Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Santa Sofia: Erdogan ci sta dando una lezione (e non lo fermeremo a colpi di Unesco)

Santa Sofia: Erdogan ci sta dando una lezione (e non lo fermeremo a colpi di Unesco)

di Libero Baluardo - 14/07/2020

Santa Sofia: Erdogan ci sta dando una lezione (e non lo fermeremo a colpi di Unesco)

Fonte: Il Primato Nazionale


È l’ultima decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan: riconvertire (udite udite), la basilica di Santa Sofia in moschea. Proprio il 10 luglio scorso il Consiglio di stato turco ha annullato il decreto Atatürk, cancellando la trasformazione della Moschea in Museo avvenuta nel lontano 1935. Lo stesso giorno, il Presidente Erdogan con un decreto presidenziale ha riaperto al culto islamico la Basilica.

Quale Occidente? Quello di Black lives matter?
Decisione che ha suscitato l’ira di più di un’anima occidentale e sdegno dello stesso Matteo Salvini con una reazione di stizza per farsi bello con l’atlantismo filo americano di noialtri: “La stessa Turchia che qualcuno vorrebbe far entrare in Europa, trasforma Santa Sofia in una moschea. La prepotenza di un certo islam si conferma incompatibile con i valori di democrazia, libertà e tolleranza dell’Occidente“. Matteo, ma che cosa dici? Quale prepotenza? Ma soprattutto, quali valori di democrazia, libertà e tolleranza dell’Occidente? È più di un mese che infuria da una sponda all’altra dell’Atlantico una “crisi di tolleranza”, se vogliamo chiamarla così, per la quale monumenti e opere storiche sono rimosse, sfregiate ed abbattute. Quale libertà, se viviamo in una società in cui una casa editrice non può fare normalissima attività editoriale senza che un colosso multinazionale la metta a tacere? Quale democrazia? Ma come, ci lamentiamo tutti i giorni del deficit (grave) di democrazia in Italia, nelle istituzioni europee e nel mondo del lavoro. Matteo sei sicuro che questo sia il modello giusto da opporre ad una “sana” prepotenza di stato?

Sicuri che un museo sia meglio di una moschea?
Ma andiamo oltre, arrivando al succo della questione “moschea si moschea no”, partendo da una semplice domanda: perché un museo con info-point turistici sarebbe meglio di una moschea? Siamo arrivati ad un livello per il quale ci sembra assurdo pensare di destinare una struttura sacra ad un uso sacro. Certo, non il nostro sacro (quale poi?), ma non possiamo certo pretendere che una nazione a stragrande maggioranza musulmana preghi in una pagoda o in una sinagoga. Suonerebbe estremamente ipocrita se qualcuno venisse a lamentarsi con noi dell’uso esclusivo che la Chiesa Cattolica fa delle basiliche romane e dei monasteri sparsi per tutto il globo. Anche la chiesa, se vogliamo, ha conquistato quei luoghi di culto, soppiantando gli idoli della paganità con quelli della Vergine Maria, eppure non ci sembra assurdo, ed è giusto così, che qualcuno reciti messa a San Pietro. Ora, Erdogan non è sicuramente il profeta dell’Islam (e nemmeno il nostro), ma forse dovremmo chiederci se non sia giusto fare altrettanto, per quel concetto espresso sopra di “sana” prepotenza di Stato.

