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Nessuna stima per quei punti di vista che leggono il problema del rapporto con gli Stati Uniti in termini di destra e sinistra

di Riccardo Paccosi - 08/06/2020

Nessuna stima per quei punti di vista che leggono il problema del rapporto con gli Stati Uniti in termini di destra e sinistra

Fonte: Riccardo Paccosi

1985, presidenza Reagan: Partecipo per la prima volta a una manifestazione contro la presenza della Nato in Italia.
1986, presidenza Reagan: Indico uno sciopero studentesco, da solo, contro i bombardamenti USA sulla LIbia.
1990, presidenza Bush Sr: Partecipo a numerosi cortei contro l'attacco americano all'Iraq.
1999, presidenza Clinton: Prendo parte a scontri con la polizia, dinanzi alla base Nato di Aviano, per protestare contro i bombardamenti Nato sulla Serbia.
2002, presidenza Bush Jr: Con altri manifestanti, occupo binari ferroviari per contrastare simbolicamente l'invio di materiale militare in Afghanistan.
2003, presidenza Bush Jr: Prendo parte a numerosi cortei contro l'invasione americana dell'Iraq.
2011-2016, presidenza Obama: Scrivo e divulgo, su siti e social network, numerosi interventi politici contro il ritorno della guerra fredda con la Russia, nonché contro le aggressioni alla Libia e alla Siria.
2018, presidenza Trump: Da solo, organizzo un sit-in di protesta in piazza contro i bombardamenti Nato sulla Siria.

Ora, all'interno di questa cronologia autobiografica, a qualcuno sembra che si palesi un qualche tipo di problematica destra-sinistra?
Evidentemente no: da una vita intera contesto il rapporto che intercorre fra Italia e Stati Uniti ma, come si evince da quest'elenco, questa posizione riguarda esclusivamente la geopolitica e per nulla il fatto che alla Casa Bianca sieda un repubblicano oppure un democratico.
Fino ai primi anni duemila, la maggioranza delle persone di sinistra la pensava come me. Infatti, quando nel '99 la Nato attaccò la Serbia per decisione d'un presidente americano "di sinistra", molti esponenti del pacifismo e della sinistra di movimento scesero in piazza.
Poi, a partire dal 2011, di colpo tutta la sinistra - anche quella cosiddetta radicale - decise che gli atti di aggressione militare non andavano più contestati quando a deciderli era un presidente americano "progressista" come Barack Obama.
Oggi, quindi, quelle stesse persone che negli ultimi anni hanno espresso aperto consenso o vile silenzio-assenso dinanzi all'aggressione imperialista contro la Libia, dinanzi al sostegno a formazioni neonaziste in Ucraina e, infine, dinanzi al finanziamento da parte occidentale del terrorismo jihadista in Siria, pretendono di scendere in piazza contro il presidente americano in carica: non perché esse contestino il rapporto tra Italia e Stati Uniti ma, semplicemente, perché Trump è "di destra".
E così, vediamo utilizzare strumentalmente il tema della questione afroamericana, vediamo cavalcare una protesta di classe nata per ragioni sacrosante, al fine di far tornare al potere coloro che hanno destabilizzato il Medio Oriente aprendo una stagione di emergenza profughi e di terrorismo nelle città europee, coloro che hanno riportato la guerra fredda e la corsa agli armamenti nucleari ai livelli di pericolosità estrema ch'essi avevano quarant'anni fa.
Naturalmente non è un giudizio che riguarda le persone in quanto tali ma, sulla base di quanto argomentato, posso senz'altro affermare che le posizioni politiche interpretanti il problema degli Stati Uniti e della loro politica in termini di destra e sinistra, non siano meritevoli di alcuna stima.