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La dittatura della felicità

di Paolo Sensini - 01/11/2019

La dittatura della felicità

Fonte: Paolo Sensini

Che lo Stato dovesse occuparsi di modificare i sentimenti più intimi delle persone non lo avevano forse neppure previsto gente come Lenin, Stalin o Hitler, a cui bastava che i propri popoli li seguissero nelle loro imprese. Che i cittadini pensassero ciò che volevano, ma che ubbidissero! Da noi invece, che viviamo in una "democrazia compiuta che ripudia il nazifascismo", la sinistra e i radicalchic vogliono decidere tramite apposite Commissioni da loro presiedute cos'è l'odio, cos'è l'amore, la rabbia, la tristezza e tutte le altre passioni che compongono l'universo interiore degli esseri umani. Vogliono cioè entrare nella sfera più sacra degli individui e stabilire cosa sia lecito e cosa non sia lecito pensare o credere. E, se lo riterranno opportuno, sanzionare con multe o anche con la prigione per riportare le pecorelle smarrite sulla retta via. E lo fanno, ci dicono, per il nostro bene, perché loro sono dei filosofi illuminati che conoscono cos'è il "bene" e lo vogliono imporre per legge anche a noi. Costi quel che costi, anche la galera! Esigono cioè che il popolo sia sorridente e felice, perché vederci belli sorridenti per la sinistra è il massimo della vita.