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Pillola abortiva RU486: Il “passo avanti importante” di una presunta civiltà

di Valentina Bennati - 22/08/2020

Pillola abortiva RU486: Il “passo avanti importante” di una presunta civiltà

Fonte: Comedonchisciotte

In un post del 8 agosto sulla sua pagina facebook il Ministro Speranza presenta come “un passo avanti importante” l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico in day hospital fino alla nona settimana. Sottolinea che ciò avviene “nel pieno rispetto della 194 che è e resta una legge di civiltà del nostro Paese”.
Ma quando, anni fa, hanno approvato la legge sull’aborto non l’avevano spacciata per una legge che evitava alle donne di abortire in casa perché rischiavano di morire?
Dunque queste nuove linee guida aggiornate sulla somministrazione della pillola RU486 senza ricovero ospedaliero obbligatorio, più che un passo avanti, mi sembrano in realtà un balzo indietro per le donne.

La RU486, sia chiaro, non è amica delle donne ma di chi preferisce che le donne facciano in fretta, pesando meno sui costi del sistema sanitario nazionale e correndo più rischi.
Il ‘New England Journal of Medicine’ del primo dicembre 2005, una delle più importanti riviste mediche mondiali, ha dedicato l’apertura e un articolo interno proprio all’aborto farmacologico, mettendone pesantemente in discussione la presunta sicurezza. Nell’editoriale firmato da Michael Greene, professore alla Harvard Medical School, si specificava testualmente che, con i dati disponibili fino a quel momento, la morte per aborto con il metodo chimico (un caso su centomila) era dieci volte superiore a quella per aborto chirurgico. QUI è possibile leggere l’articolo de ‘Il Foglio’ che ne parla.
E merita lettura anche un articolo recente de ‘Il Giornale’ con l’intervista al Prof. Giuseppe Noia, ginecologo e docente di Medicina prenatale al Policlinico Gemelli di Roma che conferma come l’interruzione della gravidanza con la RU486 non sia né indolore né semplice né sicura.

Inoltre, mi chiedo – e questo è il vero punto per me sostanziale – come si possa continuare a definire “una legge di civiltà” una legge che NON tutela la vita umana.
Come siamo riusciti a creare un mondo in cui la morte di una piccola indifesa creatura è un diritto? Se non si vogliono bambini si può evitare di restare incinte.
Solo pochi giorni al mese noi donne siamo fertili ed è possibile individuarli, non ci vuole una laurea, basta conoscere il proprio corpo.
Povertà, precarietà, indigenza, patologie, disabilità, sofferenze, crisi, fragilità, incapacità… sono questioni o condizioni che vengono portate a giustificazione dell’aborto tuttavia le alternative ci sono: l’accoglienza adottiva, l’affido e il sostegno possono rappresentare prospettive capaci di sostenere una libertà che si orienta alla vita piuttosto che alla morte.

L’aborto, invece, è una scelta tremenda. Sempre. Un dramma doloroso da evitare.
Si parla banalmente di grumo di cellule. Si omette di dire che lì dentro c’è già un cuore che batte.
Ho visto immagini di aborto che sono state legittimamente fotografate da cliniche abortiste funzionanti. Sono orribili e strazianti: a sette-nove settimane il bambino è formato in maniera incredibile, anche nei suoi movimenti, perché ha il sistema nervoso, ha occhi, orecchie, gambe, braccia e bocca, dita di mani e piedi visibili. Tutto minuscolo ma tutto già perfetto.
Ho meditato a lungo se condividerle o meno perché sono forti da star male, poi ho deciso di farlo.
Perché a volte è necessario far vedere, più che parlare, per risvegliare le coscienze.
Chi se la sente guardi QUI e si chieda se ciò che le fotografie impietosamente mostrano può essere definito un diritto e un progresso della società.

