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La "società aperta" ci ha rinchiusi in casa

di Diego Fusaro - 27/03/2020

La "società aperta" ci ha rinchiusi in casa

Fonte: Diego Fusaro

La storia, bisogna ammetterlo, ha uno spietato senso dell’ironia. Che spesso si esercita sulla pelle degli esseri umani. E, così, la tanto celebrata “società aperta” ci ha portati, ora, a stare rinchiusi per legge in casa. Se Hegel fosse ancora vivo, l’avrebbe senz’altro già tradotto in una figura dialettica della “Fenomenologia dello Spirito”. Il mondo libero, aperto e senza confini che si rovescia nel sistema delle solitudini trincerate in casa. A mo’ di atomi isolati. Distanti dall’altro e, di più, pronti a vedere in lui il nemico, l’untore: come lascia intendere il neo-orwelliano “Sistema Unico di Segnalazione” introdotto dal comune di Roma, per denunciare eventuali assembramenti. La caccia all’untore è aperta. L’altro non si deve vedere. E, se si vede, è un nemico. Rimodulando Hobbes, homo homini virus. Il compimento tragicomico della società di mercato. E, intanto, v’è chi già comincia a trasgredire la legge e a scendere in piazza. Come è capitato a Bari: alcune persone sono scese per disperazione in strada, violando la sacra legge della quarantena e dell’isolamento. Sono scese in piazza dacché, materialmente, non erano più in grado di sopravvivere in casa: i loro frigoriferi erano vuoti, i loro risparmi dilapidati. Non è lecito sapere come fronteggerà tutto ciò il rodomontesco governo gialolofucsia: se riproponendo la vecchia formula del “che mangino le brioches!” o se, come finora ha fatto, mantenendo un solenne silenzio sulla vicenda. Come se tutti, magari con attici spaziosi e sostanze cospicue, potessero vivere sontuosamente di rendita, alla stregua dei tanti vip che, con tono rassicurante, ci invitano in questi giorni, dalle loro patrizie fortezze, a restare in casa. Quel che è certo è che scene come quella di Bari diverranno, nelle prossime settimane, sempre più frequenti: chi non ha di che vivere, dovrebbe forse morire in casa, per rispettare l’hashtag lanciato all’unisono dal governo giallofucsia e dagli eroi strapagati della civiltà dello spettacolo? L’imperativo “state a casa” avrebbe un senso, forse, se e solo se il governo desse anche il modo concreto di sopravvivere in casa a chi, non potendo campare di rendita, necessita di lavorare. E, senza lavorare, rischia davvero di morire di inedia. Intanto la UE si conferma, tanto per cambiare, nemica fermissima dell’Italia: perfino Conte, il probo avvocato dei mercati, l’ha dovuto ammettere. Asserendo apertamente: “se aiuti come in passato facciamo da soli”. Chissà, davvero, su che basi l’arcobalenico Zingaretti abbia potuto cinguettare, qualche giorno addietro, “senza Europa non ce l’avremmo mai fatta”. Mistero della fede degli euroinomani: che probabilmente, quand’anche la UE sganciasse per ipotesi bombe sull’Italia, seguiterebbero con tenace fede a ripetere che “ci vuole più Europa”. La verità, invece, è che la UE si sta rivelando, una volta di più, un progetto criminale, nemico dei popoli e dei lavoratori. Almeno quanto il Coronavirus.