La sinistra per Netanyahu riparta da Micromega
di Alessio Mannino - 01/10/2025
Fonte: La Fionda
Che gli dèi ci preservino la direttrice di Micromega. Pervertiti quali siamo, quando non ci contentiamo del radicalismo chic di Lilli Gruber e vogliamo sguazzare nel grottesco, andiamo a spulciare gli articoli di Cinzia Sciuto. E colpevolmente godiamo. Perché non delude mai: nella sua prosa, arida quanto scontata, troviamo il peggio del pensiero culturalmente e politicamente corretto. Per l’esattezza, corretto sinistra tendenza liberal (c’è anche quello di destra, in genere corretto grappa, di marca rigorosamente scadente e adulterazione paracula: alla Vannacci, per capirci). La Sciuto insomma è una garanzia: dove scrive lei, non cresce più il senso critico.
Questa volta però ci ha fatto volare. Nel pezzo del 30 settembre intitolato “Ultima chiamata per Gaza” (lo trovate online), è riuscita a sostenere che il piano sulla Striscia presentato dai due noti mafiosi internazionali di nome Donald Trump e Benjamin Netanyahu è, testuale: “coerente, realistico e persino con qualche elemento di giustizia”. E già solo per questo, il nostro sismografo sul tasso di pervertimento intellettuale ha avuto un’impennata. Là dove la Sciuto ci mette del suo, tuttavia, sta nella contorsione acrobatica con la quale giustifica la sua tesi: la filosofa, infatti, espone una serie di argomenti non a favore, ma contrari alla tesi stessa. A sommergere le ragioni del progetto, asserisce, c’è una tale valanga di “punti ambigui” e “rospi da ingoiare” che quelle che a suo dire rappresentano “buone notizie”, a conti fatti restano buone solo per chi ha un concetto sciutiano, e non aristotelico, della logica. Per giunta sorvolando su intere fette di realtà che gli occhiali dell’arguta pensatrice, evidentemente appannati, ignorano bellamente.
“Certo bisogna fare un grande sforzo per dare credito a due personaggi che fino a oggi hanno dimostrato di non meritarne neanche un po’”, esordisce. Davvero enorme, già: parliamo di uno, Trump, che ha lasciato che l’alleato compisse un massacro genocidiario scherzandoci pure sopra, con il famigerato video su “Gaza Resort”; e di un altro, Netanyahu, che del genocidio è il primo responsabile, con contorno di vigliacca strumentalizzazione dell’antisemitismo pur di difendere l’indifendibile. Ma di questi dettagli, in questa sede la Sciuto non fa menzione. A lei interessa sottolineare la corresponsabilità di Hamas per la “atroce situazione”. Va’ a spiegarle che Hamas è il prodotto di un conflitto che affonda nei decenni, che è stata finanziata e aiutata proprio dai governi sionisti, a cominciare da quelli passati di Netanyahu, che il suo braccio militare, le Brigate Al-Qassam, è solo una componente dell’organizzazione, che quanto meno fino al 2023 era anzitutto politica e anche assistenziale, e in sintesi che proviene da una spaccatura interna con i laici del Fatah, confinati nell’enclave cisgiordana e ridotti alla decaduta Autorità Nazionale Palestinese, dal 2006 crollata nel consenso per la corruzione e gli accomodamenti con Tel Aviv. E tutto ciò al netto del legittimo sospetto che la sicurezza di Israele, la prima al mondo, qualcosa potesse aver come minimo subodorato, dell’assalto del 7 ottobre. A sostenerlo non è chi scrive ma Alberto Negri, firma non di Libero ma del Manifesto. Un giornalista di guerra che qualche volta in più della Sciuto, in quelle terre da molti anni ridotte a lager a cielo aperto, c’è stato.
