È una domanda certo pertinente quella riguardante il vero carattere della teoria del gender: è un’ideologia oppure no? A sentire i suoi difensori, ovviamente, non è un’ideologia. È, anzi, una teoria scientifica, che mira a dimostrare e a tradurre in comportamenti conseguenti la visione secondo cui la scelta del sesso è storicamente e socialmente determinata: per natura, invece, non esisterebbero sessi. Ciascuno potrebbe, dunque, scegliere liberamente cosa essere. Di qui l’esigenza, difesa a spada tratta dagli adepti della visione gender, di decostruire la prospettiva tradizionale secondo cui esisterebbero maschi e femmine, bambini e bambine.

Tali decostruttori scriteriati aspirano a rieducare la popolazione a partire dalle fasce più giovani, cioè dai bambini delle elementari: rieducandoli in un modo che farebbe ridere se non facesse piangere (giochi di gender, scambio di vestiti tra bambini e bambine, esempi gender nei problemi di matematica, ecc.): Orwell e Huxley erano dilettanti nel descrivere la società totalmente amministrata e manipolata!

Che piaccia o no, l’umanità esiste, da sempre, tramite la dicotomia uomini/donne: il genere umano è unitario e si riproduce tramite la differenza sessuale tra uomini e donne, parti diverse e ugualmente appartenenti al genere umano (dunque portatori di eguale dignità e di eguali diritti). È una banalità, ma occorre ripeterla: nel tempo della menzogna planetaria, occorre lottare perché anche le cose ovvie e banali non vengano negate fino in fondo dalla manipolazione organizzata.

Ora, senza entrare nel merito della questione, mi limito a prendere rapidamente in esame la tesi in questione: la tesi, cioè, secondo cui quella del gender non sarebbe un’ideologia. Lo dico apertamente: tra le categorie più divertenti di persone che abbia incontrato recentemente vi sono indubbiamente coloro i quali sostengono, convintamente, che “non esiste alcuna ideologia gender”. Ogni ideologia – Marx docet – si regge esattamente sul tentativo di negare il proprio carattere ideologico: ossia sul tentativo di mostrare la propria “naturalezza”.

Anche i signori capitalisti dicono, guarda caso, che non esiste alcuna ideologia capitalista e che quello da loro propugnato è il modo naturale di essere al mondo dell’uomo. Il comunismo non è riuscito a realizzare la società senza classi. L’odierno monoteismo del mercato sta invece riuscendo, per ironia della storia, a realizzare la società senza sessi: la società asociale degli atomi unisex interscambiabili, dotati di una sola identità, quella del consumo.

Se Marx invitava alla rivoluzione orientata alla riappropriazione dei mezzi di produzione, oggi siamo giunti al paradosso di dover lottare per la riappropriazione dei mezzi di riproduzione!