La BBC rivela i crimini delle truppe britanniche in Iraq e Afghanistan
di Marco Santopadre - 18/05/2025
Fonte: Pagine Esteri
Alcune delle forze militari britanniche coinvolte nell’occupazione dell’Iraq e dell’Afghanistan per circa un decennio operavano come veri e propri “squadroni della morte”, dedicandosi ad abusi di ogni tipo, torture ed omicidi.
È quanto emerge da un’inchiesta della rete pubblica britannica, la BBC, che durante il suo programma settimanale Panorama ha riportato nei giorni scorsi una serie di testimonianze di ex membri delle forze speciali del Regno Unito che hanno denunciato, in condizione di anonimato per evitare ritorsioni, le responsabilità dei propri commilitoni, in parte già emerse negli anni scorsi.
Al centro delle testimonianze alla base dell’inchiesta condotta dall’ente radiofonico e televisivo di Londra lo Special Air Service (Sas) e lo Special Boat Service (Sbs) della Marina, le unità più importanti delle forze speciali del Regno Unito.
«Hanno ammanettato un ragazzino e gli hanno sparato. Era chiaramente un bambino, nemmeno vicino all’età per combattere» ha raccontato un veterano che ha prestato servizio con le truppe d’élite in Afghanistan.
L’uccisione dei detenuti «era diventata una routine», ha detto il militare, aggiungendo che i soldati rimuovevano le manette di plastica dai polsi dei detenuti giustiziati e piazzavano delle armi vicino ai loro corpi – in genere pistole, fucili AK47 col calcio pieghevole e granate finte, più facili da trasportare negli zaini – per farli sembrare dei combattenti uccisi in uno scontro.
Un altro dei 30 veterani, per lo più appartenenti al reggimento delle forze speciali della Marina, ascoltati dalla BBC, ha testimoniato che alcuni commilitoni hanno mostrato comportamenti “barbari”: «Ho visto i ragazzi più tranquilli passare all’azione, mostrando gravi tratti psicopatici (…) erano senza legge. Si sentivano intoccabili».
Un ex soldato ha descritto gli omicidi come il frutto di una vera e propria “dipendenza”, e che alcuni soldati schierati in Afghanistan sono rimasti «intossicati da quella sensazione». «In alcune operazioni, le truppe entravano negli edifici e uccidevano tutti», ha detto. «Entravano e sparavano a chiunque dormisse lì, dall’ingresso».
«Se un obiettivo era già comparso sulla lista due o tre volte, allora entravamo con l’intenzione di ucciderlo, senza tentare di catturarlo», ha raccontato un veterano. «A volte controllavamo di aver identificato il bersaglio, confermavamo la sua identità e poi gli sparavamo», ha aggiunto un altro.
I testimoni hanno raccontato che anche alcune persone ferite che non rappresentavano una minaccia per nessuno sono state giustiziate a freddo, sul posto. In un episodio che, secondo alcune fonti, è diventato tristemente noto all’interno delle SAS, un militare avrebbe tagliato la gola ad un afghano ferito dopo aver intimato ad un collega di non sparargli più, «Perché voleva finire il ferito con il suo coltello».
Un ex agente delle forze speciali ha affermato che l’esecuzione di una persona disarmata in Iraq non è mai stata oggetto di indagini adeguate, aggiungendo che i comandanti superiori erano a conoscenza del comportamento di una parte dei propri sottoposti molto prima di partire per l’Afghanistan.
La BBC ha anche ottenuto nuove prove video che dimostrano come i diversi squadroni delle forze speciali fossero impegnati in una vera e propria gara a chi produceva più vittime. Un veterano ha affermato che un suo ex collega cercava di uccidere più persone possibile in ogni singola operazione, diventando famoso per aver ucciso decine di persone.
Un altro testimone ha denunciato che nel comando delle forze speciali del Regno Unito «tutti sapevano» degli omicidi commessi, e alcune testimonianze indicano che gli ufficiali falsificavano i rapporti post-operativi per evitare controlli e inchieste.
«Se una sparatoria poteva rappresentare una violazione delle regole d’ingaggio, ricevevi una telefonata dal consulente legale o da uno degli ufficiali di stato maggiore del quartier generale. Ti aiutavano a modificare il racconto di quanto era avvenuto» per non destare sospetti sulla Polizia Militare.
Secondo la BBC l’allora primo ministro conservatore David Cameron, in carica dal giugno del 2010 al novembre del 2013, periodo ora al vaglio anche di un’inchiesta condotta da un giudice sulle forze speciali, è stato più volte informato delle “preoccupazioni” espresse dall’allora presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai in merito alle uccisioni ingiustificate e agli abusi, senza però mai prendere alcuna iniziativa.
Un portavoce dell’ex premier ha dichiarato alla Bbc che «per quanto Lord Cameron ricordi» le questioni sollevate dal presidente afghano riguardavano le forze della Nato in generale e che «non sono stati sollevati incidenti specifici riguardanti le forze speciali del Regno Unito».
Il Parlamento britannico non ha alcun controllo diretto sui suoi reggimenti di forze d’élite; la responsabilità strategica delle loro azioni ricade sul primo ministro, sul segretario alla Difesa e sul capo delle forze speciali.
Lo scorso anno ad emergere, in un’altra inchiesta, erano stati i crimini di guerra compiuti dalle truppe australiane in Afghanistan.