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Poltiglia di massa

di Simone Torresani - 24/10/2020

Poltiglia di massa

Fonte: Il giornale del Ribelle

Stiamo vivendo un periodo molto difficile (eufemismo) e con la maggior parte degli italiani coi nervi a pezzi e suscettibili, quindi prima di arrivare al succo del discorso è necessario introdurre una lunga premessa:

1) Nessuno è negazionista sul Covid.  Il Covid esiste,ne ho già scritto e parlato un due-tre volte sul blog da febbraio e ben lungi dal negare il virus (da me definito, mesi fa, un "brutto cliente"). Si contesta il modo in cui viene affrontato, non l'esistenza: certo che Covid esiste, ci mancherebbe altro. Chi ne nega l'esistenza vive al di fuori della realtà. 2) Non appartengo neppure a quella schiera di persone che fanno gli "haters" e attaccano giorno per giorno la coppia di "influencer" più famosa d' Italia -se non del Pianeta- non si sa per quale livore od invidia: a me i Ferragnez, come vengono chiamati, provocano solo indifferenza. Non li seguo, non li amo ma nemmeno li odio, non li attacco, non li nomino, ho una ignoranza sesquipedale su di loro, in una parola: non mi interessano. Ho abbastanza onestà intellettuale per lodarli spassionatamente quando ci hanno messo la faccia per raccogliere fondi: a parlare da soli, infatti, sono i 4 milioni di euro raccolti. Mica briciole. Bravi i Ferragnez,  su questo; per tutto il resto di loro non mi importa nulla, perché avendo vivaddio una mia volontà, un mio giudizio,  una mia testa,  stando bene con me stesso e non anelando a essere "qualcuno" ritenendo di avere un ruolo e una parte da rispettare su questa Terra -e quindi di conseguenza non rispecchiarmi in qualsiasi influencer-  i signori Chiara Ferragni e Federico Leonardo Lucia (vero nome di Fedez) sul sottoscritto non hanno alcuna presa. 3) E infine non è colpa della suddetta copia se l'Italia va a fondo, non ha strategie, non sa organizzarsi in nulla e per nulla. Un premier li ha chiamati, loro semplicemente si sono mostrati disponibili: tutto qua.

La premessa è finita. Chi ha capito ha capito e ora veniamo al nocciolo della questione: un Presidente del Consiglio che "arruola" due trentenni per lanciare un messaggio ai giovani è qualcosa di più che un segno di mancata comunicazione intergenerazionale: è un segno di fallimento e di resa totale. Un fallimento e resa totale che non riguarda solo il premier -l'ultimo arrivato e con mezzo mandato inficiato dall' emergenza Covid, quindi attenzione alle "sansebastianizzazioni", come scrisse Oriana Fallaci- ma tutta la classe politica di ogni partito, risma e colore ed orientamento.

È un segnale di impotenza di un Paese legale incapace di farsi intendere dal Paese reale, segnale di due mondi che coesistono ma gravitano su orbite diverse e parallele senza mai incontrarsi. Un Paese che non sa più trattare coi giovani, che non pensa più ai giovani, che non investe sui giovani, che non cura i giovani e li lascia allo sbando. È un fallimento non solo dal lato educativo ma anche da quello civile, etico e morale: un Paese dove l'adulto ha letteralmente abdicato al suo ruolo.

E riguardasse solo gli adulti! Il fallimento, come un effetto domino a cascata, scende e allaga tutta la società. Società? Anzitutto bisognerebbe vedere se in Italia esiste ancora una "società": già nel non troppo lontano 2014 l'Istat usò il termine "poltiglia di massa" per definire le dinamiche in atto nell' ex Bel Paese. Sei anni più tardi, dopo otto mesi passati sull' orlo d' una crisi di nervi, il quadro sembra ancor più compromesso e il bombardamento terroristico continuo dei mass media sul Covid non aiuta.

Ho fatto una carrellata di tv in streaming nei cinque continenti e tutti menzionano ogni giorno il Covid, è vero, ad ogni telegiornale, ma una propaganda terrificante continua h24 e 7 su 7 come in Italia non la ho incontrata altrove, neppure nella tv di Stato della Guinea Equatoriale, di cui scrivo il link per far vedere che non esagero: è in lingua spagnola, facilmente comprensibile e se osserverete  video sull' emergenza Covid noterete il tono pacato e non troppo allarmistico del giornalista (link: www.tvgelive.gq ).

Concludo ritornando da dove ho iniziato: il fallimento. Siamo poi sicuri che i nostri giovani, tanto solerti ad essere influenzati dagli influencer sulle razze canine, sull' abbigliamento, le vacanze, il trucco e quant' altro, si faranno anche condizionare su come vivere e passare le giornate? Qui sta l'interrogativo. A giudicare dalle continue aggressioni a pattuglie di polizia e CC che intervengono nelle zone della movida, ultimo episodio a Livorno, non tutti. E anche questo apre scenari non troppo rassicuranti...

Una vera classe politica, inserita in una società sana e non bacata, avrebbe preso sin da febbraio il Covid di petto, anzitutto dal profilo della comunicazione e psicologico, creando consapevolezza e non allarmismo continuo, anzi punendo severamente ogni allarmismo eccessivo (chiusura di siti e trasmissioni tv e questa non è censura, non è censura, è protezione di una comunità nazionale) e creando un insieme di regole, poche regole, ma chiarissime e coerenti, senza continuare a ribaltare le carte in tavola con "stop and go" devastanti da ogni punto di vista. Sapete che un sondaggio riportato da Alessandra Ghisleri dice che il 53% degli italiani accusa le autorità politiche di "impreparazione" alla recrudescenza d'autunno? Regole sensate, chiare e precise sin da subito, con un solo sforzo supremo: coniugare il diritto di tutti ad essere curati bene- quindi potenziando ospedali e terapie intensive anche in vista dell'autunno, trasporti pubblici in sicurezza e quant' altro- senza per questo bloccare e demolire l'economia. Questo è un secondo lockdown mascherato, con la differenza che si può camminare e girare all' aperto rispetto a marzo. Anziché intervenire mettendo il naso negli affari di casa, si sarebbe dovuto promuovere un "distanziamento generazionale provvisorio" tra giovani e anziani, tutelando gli anziani quali soggetti fragili e lasciando magari che il virus si sfogasse in soggetti giovani e asintomatici.

Per carità: davanti a tali problemacci nessuno è Mago Merlino e spesse volte risulta più facile il "da dirsi" rispetto al "da farsi", ma credo si sia arrivati a quel punto in cui tutti quanti, a partire dall'alto, dovremmo iniziare a chiederci: "ma abbiamo sbagliato qualcosa?". I giovani italiani saranno pure senza punti di riferimento, allo sbando, senza bussola, abbandonati da chi di dovere, non pensati, non tutelati, tutto quello che volete, ma non sono sciocchi. Non sono degli sciocchi. Un governo che li bypassa scaricando l'onere su due trentenni senza alcun incarico pubblico (l'influencer non è un amministratore della cosa pubblica) perché non in grado di comunicare e una società che nel complesso "approva" questo operato, significa solo una cosa: che siamo arrivati al caffè, neppure alla frutta, ma già al caffè. Manca solo d' alzarsi da tavola e togliere il disturbo e il patatrac è completo. Ma state tranquilli: avanti così e ci arriveremo benissimo, forse anche in men che non si dica.