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Polunin da censurare: tira una sempre più brutta aria per la libertà d’espressione

di Alessio Mannino - 15/05/2019

Polunin da censurare: tira una sempre più brutta aria per la libertà d’espressione

Fonte: Alessio Mannino

Tira una sempre più brutta aria, per il diritto di vivere e pensare liberamente – e volendo, di poter sbagliare. A far specie é che in quel variegato esercito della salvezza che ogni due per tre vorrebbe difenderci da opinioni odiose e aberranti troviamo anche le associazioni gay, che invece di ergersi a giudici dovrebbero più di altri tenere alla libertà di espressione per tutti, nessuno escluso. Due freschi esempi di ieri dal Veneto.
A Verona il 26 agosto in Arena é in programma lo spettacolo “Romeo+Giulietta”. Protagonista il ballerino Sergei Polunin(in foto), che non è solo un portentoso talento della danza ma anche, come piace dire alla gente che piace, un “influencer” sui social network. Da cui esprime idee di dubbio gusto (i ballerini siano «uomini», sic), volgari e irrispettose delle donne («cercano di ricoprire ruoli maschili perché voi non le scopate»), sicuramente da evitare (in un post rimosso, ironia o no, invitava a «schiaffeggiare le persone grasse»). Insomma: maleducato e dalle opinioni come minimo senz’altro opinabili. Per queste sue pubbliche posizioni, l’Opera di Parigi l’aveva già cacciato dal ruolo di Sigfrido ne “Il lago dei Cigni”. Ora il Circolo Pink chiede al sindaco di centrodestra del capoluogo scaligero, Federico Sboarina, di far addirittura cancellare l’evento. E si mette così dalla parte del torto. Perché se è verissimo che le dichiarazioni del ballerino offendono la sensibilità di alcune categorie di persone, è altrettanto vero che impedirgli di svolgere il suo lavoro per quel che spara su Instagram significa di fatto costringerlo ad autocensurarsi, a cambiare le proprie convinzioni, in sostanza a non essere quel che é.
In democrazia, per permettere la diversità di pensieri, visioni e modi di vita che inevitabilmente compongono la società, ognuno deve poter esprimersi come meglio crede. Anche un intollerante. Anche uno stupido. Con un solo, inflessibile limite per altro previsto dal codice penale: non prevaricare, non costringere, non imporre agli altri alcunché. E Polunin, di fatto, non impedisce niente a nessuno: dice la sua. La sua cretinata? Sì. Ma é sua. E ognuno é quel che é, punto e basta. Questo, un gay, dovrebbe capirlo più di chiunque altro. Invece no: si chiede di annullare il diverso, in questo caso pretendendo che l’autorità pubblica si intrometta nella gestione privata di un festival, quello della Bellezza a Verona, per far fuori un artista sgradito. E’ un po’ quel che sta succedendo a Cannes con Alain Delon, secondo alcune femministe reo di aver sostenuto la Le Pen e di essere contrario alle adozioni gay. Bisogna pensarla tutti uguale, pena l’esclusione dal consesso civile?
E’ come se qualcuno chiedesse di togliere la possibilità di votare a chi é considerato indegno di esercitare questo diritto, il diritto democratico di base, perché non gli aggrada per un qualche motivo. Che é esattamente quanto ha sostenuto sulla sua bacheca Facebook ieri il presidente di Arcigay Vicenza, Thomas Tedesco, riferendosi ai 2,4 milioni di follower delle 23 pagine che Facebook ha cancellato per inottemperanza dei termini (e non, almeno tecnicamente, perché diffondevano “fake news”): «vanno chiusi anche i profili e strappate le tessere elettorali ai 2,4Mil di #Italiani sottoculturati che diffondono odio e ignoranza. Studiate capre! #LegaNord #CinqueStelle». Boutade? Tedesco, in pratica, dà sgarbianamente delle capre a milioni di italiani, che secondo lui votano compatti per i partiti di governo. E fin qui, cavoli suoi (e della sua associazione, che per rappresentante ha un pacato commentatore che dall’alto della sua superiore intelligenza e cultura sferza con sicumera la plebaglia).
Ma va anche oltre: secondo lui questi bifolchi rozzi e ignoranti non dovrebbero più essere pienamente cittadini, negando loro la libertà d’espressione e persino di voto. Per carità, Tedesco é in illustre compagnia: un intellettuale di solito interessante, già vittima a sua volta di un vero e incredibile processo alle idee, Erri De Luca, di recente se n’è uscito teorizzando la necessità di trasformare gli anziani in non-votanti, cioé in cittadini di serie B, in barba al principio di uguaglianza (articolo 3 Costituzione, ricordate?). Siamo alla versione per le masse del paradosso di Popper: per il filosofo liberale non si doveva essere tolleranti con gli intolleranti; per gli intolleranti nostrani, bisogna essere intolleranti con tutti coloro che non la pensano come loro. Molto più semplicemente, basterebbe lasciar liberi tutti di dire e fare ciò che preferiscono, purché non ostacolino la libertà degli altri di poter dire e fare altrettanto. Possibile che un attivista omosessuale, che sa o dovrebbe sapere che vuol dire discriminazione e censura, diventi così a cuor leggero un portabandiera della discriminazione e della censura?