo Paccosi - 24/07/2025
Fonte: Riccardo Paccosi
Il quotidiano israeliano Haaretz ha riportato alcuni giorni fa che il Ministero degli Esteri d’Israele ha invitato una delegazione di 16 giovani influencer americani di social media, facenti pare dell’area MAGA, per farli partecipare a un seminario finalizzato a istruirli sulle tecniche e le strategie volte a supportare la comunicazione online d’Israele e a migliorarne l’immagine dinanzi all’opinione pubblica. A questa prima delegazione di influencer, riferisce il quotidiano, dovrebbero seguirne altre 500 in tempi medio-brevi.
Questa notizia si combina con un ampio numero di notizie recenti e riguardanti le forze politiche che, in Europa, si considerano a vario titolo alleate con l’area MAGA d’oltreoceano: la partecipazione al convegno sull’antisemitismo, svoltosi a Gerusalemme nel marzo scorso, del presidente di Rassemblement National Jordan Bardella; l’intervista di Marine Le Pen, rilasciata in maggio alla tv israeliana, in cui la storica leader della destra francese ha espresso sostegno incondizionato all’azione militare d’Israele a Gaza; l’accoglienza a Netanyahu in Ungheria – ad aprile, con tutti gli onori – organizzata da Viktor Orban per sfidare il mandato d’arresto contro il leader israeliano promulgato dalla Corte Penale Internazionale; infine, per chiudere in bruttezza, il premio Israele-Italia conferito a Matteo Salvini dall’ambasciata israeliana proprio in questi giorni.
.
In sostanza, possiamo dire che il trumpismo abbia ri-generato, ri-definito e decisamente rafforzato l’impianto categoriale incentrato sulla polarizzazione destra-sinistra così che al suo interno possiamo oggi scorgere:
a) Una “sinistra” globalista favorevole alla guerra NATO-Russia e - ora che il tema è entrato nella polarizzazione suddetta - moderatamente critica verso Israele.
b) Una “destra” sedicente sovranista (ma in realtà più nazionalista, perlomeno nei casi americano e israeliano) che è moderatamente contraria alla guerra NATO-Russia, ma pedissequamente allineata a Israele.
.
Dunque, qual è il problema?
Il problema è che il conflitto fra NATO e Russia da una parte e quello fra Israele e paesi mediorientali dall’altra, non sono conflitti diversi. O meglio: sono diversi solo in parte.
La guerra NATO-Russia è stata finalizzata a troncare le relazioni economiche tra Russia e Germania e adesso, grazie a nuovi focolai di tensione come la recente acquisizione americana di un pezzo d’Armenia, prosegue nel tentativo di sottrarre alla Russia il controllo di vari corridoi strategici.
La guerra fra Israele e Resistenza mediorientale, d’altro canto, dal momento che prevede - come passaggio cruciale e prioritario per Israele - la distruzione della Repubblica Islamica dell’Iran, punta a sabotare non soltanto la Russia, ma tutta l’architettura in divenire dei paesi BRICS che punta sull’International North-South Transport Corridor (INSTC), ovvero quella via dell’Hearthland eurasiatico che dovrebbe prossimamente collegare Russia ed Est Europa con India e Cina attraverso l'Iran.
.
In tutto questo, l’Europa è l’anello debole, con nazioni sull’orlo del collasso politico, sociale ed economico. Se i popoli d’Europa riuscissero a detronizzare gli attuali leader globalisti e a smantellare il dittatoriale apparato eurofederale, sarebbe nel loro interesse entrare in relazione perlomeno commerciale con l’area BRICS o, comunque, perseguire una prospettiva geopolitica sovrana. Ma all’interno dei paesi europei, tutto ciò che oggi si oppone ai globalisti “di sinistra” che puntano alla guerra con la Russia e a seguire le distopie ultra-globaliste del World Economic Forum, sono i sovranisti “di destra” che, allineati col trumpismo-sionismo, di fatto sostengono a loro volta la sconfitta della prospettiva multipolare.
In sostanza, numerosi critici europei della globalizzazione non hanno compreso che lo scontro fra Trump e i suoi avversari – come ben spiegato fra gli altri dal saggista e storico Daniel Estulin - riguarda il persistere o meno dello Stato-nazione: gli ultra-globalisti come Klaus Schwab e i leader europei puntano alla dissoluzione di quest’ultimo al fine di sostituire tutto con un CDA globale composto da un pugno di corporation private.
Trump, invece, propugna un unipolarismo gestito dalla pressione imperialista della nazione americana sulle altre nazioni e i “sovranisti con la qippah” europei, in pratica, stanno sostenendo tale visione associandola all’idea che sottomettersi a un’America “di destra” garantirebbe sovranità nazionale.
La differenza fra le due opzioni, dal punto di vista dell’interesse delle nazioni europee, è invece nulla in quanto si basa comunque sulla sottomissione e, oltretutto, conduce in ogni caso all’escalation militare, nucleare o meno che sia.
L’unica differenza che davvero conterebbe ai fini della sovranità, sarebbe quella tra unipolarismo e multipolarismo ma, quantunque diversi filo-trumpiani sostengano ancor oggi che il Presidente americano sia un sostenitore del secondo, tutti gli elementi concreti e fattuali stanno a indicare l’esatto contrario o, meglio, indicano che Trump stia solo perseguendo un altro tipo di unipolarismo.
.
Ancora una volta, quindi, la diade categoriale destra-sinistra sta impedendo che possa sorgere in Europa un punto di vista autonomo, ovvero basato sulla sovranità nazionale e sull’interesse popolare.
Essere politicamente autonomi – quindi e inevitabilmente contro la destra e contro la sinistra - ormai riguarda più un percorso di evoluzione interiore del singolo, che una possibilità reale per l’immaginario collettivo.