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Ma allora perché studiare filosofia se in ogni caso è la "Megamacchina Occidentale" che "decide"?

di Fabio Falchi - 23/09/2020

Ma allora perché studiare filosofia se in ogni caso è  la "Megamacchina Occidentale" che "decide"?

Fonte: Fabio Falchi

Se dieci anni fa mi avessero chiesto se si dovesse insegnare  la filosofia  in tutte le scuole superiori ,avrei risposto, senza ombra di dubbio, di sì. Oggi qualche dubbio lo avrei.
Non riguardo alla filosofia, che com'è noto non si può nemmeno facilmente definire poiché che cosa sia una definizione è un problema per la filosofia e pure difficile.
La necessità di un sapere riflessivo è fuori discussione, ma il problema sono gli insegnanti di filosofia, ormai tutti "definiti" filosofi, come Aristotele e Kant,  e come il "filosofo di Repubblica",  Umberto Galimberti, che tempo fa ci ha pure raccontato che è stato Platone ad insegnarci il valore della democrazia.
Adesso, al Festival della filosofia di Modena (ormai pure la filosofia è spettacolo), Galimberti ha voluto anche spiegare come riformare la scuola.  Gli insegnanti dovrebbero, secondo il "nostro", essere scelti mediante test di personalità (quasi che fossero "scientifici" e non, come pensava Feyerabend , che di scienza forse ne masticava un po' più di Galimberti, meno attendibili degli oroscopi) e la filosofia dovrebbe essere insegnata alle elementari.
E come? Leggendo Topolino, dato che  vi è chi lo considera un "grande filosofo? Può darsi. Certo, è difficile immaginare un bambino di otto anni che studia il Sofista con il Rocci in una mano e il commentario del Movia in un'altra.
Ma ammettiamo pure che questo modo di studiare la filosofia (che del resto per Galimberti  non è nemmeno conoscenza ossia non è conoscenza della conoscenza), cominciando dallo studio delle opere dei filosofi greci e della lingua greca, sia "antiquato".
La vera "perla" di Galimberti è un'altra.
Sentenzia infatti il "nostro":  ormai la politica guarda all'economia, che però guarda alla Tecnica e quindi è la Tecnica che "decide".
Tuttavia, come argomentazione filosofica sembra valere assai poco.  A parte che non si capisce come la Tecnica possa "decidere" (sono i tecnocrati a decidere? Qual è cioè il "soggetto" della Tecnica? La Tecnica stessa? E in base a che cosa "deciderebbe" dato che "decidere" non significa "dedurre"?),  e indipendentemente dal fatto che se davvero fosse la Tecnica  a "decidere" sarebbe la Tecnica  a svolgere la funzione politica (il Politico), ciò equivale  ad affermare che poiché la politica guarda all'economia e l'economia guarda al sapere della comunità scientifica dei  virologi ecc.  è questa comunità scientifica - o direttamente la loro scienza - a"decidere", compresi il Recovery Fund, il MES e tutto il resto.
Ma per Galimberti è ovvio che se non si può fare a meno del computer o dello smart phone (altrimenti ci si condanna alla emarginazione sociale) , allora è ovvio che "decide" la Tecnica. Insomma, poiché sia i vietcong che i  soldati americani non potevano  fare a meno di usare i fucili d'assalto, sarebbero stati i fucili d'assalto  a "decidere" la guerra del Vietnam! O, se si preferisce, poiché il problema non è che sono le sfide della tecnoscienza quelle in base a cui si deve "decidere" (questo il busillis) , ma il fatto che sono le sfide stesse  a "decidere" si potrebbe affermare che è il Covid-19 stesso a "decidere" come gestire il Covid-19 anche sotto il profilo politico ed economico!
 In altri termini, la "Megamacchina Occidentale" funziona in un solo modo e si tratta solo di capirlo e adeguarsi (ma i cinesi ancora non lo avrebbero capito...).
Ma allora perché studiare filosofia se in ogni caso è  la "Megamacchina Occidentale" che "decide"? Oppure Galimberti ha scambiato la sua concezione "ideologica" della realtà per filosofia?