“A rendere questo piano, forse, più credibile dei precedenti c’è anche il ruolo che con ogni probabilità hanno avuto i paesi arabi”, continua la fine analista, specialmente “dopo l’attacco di Israele in Qatar che mirava a colpire i vertici di Hamas che si trovavano lì”. Il testo, in effetti, è quasi la copia carbone di quello presentato all’Onu un anno fa dal ministro degli esteri della Giordania, Ayman Safadi. Con l’aggiunta tutta americana del “Board of Peace”, sorta di consiglio d’amministrazione del futuro pseudo-Stato di Palestina, presieduto da Trump e affidato a quell’altro bel tomo che è l’ex primo ministro inglese Tony Blair.
Ecco, la presenza di quest’ultimo dovrebbe far rizzare le orecchie anche ai sordi, ammesso che non siano tappate comme il faut. Blair è quel criminale politico che, per sua stessa ammissione e con scuse pelose e tardive, fu il più assatanato alfiere dell’invasione dell’Irak nel 2003 sulla base di prove artefatte con il valente contributo dei servizi di Sua Maestà (ricordate, la famosa fialetta agitata dal segretario di Stato americano Colin Powell?) sulla inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Ha sulla coscienza, l’ideatore della Terza Via che accomunava Clinton e D’Alema, fra i 600 mila e il milione di morti civili. Campione mondiale di “porte girevoli” fra le stanze di governo e l’affarismo da consulenze, il già paladino della sinistra “meritocratica” è, né più né meno, un avvoltoio che, per le sue relazioni con l’industria statunitense (Larry Allison di Oracle) e con gli infidi e avidi Paesi arabi, punta a fare di Gaza il parco divertimenti della speculazione immobiliare (“giro immobiliarista”, lo definisce pudicamente la Sciuto).
Ma più ancora e peggio di questo, c’è un fattore ideologico che alla nostra direttrice sfugge completamente: la Striscia diventerebbe il primo caso della Storia di un territorio requisito al popolo suo legittimo titolare per renderlo il laboratorio di un’entità di puro profitto economico. Non più uno Stato, ma un’azienda travestita da Stato. Qui si va oltre il colonialismo: siamo all’esproprio e alla schiavizzazione a meri fini di lucro. Perché è evidente che se i palestinesi non saranno più costretti a fuggire (ipotesi tramontata esclusivamente perché nessuno vicino ha la minima intenzione di accogliergli, dall’Egitto in giù), la loro permanenza sarà inquadrata come serbatoio di forza lavoro a condizioni di sfruttamento servile. Non solo la già retorica formula “due popoli due Stati” verrebbe di fatto sepolta, come d’altronde ha ribadito il capomafia d’Israele, ma a quello che dei due non è mai nato si attribuirebbe lo statuto, particolarmente vile e ipocrita, di protettorato commerciale.
L’elenco dei contro-argomenti della Sciuto prosegue poi con i vuoti sulla futuribile “Forza di Stabilizzazione Internazionale”, casualmente partecipata dagli israeliani; con la denuncia della vaghezza sul momento in cui Gaza verrà considerata libera da “minacce terroristiche” (campa cavallo); e con il dito puntato contro un fantasioso governo palestinese in cui, guarda un po’, “inizialmente non è previsto un ruolo neanche per l’Anp”. E conclude, per venire ai famosi “rospi”, constatando che la ricostruzione, “economicamente inaccessibile” agli abitanti, “si rivelerà un modo subdolo per cacciarli di fatto”. Ma benedetta la nostra mangiatrice di rane, raganelle e altre specie anfibie, è troppo, per Lei, dire chiaro e tondo che arrogarsi il diritto di vita e di morte su una popolazione programmandone il destino senza nemmeno consultarla, ricattandola con lo scambio di ostaggi e di detenuti per paventarne, in caso di prevedibile rifiuto da parte dell’unica controparte sul campo, la distruzione totale, è pura, semplice, disumana brutalità?
