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La quercia sacra di Demetra, l’ingordigia senza fine e la punzione di Erisittone

di Etain Addey - 28/03/2020

La quercia sacra di Demetra, l’ingordigia senza fine e la punzione di Erisittone

Fonte: Etain Addey

 

Quel che disse Demetra

Seguo la traccia indicata dalla quercia che mi fece vivere così dramaticamente il terremoto dei Monti Sibillini nel 2016.

Il 19 luglio 2019, Atene fu scossa da un terremoto che fece scappare in strada tutti i suoi cittadini. L’epicentro però era a Eleusis, l’antico luogo dei Misteri di Demetra e Persefone. Così, dopo tanti secoli, una folla di persone ripercorse in preda al panico la strada del luogo sacro alla Dea.

I Misteri eleusiani furono celebrati per quasi duemila anni e finirono solo con la chiusura del santuario nel 392 dC imposta dall’Imperatore romano Teodosio. La comprensione profonda delle cerimonie segrete non sorgevano da una teologia esplicita ma dalle azioni sacri compiuti dai singoli participanti, era quindi un iniziazione esperienziale. Il segreto del contenuto dei Misteri non fu mai tradito nei secoli ma si crede che fosse vissuta dai partecipanti la discesa dell’anima negli inferi come immagine della discesa dell’anima nel corpo che, come racconta Platone nel mito di Er nel decimo libro della Repubblica, viene accompagnata dai tuoni e dal terremoto.  Studi comparati dimostrano paralleli con il culto di Iside e Osirio e altri culti mediorientali.

 

Della Dea Demetra, che aveva il suo culto misterico ad Eleusis, si racconta la storia di Erisittone, re diTessaglia. E forse questa storia di ingordigia può indicare a noi moderni in modo più specifico quello che ci aspetta se si continua a consumare senza ritegno il mondo naturale.

Il re Erisittone dunque, per costruire la sua sala da pranzo, ordinò ai suoi uomini di tagliare un intero bosco sacro alla Dea. Fra gli alberi, trovarono una quercia dove erano appese delle offerte votive a Demetra in gratitudine per l’esaurimento di preghiere e gli uomini del re si rifiutarono di tagliarla. Il re quindi prese l’ascia e tagliò la quercia egli stesso, uccidendo la driade dell’albero, che, morendo, lo maledisse.

Demetra punì Erisittone facendo entrare in lui uno spirito di fame insaziabile. Il re affamato vendette tutti i suoi averi per comprare cibo ma più mangiava, più cresceva il suo vorace appetito. Finalmente vendette come schiava anche sua figlia Mestra, che però fu salvata da Poseidon. Alla fine Erisittone divorò se stesso.

Ovidio raccontò l’avida disperazione del re empio:

"egli stesso cominciò a lacerarsi gli arti a morsi
e l'infelice si nutriva a prezzo del suo corpo".

Così la Dea rese visibili al mondo umano le pene spaventose che seguono l’indulgenza senza ritegno degli appetiti.

Immaginando il panico e la fuga in strada degli abitanti di Eleusis durante il terremoto di luglio, ricordo che l’antica via sacra conserva ancora i segni delle enormi porte di quercia che ammettevano gli iniziati al dramma sacro dei riti di Demetra e la figlia Persefone. 

 

Prima di ridurrci a un silenzio e a una quiete senza precedenti, gli antichi luoghi sacri dell’Europa ci hanno forse avvisato nella loro lingua di terra e di fuoco di non distruggere tutto il bosco sacro. Sta a noi cogliere l’opportunità di riflettere oppure rassegnarci a divorare alla fine noi stessi.

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