L’odiato Medioevo
di Roberto Pecchioli - 28/11/2025

Fonte: EreticaMente
Angelo Bonelli, deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra, è un politico noioso e prevedibile. Si sa in anticipo che cosa dirà su qualunque tema: un frullato di banalità progressiste. Recentemente ha attaccato il governo esclamando “benvenuti nel Medioevo”. Nessun argomento, solo un luogo comune che sarebbe ridicolo se non riflettesse uno stereotipo tanto diffuso quanto errato. Medioevo sinonimo di oscurantismo, arretratezza culturale, anacronismo. Un’etichetta che tronca il dibattito quasi come l’accusa di fascismo o di razzismo. Il Medioevo è calunniato già nel nome, un intero millennio ridotto a sgradevole intermezzo, interludio tra la classicità antica e la luce della modernità. È stato invece uno dei periodi più fecondi della storia europea, con buona pace dei tenaci pregiudizi diffusi “a pappagallo”. Nessuna oscurità, bensì una forza formidabile illuminata dalla prevalenza dello spirito e dall’idea di Dio. Ed è proprio questa caratteristica a diffondere odio preconcetto nei confronti di un’epoca iniziata con il trauma della caduta dell’Impero Romano, conclusa- nella semplificazione pigra degli storici- dalla scoperta dell’America.
Il Medioevo ha rappresentato una civiltà ineguagliata. Il cammino verso lo splendore non fu facile. Con la caduta di Roma nel V secolo, iniziò un periodo che Hilaire Belloc, lo scrittore sodale di Chesterton, paragona al fogliame che ricopre il suolo della foresta, formato dalla disintegrazione della flora precedente, destinata a diventare il letto da cui sorgerà la nuova vegetazione. I primi secoli del Medioevo furono segnati da un’intensa attività militare: la cristianità, assediata da ogni parte, subì una serie infinita di attacchi, barbari e pagani da est e da nord, musulmani da sud, non incursioni di orde avide di saccheggio, ma autentiche invasioni. La civiltà fu sull’orlo dell’estinzione: crollo demografico, scarsa attività economica, blocco culturale. Fu salvata dalla spada e dalla fede.
Pensiamo al monachesimo benedettino, al motto Ora et labora, prega e lavora, che rimise in moto comunità ridotte al lumicino, alle imprese spirituali di San Bernardo di Chiaravalle e dei cistercensi. Rinasceva lo spirito, ma anche la scienza, l’agricoltura, il commercio, si recuperava l’immenso patrimonio della cultura antica, si fondavano città, si risanavano paludi, si ripopolavano regioni abbandonate. Le invasioni furono sconfitte da Carlo Magno, un re franco cristianizzato; con Benedetto e Bernardo fu tra i fondatori d’Europa nel nome dell’incontro tra classicità e cristianità, rafforzata dal sangue di nuovi popoli. Parallelamente allo sforzo militare, nasceva il feudalesimo, il passaggio dal governo centralizzato romano a piccole società locali governate da un signore. Su questa base ebbe luogo la ricostruzione della società dal basso: i nobili locali si associavano sotto il comando dei principi; questi, a loro volta, si univano in territori più vasti, proto-nazionali. Ci fu il definitivo risveglio dell’Europa che aveva fermato l’assalto di barbari e musulmani.
La grande personalità di papa Gregorio VII e le crociate avrebbero favorito una civiltà distinta, intensa e attiva. Si formarono gradatamente le nazioni, francese, tedesca, spagnola, italiana. Già prima del Mille era iniziata in Spagna, sottomessa all’Islam, la Reconquista nazionale e cristiana. Nell’anno della morte di Gregorio (1085) la capitale, Toledo, fu strappata ai musulmani. L’unità della Chiesa, con l’aiuto dei grandi ordini monastici, la cui importanza fu intuita nel VI secolo da papa Gregorio Magno, consolidava l’essenza di una civiltà che si sarebbe chiamata cristianità. Il poeta romantico Novalis poteva scrivere nel 1799 – in piena tempesta rivoluzionaria illuminista- il saggio Cristianità, ovvero l’Europa.
Lo sforzo militare delle crociate permise all’Occidente di incontrare la florida cultura bizantina. Tommaso d’Aquino, domenicano, docente alla Sorbona, riscopriva i grandi filosofi arabi, tra cui Averroè, “che’l gran comento feo” (Dante), riportando al centro della cultura l’immensa lezione di Aristotele. Il Mediterraneo si riempiva di navi cristiane che davano impulso al commercio. L’architettura e le arti, dopo la grande stagione romanica, diedero vita a uno stile completamente nuovo, il gotico. Furono costruite splendide cattedrali che sfidavano il cielo, mostrando la volontà di guardare in alto, alla trascendenza. Scrisse il poeta romantico Heine (ebreo!) che per costruire una cattedrale gotica ci vuole qualcosa di più di un’opinione, esprimendo il contrasto tra la forte convinzione degli uomini del Medioevo e l’atteggiamento moderno basato sulle opinioni. Le cattedrali gotiche erano l’espressione di una fede e di una volontà comune che diventavano arte, bellezza, scienza, elevazione morale.
