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La fisica Quantistica e la Morte

di Guido Dalla Casa - 21/05/2019

La fisica Quantistica e la Morte

Fonte: quanticmagazine


Il numero di libri di scienziati che trattano problemi un tempo riservati ai filosofi è in aumento. In particolare, si possono leggere scritti di scienziati che si allontanano sempre più da quel paradigma meccanicista cartesiano-newtoniano che era caratteristico della scienza fino ad alcuni decenni orsono e che costituisce ancora il sottofondo di quella che viene divulgata come l’unica “scienza”.
Un esempio è costituito dal libro “Oltre il biocentrismo” di Robert Lanza con Bob Berman (Il Saggiatore, 2016).
Non solo la Vita è vista come fenomeno unico, senza discontinuità particolari, ma l’autore si pone domande più profonde esaminando il fenomeno “morte” come interno al fenomeno globale “Vita” e soprattutto vedendo il tutto alla luce della nuova scienza quantistica, in cui nulla è separabile nell’Universo (entanglement).
La fusione mente-materia è ormai completa, del dualismo cartesiano non è rimasta quasi nessuna traccia. Dopo l’inizio con i quanti di Planck, dopo l’indeterminazione di Heisenberg e l’interpretazione di Copenhagen di Niels Bohr, l’aspetto mentale (all’inizio l’osservazione) è rimasto indissolubilmente legato alla materia, anche nei successivi studi sulla dinamica dei sistemi complessi, dove si manifestano fenomeni mentali.
Come esempio, riporto un brano del libro, che fornisce un’idea di come viene trattato il problema:
“…In verità, significa che esiste una realtà soggiacente l’universo che ne connette tutti i contenuti. In questo luogo non esistono separazioni tra una cosa e l’altra. Questo regno crea degli eventi che si materializzano nello spazio-tempo, nel cosmo fisico osservabile.
Proviamo a dirlo in altri termini. La fisica classica non permette connessioni istantanee tra gli oggetti o, almeno, non nell’universo in cui abbiamo sempre immaginato di vivere. Per coprire la distanza tra – poniamo – la Terra e Saturno, alla luce serve più di un’ora, all’astronave migliore servono alcuni anni. E’ una separazione vera. Tuttavia, allo stesso tempo, questo spazio è parte integrante di un sistema unitario nel quale gli oggetti sulla Terra e su Saturno sono in contatto simultaneo.
Un esperimento dopo l’altro suggeriscono che noi – la coscienza, la mente – creiamo lo spazio e il tempo, e non il contrario. Senza la coscienza, spazio e tempo non sono nulla. Questa coscienza è correlata con gli oggetti del regno spazio-temporale. La conclusione sembra inevitabile: il cosmo è pervaso dal regno della mente, le cui osservazioni fanno sì che gli oggetti si materializzino, assumano una proprietà oppure un’altra o saltino da un posto all’altro senza attraversare alcuno spazio intermedio.
E’ stato detto che questi risultati eludono una comprensione logica. Però si tratta di veri esperimenti, riprodotti ormai così tante volte che nessun fisico li mette in discussione. Come disse una volta il premio Nobel per la fisica Richard Feynman: “Penso che si possa tranquillamente affermare che nessuno capisce la meccanica quantistica. […] Non continuate a ripetere a voi stessi, se riuscite a evitarlo: “Ma come può essere?”, perché finirete intrappolati in un vicolo cieco dal quale, finora, nessuno è sfuggito”.
Ma il biocentrismo dà un senso a tutto questo, per la prima volta, perché la mente non è secondaria a un universo materiale, bensì è una con esso. Noi siamo più dei nostri singoli corpi, eterni anche al momento della morte. Questo è il preludio indispensabile per l’immortalità. (Pag. 91 – fine capitolo 8)
Come osservazione, si può notare che il termine “meccanica quantistica” non rende appieno il nuovo paradigma, dato che la fisica quantistica è in realtà una non-meccanica e in questo richiama certamente i fondamenti di molte filosofie di origine orientale. Come ulteriore esempio, nel capitolo 9 è riportata la seguente affermazione di un lontano passato, ma fuori dall’Occidente:
Il Grande Inizio produsse il vuoto, e il vuoto produsse l’universo.(Liu An, Huainanzi,II secolo a.C.)
Un altro esempio:
“L’anima esiste, a dimostrarlo è la fisica quantistica. Una recente ricerca dei fisici quantistici di fama mondiale Dr Stuart Hameroff e il Dr Sir Roger Penrose dimostrerebbe che l’anima sarebbe costituita da informazioni quantistiche in grado di lasciare il corpo dopo la morte fisica e ritornare nell’Universo.” (tratto da https://www.viagginews.com/2018/11/08/lanima-esiste-a-dimostrarlo-e-fisica-quantistica/)
Ora mi sia consentito qualche commento:
Il termine “anima” è fuorviante, perché in Occidente e nella nostra tradizione significa qualcosa di individuale, permanente, indivisibile. Molto meglio sarebbero parole come psiche, mente, inconscio, o simili, senza confini precisi.
I ragionamenti sopra accennati valgono anche per un orango, un passerotto, un albero, o altri sistemi ad alto grado di complessità; tutto questo non è stato messo nella dovuta evidenza.
Infine si noti la somiglianza di queste idee con quelle riportate da un antico testo indiano:
I fiumi, o caro, scorrono gli orientali verso oriente, gli occidentali verso occidente. Venuti dall’Oceano celeste, essi nell’Oceano tornano e diventano una cosa sola con l’Oceano. Come là giunti non si rammentano di essere questo o quest’altro fiume, proprio così, o caro, i viventi, che sono usciti dall’Essere, non sanno di provenire dall’Essere. Qualunque cosa siano qui sulla Terra – uomo, tigre, leone, lupo, cinghiale, verme, farfalla – essi continuano la loro esistenza come Tat. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l’Universo è costituito di essa, essa è la vera realtà, essa è l’Atman. Essa sei tu, o Svetaketu.
(Chandogya Upanishad, 10° khanda).