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Populismo già in riflusso?

di Simone Torresani - 30/04/2017

Populismo già in riflusso?

Fonte: Il giornale del Ribelle

       

 

Ammettiamolo: benché fosse nell' aria il passaggio al secondo turno delle presidenziali da parte di Marine Le Pen ci ha un poco delusi, non tanto per il personaggio che è forse l'unico attualmente sulla piazza a poter dare una scossa mortale a questa Europa dei banchieri e dei burocrati imprigionata oltretutto nella gabbia della NATO, quanto per le percentuali di voto prese. Ci saremmo aspettati qualcosa di più che il 21% dei suffragi, specialmente considerando che in molti sondaggi i numeri erano più alti e in virtù delle recenti "performances" del Front National in Francia ma anche, principalmente, per le condizioni contingenti in cui i transalpini si sono recati alle urne. Due anni e mezzo di pesanti attacchi terroristici, insicurezza, una economia che ha visto tempi migliori, il fallimento totale senza appello del multiculturalismo e i suoi disastri, le banlieues in rivolta perpetua, lo smarrimento dell'elettorato medio e il senso di declino che grava su un Paese, su un popolo, che ha mantenuto comunque intatto il senso di identità nazionale e collettiva anche in tempi di mondialismo.

 

Premesso che al ballottaggio sarà dura se non impossibile l'affermazione di Le Pen, la domanda è: perché? E poi: forse l'onda del populismo, specialmente dopo i clamorosi voltafaccia e la resa totale al "deep State" americano di Trump è in riflusso? Molte sono le risposte al primo quesito e la più significativa arriva da una di quelle interviste "volanti" fatte all' uscita dai seggi da una troupe del TG1, interviste volanti pregne di significato in quanto parla "l'uomo della strada", il signor Rossi qualunque: "non ho paura, perché è normale, noi dobbiamo convivere con il terrorismo" ha detto una parigina. Eh certo: la vulgata corrente dell'orwellismo imperante alla fine è riuscita, con un subdolo manipolamento mentale di stillicidio quotidiano di notizie ad usum delphini politicamente corretto e punti di vista distorti a far passare l'anormale per il normale. È normale, madama la marchesa, che si combatta il laico Assad (nemico giurato dell' ISIS) anziché l' ISIS stesso a fondo, è normale che immigrati di seconda o terza generazione nella" società multilateralmente e multiculturalmente sviluppata" (a proposito, così parlava anche Ceausescu nei suoi comizi...) prendano camion, furgoni, coltelli, machete, auto e facciano qualche strage nelle isole pedonali o nelle stazioni: due,tre volte la settimana, così, tanto è.."normale": proprio come a primavera è normale uno sbalzo climatico o il mutare repentino del tempo. È normale, c' è sempre stato, come l'Eurasia era sempre stata in guerra con l'Oceania in "1984"-salvo poi correggere all' ultimo minuto per dire che no, è sempre stata l' Estasia il nemico. Non mettiamo in dubbio che in molti si siano destati e le scene degli operai della Whirlpool di Amiens che fischiano Macron e tributano applausi a Le Pen per la difesa di uno stabilimento industriale che chiuderà nel 2018 per delocalizzazione in Polonia sono immagini da conservare, da salvare nella memoria collettiva.

 

Il problema è che il naufragio della globalizzazione è simile a quello del Titanic: sono i passeggeri di terza classe (tra cui gli operai Whirlpool) i primi a vedere l'acqua alta nelle cabine, a temere di fare la fine del topo. Poi vi sono i passeggeri di seconda classe, quelli che votano Macron per sbarrare la strada alla "fascista" Le Pen, che si illudono di poter tenere i piedi all' asciutto, perché le loro cabine sono al piano superiore e forse perché quelli con la cabina con qualche optional in più hanno tratto o traggono effimeri vantaggi dalla globalizzazione stessa; infine vi sono i passeggeri di prima classe, i padroni del vapore,  quelli che la fanno sempre franca con le scialuppe di salvataggio in quanto la ciurma è addestrata a servirli a scapito degli altri...fin quando la nave non affonda e anche loro muoiono -se non tutti, parecchi-nei flutti. La nave imbarca acqua ma ancora non vi è il panico totale, solo la terza classe si agita perché capisce che sì, qualcosa forse non va per il verso giusto.

 

Circa la seconda domanda, la risposta è che in effetti una lieve contrazione dell'onda populista è in atto, forse indipendentemente da Trump, dal quale poco o nulla abbiamo mai sperato, in quanto la grossa agenda politica USA non è scritta di certo dai presidenti. Forse per disillusione, forse perché a grandi speranze subentra una realtà inserita in una gabbia di ferro che comprime l'azione, forse perché il momento del redde rationem appare sempre a portata di mano, salvo poi non essere mai acchiappato, forse perché l'attuale sistema mondialista-finanziario-turbocapitalista è un'Idra dalle molteplici teste che si autorigenerano e sembra di combattere coi mulini a vento. Sì, se non vincerà Le Pen è prevedibile un fisiologico e marcato riflusso, anche perché, ripetiamo, nessuno attualmente in Europa ha la caratura della francese, men che meno in Italia, dove Lega Nord e pentastellati sono del tutto inadatti e inadeguati e manco paragonabili alla statura e al programma del Front National. Oltretutto i due popoli sono diversi: ancora con qualche guizzo vitale i francesi, totalmente spenti gli italiani. Resta solo la strategia dell'attesa vigile, consapevoli che prima o poi l'acqua salirà al secondo e terzo piano, travolgendo tutto e tutti. Solo allora chi avrà mantenuto i nervi saldi potrà cercare di salvarsi o far da guida a chi è rimasto folle dal panico.