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La fine del giornalismo

di Massimo Mazzucco - 10/06/2022

La fine del giornalismo

Fonte: Massimo Mazzucco

La settimana era cominciata con la figuraccia in diretta di Massimo Giletti nell’intervista con Maria Zakharova, e sta per concludersi in mezzo alle polemiche sulle liste di proscrizione dei “filo-putiniani” pubblicata dal Corriere.
Nel primo caso abbiamo visto una rappresentazione plastica della completa inadeguatezza del giornalismo italiano nel rapportarsi a personaggi importanti del panorama internazionale. Lo scolaretto Giletti, schiaffeggiato ripetutamente dalla maestra Zakharova, rappresentava il perfetto condensato di presunzione ed ignoranza che caratterizza i nostri cosiddetti giornalisti di oggi.
Il caso del Corriere invece è la perfetta esemplificazione della totale sottomissione della stampa ai poteri forti, soprattutto atlantici (NATO+USA). Vedere una testata storica come quella di via Solferino ridursi a fare da passacarte per una operazione di intimidazione mediatica in stile mafioso - stilata dai nostri sevizi, ma chiaramente voluta dagli americani - la dice lunga sul livello di indipendenza di cui dispongano ancora i nostri giornalisti: praticamente zero.
Come ci ricorda Udo Ulfkotte nel suo libro “Giornalisti comprati”, “ […] nell’estate del 2014, Human Rights Watch pubblicò un lungo rapporto sulla restrizione della libertà di stampa nelle democrazie occidentali a causa delle crescenti misure di sorveglianza dei servizi segreti americani.”
A tutto ciò, va aggiunto il totale appiattimento di tutte le principali testate sulla narrazione unica che sono obbligati a seguire quotidianamente. Sempre Ulfkotte in proposito scriveva: “In passato le persone intelligenti leggevano diversi giornali al giorno se volevano farsi un’idea degli sviluppi della situazione. Oggi non ne vale più la pena, perché i contenuti editoriali sono intercambiabili a piacimento e quasi identici fra loro.”
Considerando tutti questi elementi nel loro insieme (impreparazione dei singoli giornalisti, sottomissione delle testate e appiattimento dei contenuti), diventa facile spiegare il crollo di credibilità quasi verticale che la stampa mainstream sta subendo negli ultimi anni.
Le persone che si informano esclusivamente sulla stampa mainstream sono sempre di meno, mentre cresce in maniera opposta il numero di coloro che si informano in modo indipendente tramite la rete. E se cinque anni fa questa percentuale si sarebbe potuta attestare intorno ad un dieci per cento, oggi non sembra eccessivo pensare che sia almeno del 30-35%. E comunque la curva è in salita, questo è innegabile.
Lo capisci dagli incontri quotidiani con le persone al bar, per strada, al negozio sotto casa. Sempre più e più persone definiscono categoricamente “balle” le notizie diffuse dal mainstream, e molte di loro hanno anche già elaborato una versione alternativa – molto più logica e coerente – dei fatti citati.
Questa presa di consapevolezza non può essere fermata. Può essere combattuta, può essere rallentata, ma non può essere fermata. E soprattutto, non è reversibile. Una volta che hai scoperto il trucco del prestigiatore, non puoi più fingere di non conoscerlo.
A noi quindi non resta che continuare a fare il nostro lavoro, con costanza e con determinazione, in attesa di vedere il grande mostro agonizzare e piegarsi sulle proprie gambe una volta per tutte.
E ciò potrebbe anche succedere molto prima di quanto si possa immaginare.