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La NATO: gendarme mondiale al servizio degli Stati Uniti

di Mario Porrini - 19/07/2022

La NATO: gendarme mondiale al servizio degli Stati Uniti

Fonte: Italicum

Al recente vertice di Madrid, si è sancita la piena subordinazione dell’Unione europea alla NATO. Dopo l’umiliazione subita in Afganistan, con la precipitosa fuga da Kabul dei contingenti militari dell’Alleanza Atlantica, ci si cominciava ad interrogare se avesse ancora senso mantenere in vita una tale organizzazione, retaggio del secolo scorso, nata per contenere quella che un tempo era l’Unione Sovietica e che oggi non aveva più ragione di esistere. Grazie alla guerra che Putin, per le continue provocazioni, è stato costretto a scatenare, improvvisamente tutto è cambiato, non soltanto si è rivitalizzato un moribondo ma si sono addirittura aperti nuovi scenari. La paura ha spinto i paesi europei a rifugiarsi di nuovo sotto l’ombrello protettivo della NATO che si è guadagnata addirittura richieste di nuove adesione da Finlandia e Svezia, adesioni che, peraltro, costeranno carissime ai curdi. Il veto posto da Erdogan all’ingresso dei due paesi scandinavi nell’Alleanza, è stato rimosso soltanto in cambio della garanzia di poter agire indisturbato contro di loro. Evidentemente il popolo curdo non vale quello ucraino e può essere massacrato nell’indifferenza generale. L’ipocrisia senza limiti! Afferma a tal riguardo Alberto Negri in un articolo dal titolo “Turchia e Italia al gran bazar delle armi” pubblicato su “Il Manifesto” del 19/05/2022: “Sono bastati 70 giorni per diventare tutti ucraini ma non 70 anni per diventare tutti curdi o palestinesi. L’amara battuta circola in Medio Oriente dove Turchia e Israele hanno sempre carta bianca”.

L’Europa, a fronte di una presunta esigenza di sicurezza, cede di fatto la propria indipendenza per mettersi totalmente al servizio di un’organizzazione dominata dagli Stati Uniti, che se ne servono come braccio armato per tutelare i propri interessi ovunque vengano minacciati. Ormai è a Washington che si prendono tutte le decisioni riguardanti i paesi europei e non soltanto quelle di natura militare ma anche quelle politiche ed economiche; le sanzioni alla Russia sono state imposte dalla Casa Bianca e dal Dipartimento di Stato ai governi dei paesi del Vecchio Continente che, malgrado i dubbi ed i distinguo delle prime ore, alla fine si sono dovuti tutti assoggettare malgrado ledessero i loro stessi interessi. Questa sovrapposizione della NATO sull’Unione europea – delle 30 nazioni appartenenti al Patto Atlantico, 21 sono anche membri della Ue - produce dei cambiamenti preoccupanti: prima a Bruxelles si organizzavano vertici e trattative diplomatiche, anche lunghe, prima di prendere decisioni, ora, con la guerra alle porte, il nuovo centro di comando si è trasferito alla base militare americana di Ramstein, in Germania. Qui si mettono a punto le strategie ed i piani operativi delle operazioni militari alle quali le nazioni europee devono partecipare senza discussioni se non vogliono essere accusate di intelligenza con il nemico. Fino a poche settimane fa, i popoli europei erano governati da burocrati banchieri che nessuno conosceva e nessuno ha mai eletto, ma che ora sono stati sostituiti da burocrati generali, in maggioranza americani, che quando si è trattato di combattere guerre non di materiali ma sul campo, dal Vietnam all’Afghanistan, le hanno sempre perse. Eppure questi sono coloro che tengono nelle loro mani i nostri destini.

A Madrid è stato annunciato “il nuovo concetto strategico” che prefigura interventi in aree anche lontanissime per ristabilire l’Ordine Mondiale minacciato da nemici sempre più numerosi. Oltre la Russia che aggredisce l’Europa, si allargano gli orizzonti e si guarda al Pacifico per contenere le mire espansionistiche della Cina; alla zona sub sahariana del Sahel, ricchissima di materie prime come uranio, oro, diamanti, petrolio, gas naturale, bauxite, cobalto, nickel. Ormai non ci sono più limiti spaziali, si potrà agire a 360’ e non a caso, al vertice di Madrid, hanno partecipato anche Giappone, Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda.