Apparivano i primi parlamenti rappresentativi; si radicavano le lingue dette volgari, parlate dal popolo. Nascevano le università, con alla testa Bologna, che aggiornò il diritto romano e il corpus giuridico di Giustiniano del secolo VI; i regni si consolidavano; le leggi furono codificate; le terre distribuite tra molti coltivatori; vennero fondate le corporazioni delle arti e dei mestieri e le industrie cooperative; le grandi questioni filosofiche furono nuovamente dibattute, raggiungendo il loro apice con San Tommaso. In tutta Europa si rafforzò un intenso, vibrante desiderio di verità. L’età più felice iniziò a declinare dopo il XIV secolo: gli intrighi trionfavano, la filosofia degenerava in nuova sofistica. Anche il papato e gli ordini monastici furono contaminati dalla mondanità; le epidemie di peste si susseguivano decimando la popolazione.
Più tardi l’Europa cristiana subì senza reagire la fine di Bisanzio sotto le scimitarre turche. Infine, la prova definitiva, il disastro della Riforma protestante, la divisione insanabile della civiltà europea. Vi è una spiegazione psicologica nell’ odio moderno per il Medioevo: l’uomo medievale aveva un senso di appartenenza, di lealtà comunitaria, che la contemporaneità disdegna. Nel Medioevo l’eredità del passato era considerata rispettabile. L’uomo moderno, al contrario, crede superstiziosamente nel progresso indefinito; perciò, ha bisogno di screditare il passato. Gli stereotipi contro il Medioevo sono particolarmente vivi in Italia, nonostante le vette della nostra cultura siano state raggiunte in quei secoli, e in Spagna, in odio all’identità nazionale fondata sulla fede, forgiata nel riscatto territoriale contro i regni musulmani, terminato a Granada nel 1492, lo stesso anno dell’impresa di Colombo, finanziata dai genovesi per conto del regno unificato dai Re Cattolici.
“La luce diurna e razionalista della storia moderna si va spegnendo, il suo astro declina, avanza il crepuscolo, e ci avviciniamo alla notte. “Così scrive in Nuovo Medioevo il russo Nikolaj Berdjaev, perseguitato da Stalin. Perfino il Rinascimento, contrapposto al Medioevo, sostiene, era stato possibile solo grazie allo straordinario accumulo spirituale del Medioevo cristiano. La fioritura artistica fu il prodotto dell’incontro tra le energie spirituali medievali e la “scoperta delle forze dell’uomo e del loro libero gioco” avvenuta con l’umanesimo. “Spezzando i legami col centro spirituale dell’esistenza”, il Rinascimento conteneva in sé i germi della fine. È questa “la distruttiva contraddizione dell’umanesimo”: da un lato l’esaltazione delle illimitate capacità dell’uomo, dall’altro il riconoscimento di un unico piano, materiale e naturalistico, privato dell’immagine e somiglianza divina. Per Berdjaev solo un nuovo medioevo, inteso come rinascita spirituale, capacità di attraversare la notte, può rigenerare l’Europa.
Parole incomprensibili per l’uomo di oggi privo di radici quanto di fini, convinto di vivere al culmine di un progresso di cui nemmeno sa definire il significato. Medioevo, per milioni di ignari contemporanei, significa buio, chiusura mentale, anticaglia da deridere. Basta un esperimento ipermoderno per smontare false credenze e interessata ignoranza. Una ricerca attraverso l’Intelligenza Artificiale rivela che la scienza medievale si basava sulla filosofia naturale e sulla teologia, con una visione della conoscenza come sistema organico e simbolico, fondato sulla connessione tra sapere e cristianesimo. L’integrazione tra la dimensione scientifica e la teologia cristiana permise lo sviluppo di nuove idee. Le basi per la scienza moderna furono gettate nel Medioevo, ben prima della Rivoluzione scientifica del secolo XVII. Invenzioni che utilizziamo ancora oggi risalgono al Medioevo, l’orologio meccanico, gli occhiali, i primi telescopi. Scienziati come Roberto Grossatesta svilupparono idee che anticiparono concetti come la teoria del Big Bang. Medievale è l’invenzione della bussola e l’introduzione della vela latina che permise di navigare controvento, rendendo possibili le esplorazioni del XV e XVI secolo. Anche la stampa fu un’invenzione tardo medievale. Oscurità?
Per rimanere in Italia, oltre a Benedetto da Norcia sono medievali le personalità gigantesche di Dante Alighieri, Tommaso d’Aquino e San Francesco, i navigatori veneziani e genovesi, architetti come i Comacini, Bonanno Pisano e il prodigioso Brunelleschi, fondatori della pittura come Giotto, il primo di una straordinaria fioritura durata secoli, il monaco aretino Guido che inventò la scrittura musicale, letterati come Petrarca e Boccaccio, matematici come il pisano Fibonacci, medici come i salernitani dell’omonima scuola. Le banche nacquero nel Medioevo italiano e fu il pratese Francesco Datini a inventare la cambiale. Nulla di tutto quello che sorse nel Medioevo sarebbe stato possibile in Europa senza la spinta spirituale, la forza morale e la capacità di animare le migliori energie umane del cristianesimo.
Il Medioevo è odiato perché cristiano, ecumenico ed europeo. Le radici sono state divelte, il filo interrotto. L’”oscurità” produsse le università, Dante e le cattedrali, santi e pensatori. Diceva Bernardo di Chartres che gli uomini del suo tempo erano nani sulle spalle di giganti. Vedono “più cose di loro e più lontane non per l’acume della vista o l’altezza del corpo, ma perché sollevati in alto dalla statura dei giganti del passato.” L’ umiltà attiva del Medioevo, la superba spocchia dei Bonelli contemporanei.