Dal suo punto di vista Erdogan fa bene
Perché lamentarsi se la Turchia fa quello che farebbe ogni sana Nazione? Ovvero, riappropriarsi per i suoi scopi, giusti o sbagliati che possano essere reputati, dei suoi spazi in barba alle istituzioni “turistiche” che vogliono relegare patrimoni, simboli e monumenti al solo scopo globalista del guadagno, svuotandoli di significato e senso per trasformarli in grossi centri commerciali che vendono merda, souvenir e cartoline ai grassi e sudati turisti d’oltreoceano. Che fascino ha una struttura religiosa se non è più tale? Il fascino artistico fine a se stesso, buono per una tesi di laurea nella migliore delle ipotesi, buono solo per fare una foto e pubblicarla su instagram nella maggior parte dei casi. Viene da chiedersi, guardando alla Turchia specchio della nostra impotenza, perché noi dobbiamo fare una fila interminabile per entrare al Pantheon e pagare per vedere ciò che è nostro da secoli? Perché dobbiamo accettare la bruttezza dei nostri centri storici in mano a B&B, friggitorie sino-giappo-indu-messicane e venditori di mutande col pene del David di Michelangelo stampato sulla patta? Perché chi vuole seguire messa in chiesa o dire una preghiera deve fare a spintoni con scemi col cappellino e lo smartphone in mano? È questo, dovremmo seriamente chiederci, il modello che sta offendendo Erdogan? Ben venga allora. È questo il modello che vogliamo opporre ad Erdogan? Se così è, siamo praticamente spacciati. Perché se da un lato c’è una Turchia con chiari intenti egemonici, non solo politici ma anche religiosi, che poi è un altro dogma tutto occidentale la separazione del sacro dalla vita pubblica, dall’altra c’è un ventre molle che a colpi di gessetti colorati ha abdicato alla potenza e al sacro per vendersi la pelle, per non dire le palle.

Il nostro “dio” è l’Unesco?
Insomma, contro la febbre da museo e la cultura del turismo, dovremmo riaffermare una volontà costruttrice, conquistatrice che manca dalle nostre sponde da quasi settant’anni. L’Islam non è il nostro nemico, o meglio, è il nostro nemico nella misura in cui il suo spazio vitale si infrange contro il nostro spazio non-vitale . Il problema vero nel rapporto con l’Islam in espansione, con tutte le sue sfumature, è che se loro sono vivi e coltivano un rapporto verticale con il divino noi siamo malati terminali che coltivano l’odio per se stessi. Chi è il nostro Dio, l’UNESCO? Se sì, siete anche liberi di battervi: brandite le spade in suo nome e partite alla riconquista di Costantinopoli. Però dovete anche accettare che qualcuno ha preso quella città molti secoli fa e, dopo averla ripresa una seconda volta dopo la parentesi laica imposta da Ataturk, non la lascerà molto facilmente. Dovete accettare che a qualcuno non freghi un cazzo del concetto di “patrimonio dell’umanità” e quindi non vi accoglierà a braccia aperte. Potete sempre provare, ma dubito che un’istituzione laica, finanziaria, culturale, possa suscitare un tale impeto necessario ad una guerra.

Come combattere Erdogan?
Che fare? Ovviamente la risposta non è convertirsi ma avere chiaro contro chi rivolgere la nostra “crociata”: il nostro primo nemico (spiace per Salvini) sono proprio i valori di democrazia, libertà e tolleranza dell’Occidente. Falsi valori, ovviamente. Valori ipocriti costruiti sul sangue dei popoli europei. Valori che hanno prosciugato il Mediterraneo e spalancato le porte alla grande sostituzione, valori che hanno messo in mano a banche ed individui apolidi e senza terra il destino delle Nazioni, valori che hanno rammollito e consegnato al fatalismo intere generazioni. Se in Dio non c’è più la risposta, esautorato da una chiesa fatalista e secolarizzata, primo nemico da combattere anche lei, forse possiamo trovare la forza in un principio, un’idea, un’identità di cui sentiamo la presenza proprio perché vicina alla morte. Ma se ci riconosciamo nell’identità occidentale siamo già morti. Cambiamo paradigma. Guardiamo al centro, guardiamo a Roma e all’Italia, senza infatuazioni germanofile o russofile. Se l’Europa tornerà a respirare sarà grazie al risveglio dell’Italia. Un risveglio che parte dalla riconquista degli spazi politici, sociali, culturali, anche sacri, da non lasciare in mano ai distruttori di casa nostra.

Libero Baluardo