Il rafforzamento della NATO, ha fatto abortire ogni proposito di difesa comune europea. Negli ultimi tempi si era iniziato a parlare della possibilità di una Ue militarmente autonoma da Washington, invece ora gli Stati Uniti hanno ripreso in mano il bastone del comando, facendo naufragare qualsiasi velleità di svincolarsi dalla loro tutela. Il Pentagono ha già fatto sapere che aumenterà da 80 a 100 mila il numero dei soldati di stanza in Europa ed insedierà il comando di un Corpo d’Armata in Polonia. Nei prossimi giorni verrà annunciato l’invio di nuovi sistemi di difesa anti-aerea, pezzi di artiglieria e munizioni, per un totale di 800 milioni di dollari che vanno ad aggiungersi ai 6 miliardi di armamenti già inviati. La Gran Bretagna, ormai da quasi un secolo relegata al ruolo di fedele scudiera degli USA, ha stanziato 1,2 milioni di dollari per assistenza militare all’Ucraina, annunciando, nel contempo, che aumenterà le spese della Difesa, portandole al 2,5% del Pil. E così Germania, Francia e tutte le altre.

Dal canto suo, l’Italia si sta dando molto da fare per sostenere la resistenza ucraina. Ci sono stati ben tre decreti riguardanti forniture militari ma la lista è rimasta rigorosamente segreta, non si sa quante e quali armi vengano inviate. Di certo, ci sono i voli giornalieri dei velivoli della 46° Aerobrigata che partono da Pisa, l’addestramento dei militari ucraini sui nuovi sofisticati sistemi d’arma, oltre alle informazioni alle forze impegnate sul campo attraverso i nostri servizi di intelligence. Intanto all’aeroporto militare di Ghedi, in provincia di Brescia, è arrivato il primo cacciabombardiere F-35 – gli altri seguiranno a breve - che può essere equipaggiato con testate nucleari e destinato al Gruppo dei “Diavoli Rossi”. Questo reparto ha il compito di mantenere attiva ed operativa la cosiddetta “capacità non convenzionale” della nostra Aeronautica. Equipaggiato con B61-12, nuova versione di ordigno a caduta gravitazionale balistica, adatto per un attacco nucleare preventivo, il cosiddetto “first Strike”. Questo significa che i nostri piloti potrebbero ricevere in ogni momento dai comandi NATO l’ordine di effettuare attacchi con ordigni nucleari, dei quali, in questo clima di segretezza, il popolo italiano non saprebbe nulla.

È stabilito che le nazioni aderenti al Patto Atlantico nei prossimi anni dovranno destinare risorse sempre maggiori per le spese militari a discapito ovviamente di quelle sociali, sanitarie, scolastiche mentre per prossimi mesi è previsto un ulteriore aggravarsi della crisi economica, di cui si avvertono le prime avvisaglie con rincari di ogni prodotto ed una inflazione che ha ripreso a correre. Grosse nubi si intravedono all’orizzonte eppure la macchina bellica della NATO si prepara per compiti sempre più impegnativi e pericolosi. Ricordavamo che l’Alleanza Atlantica è nata con lo scopo dichiarato di difendere l’Europa dall’Unione Sovietica di Stalin che gli Stati Uniti avevano pesantemente armata in funzione anti-tedesca ed alla quale, con la Conferenza di Yalta, avevano regalato mezza Europa. Ieri come oggi, gli USA si servono dello spauracchio russo per tenere il Vecchio Continente sotto il proprio giogo e non può essere un caso, se nel momento in cui si iniziava a mettere in dubbio l’utilità della NATO, si siano create le condizioni affinché tornasse indispensabile.

Questa nuova auto investitura di “Alleanza del Mondo Libero” allarga a tutto il globo le frontiere da difendere con le armi. Questa inedita situazione permette agli americani di bypassare il fastidio assenso del Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel quale in diritto di veto di Russia e Cina impediva ogni operazione. Ora è a insindacabile giudizio di chi comanda nella NATO, che si stabilisce come e contro chi intervenire; chi è amico e chi nemico. Quali saranno i criteri di scelta? Non certamente la discriminante di regimi democratici, perché alla Alleanza Atlantica partecipano nazioni come la Turchia del dittatore Erdogan. Così come sono retti da dittatori feroci e corrotti quegli stati che si dovrebbero andare a difendere nel Sahel sub sahariano. Il fatto è che gli americani hanno un concetto molto disinvolto e mutevole su chi è amico e chi è nemico come dimostrano il supporto di ogni tipo concesso a Bin Laden in funzione anti-sovietica e gli ingenti aiuti militari a Saddam Hussein per contrastare l’Iran khomeinista prima di essere accusati delle peggiori nefandezze ed ammazzati per impedire che potessero raccontare troppe cose. In realtà l’unico criterio che guida gli americani nella scelte è solo ed esclusivamente il loro interesse nazionale che non sempre, anzi mai, coincide con il nostro!