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Ma l’Intelligenza Artificiale non prenderà mai l’iniziativa

di Marcello Veneziani - 19/11/2025

Ma l’Intelligenza Artificiale non prenderà mai l’iniziativa

Fonte: Marcello Veneziani

Ogni santo giorno c’è un filosofo sulle prime pagine dei giornali, in tv o in libreria, che riflette sull’Intelligenza Artificiale. È l’unico argomento non di cronaca che gli consente di finire in prima pagina e di destare un interesse più largo rispetto al sempre più ristretto mondo dei suoi lettori; ed è l’unico tema proiettato nel futuro che appare in giro da alcuni anni e che rimette in ballo il rapporto tra il pensare e l’agire, tra l’intellettuale e le masse, tra il filosofo e la sua epoca. Come è prevedibile, i filosofi non rispondono allo stesso modo, anche se tutti si tengono alla larga dai bordi estremi degli apocalittici e degli integrati: non si professano né terrorizzati né devoti del Nuovo Mostro che li renderà superflui, dopo averli resi obsoleti. In compenso l’Intelligenza Artificiale, secondo gli annunci più diffusi, sostituirà ogni intelligenza naturale, non solo quella del filosofo: in prospettiva è in gioco la sostituzione dell’umano, e per alcuni filosofi anche questa non è la peggiore delle catastrofi. Nell’arco delle risposte, ci sono coloro che si rifugiano nelle ultime trincee della filosofia e criticano il dominio planetario della tecnica, e coloro che invece vanno incontro con ragionata euforia alla sua supremazia; e nel mezzo coloro che distinguono, pongono molti se e molti ma, cercano di tenere accesa la mente critica e vigile il suo esercizio, e cercano onorevoli compromessi. Comune è però un atteggiamento che in verità riguarda ormai larga parte dell’umanità: il fatalismo tecnologico, ossia la convinzione che non ci sia altra strada, che prima o poi accadrà e non ci si può ribellare o voltarsi dall’altra parte. Si comincia ad ammettere anche l’ultima invasione dell’IA, quella nel pensiero e nella creatività: serpeggia la sensazione che anche l’arte e la filosofia verranno prima o poi colonizzate dall’Intelligenza Artificiale, che le renderà superflue. Qualcuno tra i filosofi o presunti tali, s’improvvisa allora banditore e come il pazzariello nelle bande di paese precede il corteo, preannunziando l’avvento come se fosse la Buona Novella; un modo per non essere tagliati fuori e per ritagliarsi un ruolo, quello di annunciatore.

Leggendo ogni giorno i prodigi trionfali e la marcia inarrestabile dell’IA – dacci oggi il nostro panegirico quotidiano – mi pongo la domanda inversa: fino a che punto sarà irraggiungibile l’Intelligenza Umana, quale sarà la sua estrema Tebaide, ovvero il luogo della sua ultima, impenetrabile difesa? La risposta più prevedibile e sottintesa è che la vittoria sarà definitiva quando anche le riflessioni dei filosofi sull’IA saranno commissionate a Lei e compilate integralmente dai suoi manipoli (come Chat Gpt o Alexa). Ciò renderà superflua ogni analisi o giaculatoria “umana troppo umana” del filosofo. C’è però un residuo che ancora resiste in questo scenario: finché ci vorrà qualcuno che commissioni al Mostro quell’impresa ci sarà sempre un mandante che darà l’input alla tecno-bestia, che a sua volta combinerà dati e pensieri tratti dall’esperienza umana e dalla sua intelligenza.

Ma questo cosa significa? Proviamo a fare un ulteriore sforzo a ritroso per arrivare a una fonte ancora più chiara e certa, finora insostituibile perché posta all’Inizio. Per farmi capire risponderò allora così: potremo dire che l’Intelligenza Artificiale avrà completamente reso inutile la mente umana quando replicherà di sua iniziativa alle riflessioni del filosofo, senza che nessuno glielo chieda. La stessa cosa vale naturalmente per ogni altra questione: l’Intelligenza Artificiale raggiungerà la sua apoteosi e il dominio totale quando deciderà di sua iniziativa di avviare una ricerca, di scrivere una poesia o un trattato filosofico, di prendere un’iniziativa, di aprire un cantiere ed erigere un’opera, cominciare spontaneamente e deliberatamente un percorso teorico, pratico, affettivo, simbolico. Quando cioè liberamente deciderà tra un si e un no, e si muoverà di propria iniziativa, seguirà un proprio impulso o sentimento, non derivato da alcuna fonte esterna. Qual è dunque la cosa che l’Intelligenza Artificiale non può fare? Dare inizio, prendere l’Iniziativa, non derivare da nulla.

Ritorno nei territori e nei linguaggi della filosofia e traduco: l’Essere è nell’Inizio; o per dirla come in un oracolo l’Origine è il Destino. L’IA non si sveglierà mai un giorno e prenderà ex nihilo (dal nulla) un’iniziativa, senza ricevere prima un impulso, un input da qualcuno; ossia senza che ci sia un dito che pigerà un bottone o che lo sfiorerà come il Dio creatore del Giudizio Universale nella Cappella Sistina e dirà “fiat lux” alla creazione.

L’Inizio scaturisce dal Mistero, è il Divino, è l’Umano, è ciò che la Macchina non può fare perché non è dotata di mente e volontà autonome, libere, sorgive. A proposito di macchine, già vediamo automobili senza conducente che circolano ma nessuna macchina decide di sua iniziativa di partire, di darsi una meta, di andare per suo conto e fermarsi dove le piace; può accadere che impazzisca, cioè che i comandi non rispondano più all’apparato in cui è congegnato e dunque parta per una specie di collasso del sistema funzionale, ma non è concepibile che ragioni in proprio, decida in proprio e dia inizio a qualcosa di simile a un’intenzione umana, senza che nessuno l’abbia programmato e prestabilito. L’Inizio è Imprevisto e Imprevedibile, appartiene al destino e al libero arbitrio, cioè alla sfera del divino o dell’umano, e l’IA non dispone né dell’uno né dell’altro. La tecnica è un cammino da…a; non decide il cammino, non sceglie la meta né dispone del punto di partenza. Fa, non pensa; realizza, non progetta; opera, non decide.

La questione dell’Inizio ci riporta al mistero della nascita, cioè di venire al mondo; al di là della tecnica, possiamo arrivare a pensare che la vita sia nelle nostre mani e possiamo decidere perfino di sopprimerla. Possiamo decidere di procreare, cioè di mettere al mondo; e possiamo decidere di eliminarci o di sopprimere la vita di altri. Ma non possiamo fare due cose: non possiamo decidere di venire al mondo e non possiamo decidere di non morire mai. La tecnica ha un potere sempre più esteso, ma non può dare inizio, come può fare invece un uomo. E l’uomo, a sua volta, ha un potere assai ampio ma non può darsi la vita né l’immortalità. Siamo creativi e procreativi, a differenza dell’IA, ma restiamo creature. Nel limite c’è la nostra umanità, la nostra certezza e la nostra salvezza; oltre il limite c’è il mistero, il destino o la divinità.