La costante destabilizzazione israeliana del Libano
di Daniele Perra - 28/11/2025

Fonte: Daniele Perra
Nello scorso settembre, il governo libanese, nonostante il voto contrario di cinque ministri sciiti, aveva approvato un piano (preparato dal generale Rodolphe Haykal, comandante delle forze armate libanesi dal marzo di quest'anno) per il controllo delle armi all'interno del Paese dei cedri (più o meno) direttamente rivolto ad Hezbollah. Molti analisti continuano a definirlo come un piano per il "disarmo" di Hezbollah (aspetto solo parzialmente vero). In realtà, si afferma che l'esercito cercherà di rispettare il piano in conformità con quelle che sono le sue attuali capacità. Ora, in conformità alle sue attuali capacità, l'esercito libanese non è in grado di disarmare Hezbollah senza scatenare una nuova guerra civile. Cosa che, naturalmente, farebbe assai comodo all'immediato vicino meridionale, Israele. Ad onor del vero, il disarmo di Hezbollah, insieme alle altre milizie libanesi protagoniste del conflitto civile, era previsto anche all'interno degli accordi di Taif che posero fine a tale conflitto. Con la differenza che Hafez al-Assad e le forze siriane di occupazione, in quell'occasione, operarono di fatto per il disarmo di tutti tranne che di Hezbollah, anche su pressioni iraniane e con l'idea di poter utilizzare il movimento come strumento di influenza dopo il loro ritiro (arrivato nel 2005, quando al potere a Damasco c'era già Bashar al-Assad). Teniamo a mente che l'idea della "Grande Siria" (che include il Libano e la provincia turca di Antiochia) era un mito sotterraneo del baathismo siriano originario, sebbene superato quasi subito da un più generale panarabismo.
Ma andiamo con ordine. In altre occasioni ho sottolineato come, nel 2006, Hezbollah scatenò una guerra contro Israele (sconfinamento di alcuni miliziani e rapimento di alcuni militari israeliani, altri rimasero uccisi) essenzialmente per rovesciare l'esito filo-occidentale della "rivoluzione dei cedri" del 2005. Obiettivo raggiunto. Da non dimenticare che Israele aveva comunque pronto un piano di aggressione contro il Libano; non aspettava altro, anche se la guerra dei 33 giorni si risolse in un rovinoso fallimento per l'IDF. Nel 2023, invece, non è errato affermare che Israele abbia aggredito il Libano meridionale per indebolire il ruolo di Hezbollah nel governo centrale di Beirut. Anche in questo caso obiettivo riuscito, sebbene la presa di Hezbollah su larga parte della popolazione libanese è rimasta pressoché invariata (un milione di persone, forse di più, su 5,7 milioni circa di abitanti, hanno partecipato ai funerali di Hassan Nasrallah nel febbraio sempre del 2025). Questo ci dice che una fetta consistente di libanesi è fermamente convinta che Hezbollah li rappresenti e sia capace di difenderli meglio dello stesso esercito. Ma, come noto, comprendere la realtà libanese è assai complessa, ancora di più per gli occidentali che o non capiscono o lo fanno ad uno scopo preciso. Gli inviati statunitensi nella regione, in particolare, continuano a spingere per suddetto "disarmo" minacciando che, se questo non arriva, il Libano verrà attaccato su due lati dalla Siria e da Israele. Anche questo è un fattore già ampiamente previsto dopo la caduta di Damasco: uno degli obiettivi principali dell'aggressione alla Siria nel 2011 era proprio quello di interrompere la catena di rifornimento via terra per Hezbollah.
Ad ogni modo, ad un anno dalla firma del cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah, l'IDF ha violato l'accordo oltre 1000 volte; Hezbollah, al contrario, si è limitato a sparare qualche colpo di risposta (essendo comunque indebolito e non volendo scatenare un nuovo conflitto). Più o meno lo stesso copione visto a Gaza a seguito della farsa trumpista.
Inoltre, si sta ricostruendo una narrativa pre-guerra con la pubblicazione di numerosi articoli in cui si afferma che l'Iran sta ricostruendo una rete di finanziamento al movimento attraverso, addirittura, singoli individui negli Emirati Arabi Uniti. Se vero, è probabile e non impossibile (consideriamo che Hezbollah ha comunque diverse forme autonome di finanziamento), questo ci dice anche che: 1) gli intermediari (arabi o meno, sunniti e non) quando c'è da guadagnare non stanno molto attenti a questioni ideologico-religiose; 2) a prescindere dai cosiddetti accordi di Abramo esiste una porzione cospicua di popolazione araba e musulmana (dal Marocco all'Indonesia) che mantiene una profonda ostilità nei confronti del supposto "Stato ebraico" a prescindere dalle posizioni dei loro governi. Aspetto che, soprattutto in ottica futura, dovrebbe essere tenuto a mente alla luce dell'esplosione demografica di Paesi come Egitto ed Iraq.
Motivo per cui Israele, vero e proprio corpo estraneo (si può credere quanto si vuole alla retorica della "terra promessa" et similia, ma ciò non cambia di una virgola tale realtà) continuerà a promuovere la destabilizzazione regionale ancora a lungo. E la preparazione di un nuovo conflitto con Hezbollah - l'intensificazione delle violazioni del cessate il fuoco negli ultimi tempi ne sono un evidente segnale - è assolutamente in linea con tale dinamica.