Chi si esercita in certi sofismi molto micro e poco mega lo sa, che la democrazia sempre in bocca coloro che la vìolano ha il suo riflesso, nei rapporti fra nazioni, nel principio di autodeterminazione dei popoli? O secondo la Sciuto è più grave ipotizzare “l’amnistia per i miliziani di Hamas che depongano le armi”, che è quel che si fa, da che mondo è mondo, con il nemico che si arrende? Ah, già: per la nuova Santa Inquisizione bisognerebbe far seguire a ogni scontro bellico un tribunale di Norimberga, visto che ogni scontro bellico, nessun escluso, porta con sé crimini di guerra. Solo che, per equità, bisognerebbe allora portare alla sbarra anche i leader e capi militari dell’Occidente. Altrimenti non è difesa del diritto: è diritto alla rovescia. La solita, repellente doppia morale in cui eccellono i maestrini della “civiltà superiore”, tra i quali in prima fila si distinguono, accanto ai neoconservatori, i benpensanti della sinistra moralista.
A questo punto, il povero lettore che ha avuto la pazienza di arrivare sin qui si domanderà come diamine fa la Sciuto ad appoggiare “Pace Eterna”, come è stato battezzato il delirio in 20 punti annunciato alla Casa Bianca. Così: “oggi la priorità è fermare lo sterminio dei palestinesi e garantire loro il diritto a vivere nella loro terra e ad autodeterminarsi”. Adesso la palla, va da sé, “è ad Hamas”, che se lo rigetterà mostrerà “platealmente che il suo unico interesse è la propria sopravvivenza politica e militare”. In sostanza, la neo-trumpiana (e, scusate la parolaccia, neo-netanyahuana) mente di Micromega sottoscrive questa porcata sulla pelle dei gazawi pur di stoppare, sì, la carneficina, ma soprattutto per mettere spalle al muro gli islamisti. Che presi in quanto tali, sia chiaro, non ispirano niente di buono neanche a noi. Ma questo non rileva. Giunti a tale grado di devastazione, il gradimento per Hamas, o chi per essa, ha rilievo pari a zero. È con loro che bisogna comunque fare i conti. Perché sono loro a essersi guadagnati, piaccia o meno, il ruolo che le Sciuto di turno non accettano nemmeno come dato di fatto. Rivelando, tra l’altro, una mentalità settaria che non si sforza di capire la realtà dell’odiato diverso, ma solo di condannarla e di cancellarla.
E se i fondamentalisti islamici troveranno nuova linfa e recluteranno nuovi adepti, sarà proprio grazie all’oscena idea di “Stato palestinese” che professano i sionisti. Una farsa che negherebbe qualsiasi possibilità di un vero Stato per il popolo di Palestina. Sionisti, si badi bene, israeliani, americani e italiani. E nonostante i monsignori Pizzaballa e Zuppi, perfino vaticani, visto che il papa in carica, che non si può dire certo sia un cuor di leone, ha benedetto come “proposta realista” (sic) questa spruzzata di fango sul diritto internazionale. Quello stesso diritto internazionale di cui la Sciuto si ricorda solo riguardo Hamas. Chissà l’estasi, per la Sciuto talebana del laicismo, trovarsi in compagnia del romano pontefice. Entrambi ad applaudire la sceneggiata di Donald e Bibi, scambiando l’auspicio di un cessate Il fuoco con un ultimatum con business plan incorporato.
Sionisti si può esserlo anche se non si ci proclama tali. È sufficiente incoraggiarne il sadismo il quale, lo rammentiamo ai meno esperti, per il manuale di psicologia DSM-5 significa “infliggere sofferenze fisiche o psicologiche (p. es., umiliazione, terrore) su un’altra persona per stimolare l’eccitazione”. Si direbbe che i sorrisi compiaciuti dei due gangster – che la Sciuto, in un sussulto di ultra-realismo, si fa andar bene – si attagliano perfettamente alla descrizione. Noi, invece, a tanta depravazione non arriviamo. Ci limitiamo più modestamente a leggere la Sciuto. Ma promesso: non ci ricascheremo più. Perversi, sì, ma fino a un certo punto.