Ma nella corsa verso il baratro c’è chi si propone di superare tutti.
Nella notte tra venerdì 31 luglio e sabato 1 agosto, nella Francia di Macron, l’Assemblea Nazionale ha velocemente discusso e votato, in seconda lettura e con un aula semideserta, un disegno di legge sulla bioetica che prevede di cancellare il padre con la Pma per tutte le donne (single e coppie lesbiche incluse), amplia la selezione degli embrioni creati per curare i loro fratelli malati, introduce la doppia donazione di gameti e la creazione di embrioni con Dna umano-animale per ottenere organi di ricambio.
Il Ddl pretende anche di abolire la settimana di riflessione sinora concessa alla donna che vuole abortire (un intervallo di tempo che in molti casi ha consentito a bimbi, madri e padri di diventare una famiglia felice). È stato infine approvato un emendamento che allarga notevolmente le possibilità di abortire: l’aborto “medico” cioè l’aborto oltre i tre mesi (e fino alla nascita) sarà possibile non solo per malformazioni fetali o per pericolo di vita della madre, ma anche se un medico attesta che la donna soffre “disagio psicologico e sociale” per la nascita del bambino. ‘Disagio psicosociale’ è un termine vago e sfuggente, può significare quasi qualsiasi cosa. In pratica si è voluto adottare una formula ambigua come criterio inverificabile ed assolutamente arbitrario per permettere l’aborto senza limiti, anche sino all’ultimo giorno di gravidanza.

Bene allora vediamo come si fa a interrompere una gravidanza in stato avanzato, se già non vi si è chiuso lo stomaco di fronte alle foto di bimbi abortiti tra le 6 e 12 settimane.
Riporto le testuali parole della dottoressa Silvana De Mari, medico e scrittrice. All’indomani del voto francese ha registrato un duro audio nella sua pagina facebook, ne trascrivo una parte: “…dal 6° mese in poi quello che viene ucciso è un feto che sarebbe un bambino vitale, cioè sarebbe perfettamente in grado di sopravvivere fuori dall’utero se nessuno lo ammazzasse ….con i soldi dello stato si fa così, si induce un parto podalico, il bambino esce dai piedini, i piedini vengono afferrati e il corpicino viene estratto, meno la testa, la testa deve restare nella vagina perché il bambino non deve piangere, se piange è omicidio; dopodiché con il bisturi si incide il collo e si taglia il midollo allungato, a volte con l’aspiratore si aspira anche il cervello quindi questo corpicino che si agitava si affloscia …”.
(QUI il video completo:  dove la dot.ssa De Mari fa un accenno anche ai rischi connessi all’assunzione della pillola RU486 fino alla nona settimana di gravidanza in assenza di ricovero).

Tornando alla Francia il testo sulla bioetica è stato votato in prima lettura il 15 ottobre 2019, poi c’è stato il passaggio al Senato – con modifiche – il 4 febbraio 2020, quindi sabato 1 agosto è arrivato il via libera con correzioni. A settembre passerà di nuovo al Senato per divenire legge in vigore da gennaio 2021. Questo almeno è l’auspicio di Macron.
Dunque in un momento storico drammatico, in cui il mondo sta cercando di uscire dall’incubo coronavirus e in cui la maggior parte delle persone deve affrontare difficoltà economiche, disoccupazione, incertezze, la ‘Patrie des droits de l’Homme’ si pone come priorità quella di promuovere tecniche riproduttive che disumanizzano la persona umana, selezionano gli embrioni, creano chimere e banalizzano l’aborto con la scusa del disagio sociale.

L’Italia, invece, approfitta della nefasta situazione che stiamo vivendo per deospedalizzare le pratiche dell’interruzione volontaria della gravidanza fino alla nona settimana e privilegiare la procedura farmacologica a gestione domiciliare.
Insomma da noi il Covid è stato l’occasione per avere una legge 194/78 ancora più permissiva, poco importa se a discapito della salute delle donne e della vita stessa al suo esordio.
Ma in un mondo sempre più digitale e disumanizzato, dove comincia ad essere normale anche stare isolati, non guardarsi in volto e non toccarsi, non rappresenta un tabù quasi più per nessuno violare il mistero dell’inizio della vita, renderlo profanabile, manipolabile o oggetto di scarto.
Per questo possono perpetrarsi simili misfatti.
——

Valentina Bennati, Giornalista professionista specializzata in tematiche di salute e ambiente. Naturopata membro FNNP (Federazione Nazionale Naturopati Professionisti).
Percepisco il mio lavoro come una sottile indagine fatta di domande, di chiedersi il perché.
Comprendere la causa è sempre il primo passo da fare.