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Mitigare il clima in una prospettiva biocentrica

di Michele Vignodelli - 14/11/2021

Mitigare il clima in una prospettiva biocentrica

Fonte: Michele Vignodelli

Sono profondamente convinto che il cambio climatico in corso dalla fase terrestre “fredda” a quella “calda” sia un passaggio funzionale alla fisiologia ben organizzata della Biosfera.
La complessa storia climatica della Terra è costituita da un serie di oscillazioni, spesso drastiche, che hanno avuto un ruolo determinante nell'evoluzione della Vita e nello sviluppo della sua particolarissima condizione attuale. Un percorso assolutamente eccezionale, in cui un animale di abnorme encefalizzazione ha raggiunto una proliferazione e interconnessione straordinaria.
Una lunga e dura era glaciale ha fatto nascere i Sapiens, diffondendoli in tutto il mondo grazie anche al basso livello dei mari. Nel catastrofico finale dell'ultimo periodo glaciale, con oscillazioni termiche estreme, l'esplosione dei cereali selvatici, seguita da una tremenda carestia, ha fatto nascere la cerealicoltura. Un lungo e mite post-glaciale ha fatto esplodere la civiltà urbana. Infine un importante raffreddamento ha fatto nascere la civiltà industriale. Ora un riscaldamento rapidissimo e catastrofico trasformerà il momento attuale in un “picco” isolato di presenza umana e dei suoi artefatti, sullo sfondo di una Biosfera che incorporerà presto ciò che resta della “tecnosfera”.
Anche dal semplice punto di vista probabilistico, noi ci troviamo a vivere subito dopo l'impennata verticale della bolla demografica e all'alba della noosfera tecnologica perché chiaramente non dureranno a lungo (“doomsday argument”). Ma perché è importante, nell'organizzazione meta-temporale della Biosfera, che collassino e restino isolate? Per la stessa ragione per cui i nostri formidabili cervelli sono così piccoli, effimeri, e quindi giovani, sullo sfondo di un ambiente complesso e molto meno effimero, rendendoci intelligenti, cioè reattivi e sensibili verso questo ambiente. L'intelligenza è fatta di caducità e di piccolezza: è una proiezione esplosiva su uno sfondo variegato, vasto e durevole. Su una scala diversa, ma analoga, il collasso globale amplifica una rete di vite individuali coscienti che sono già a loro volta compresse, scolpite, esaltate in pochi decenni di esistenza. Il riverbero tra la giovanile freschezza dell'esperienza individuale e quella della sua amplificazione tecnologica in rete di connessione globale, dentro una biodiversità ancora ricchissima, sconosciuta e molto più antica, crea il vortice irripetibile che accende e colora la Coscienza presente. Un unicum assoluto, che si consuma della sua stessa esplosione. Noi viviamo illuminati dentro questa deflagrazione, il cuore vibrante dell'Essere, effimero e olograficamente autoalimentante. Siamo il centro di un organismo meraviglioso, perfettamente organizzato nel tempo e nello spazio per riverberare di fiammate cognitive che si intrecciano su più livelli, come una formidabile giostra eterna.
La nostra specialissima coscienza è in minuscoli cervelli, non in una rete globale che la amplifica ma nello stesso momento la consuma rapidamente. E' solo per questo che siamo, e siamo qui. La febbre della Terra ha quindi la funzione di arginare l'entropia cognitiva, la sterilizzazione dell'intelligenza e della vitalità nel gomitolo elettronico planetario, che sta visibilmente soffocando l'umanità connessa in rete. Dobbiamo restare piccoli e umani, e per farlo dentro una poltiglia robotica priva di sfondo abbiamo bisogno di percepirne, di viverne il collasso imminente. Il nuovo clima ci difende, ma per farlo potrebbe anche ucciderci. A noi questo non piace, anche se è certamente meglio morire che ridurci a zombie inetti e vuoti.
Cercare di limitare e procrastinare la transizione climatica, cioè la fine prossima della bolla demografica e tecnologica, è giusto e naturale come il nostro slalom quotidiano contro la morte individuale. Con la consapevolezza che è solo un gioco esistenziale, perché entrambe sono inevitabili, profondamente necessarie e assolutamente innocue nell'ottica biocentrica a cui dobbiamo finalmente elevarci.
Morire per nascere, per essere vivi, sullo sfondo di una Biosfera che resta e ritorna qui: questa consapevolezza è molto più importante, per mitigare davvero il “clima”, di qualsiasi attivismo frenetico e ossessivo.