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Siamo sicuri che l'attuale strategia anti-covid sia quella giusta?

di Pino Cabras - 13/09/2021

Siamo sicuri che l'attuale strategia anti-covid sia quella giusta?

Fonte: Pino Cabras

L’Italia ha appena lo 0,75% della popolazione mondiale, ma crede fortemente che anche per il rimanente 99,25% dell’umanità la questione covid sia affrontata negli stessi modi, con le stesse parole d’ordine e con le stesse pandemistar a dominare gli schermi. Fuori dalla Bolla Italia esiste invece una realtà diversa, un mondo “Burioni Free” che ha sì cambiato la propria profilassi, ma fa meno drammi e fa stare meglio la gente.
Vi propongo alcune riflessioni in merito all’attuale situazione della crisi Covid che nascono dal confronto con alcuni analisti politici e con molti significativi dati ormai a nostra disposizione. Quella che chiamo Bolla Italia è una sorta di “bolla locale” che chiude in un universo separato e provinciale le azioni delle istituzioni e dei partiti, l’impaginazione degli organi di informazione, il modo di leggere le statistiche, la polarizzazione estrema dei rapporti fra le persone dentro le comunità, l’organizzazione dei viaggi e del lavoro sotto una cappa di regole di confinamento in continua evoluzione. Nel giro di breve tempo si è formata una casta di “intellettuali organici della pandemia” a servizio permanente ed effettivo di una sola narrazione legittimata, organica a un blocco d’interessi, che ragiona nei confronti delle narrazioni diverse con la stessa logica confessionale della “scomunica”. I social network, i cui principali azionisti sono gli stessi delle banche e delle case farmaceutiche, sigillano in modo sempre più occhiuto le parole e i pensieri consentiti. Non è un complotto. È il capitalismo del XXI secolo. Gli intellettuali organici della pandemia hanno formato anche un loro affezionato pubblico di piccoloborghesi ipocondriaci e incattiviti, che chiedono alle autorità di fare la faccia sempre più feroce.
Tutto il mondo, sia chiaro, sente che la sfida sia globale. I temi possono anche somigliarsi ovunque: il distanziamento fisico (c’è chi dice sociale), le nuove regole d’igiene, i vaccini, le cure, la tenuta degli ospedali, le strategie diverse per anziani e giovani. Gli Stati dosano interventi di emergenza e tentativi di far reggere il funzionamento economico e sociale in modi diversi, offrendo così esempi pratici di centinaia di possibili maniere di affrontare la sfida, altrettante “controprove” rispetto a quelle che in Italia sembrano “prove” inconfutabili.
Molti in Italia presentano ad esempio l’urgenza di forzare la mano sulla questione vaccini con l’idea che gli italiani tendano a rifiutare le inoculazioni. Osservate la tabella tratta da “Il Sole 24 Ore”. L’Italia è il 14° paese al mondo per doppie vaccinazioni. Precediamo paesi del calibro di Regno Unito, Norvegia, Paesi Bassi, Francia, Israele, che pure iniziarono prima. Chi dice che gli italiani “non vogliono” - e per questo si dovrebbero manomettere equilibri costituzionali delicati - sta mentendo. Non stupitevi se gran parte della stampa italiana mente e se il vostro presidente del Consiglio mente. Mentono quasi sempre, in modo vasto e sistematico.
Vedevano invece giusto sull’argomento l'OMS, la Commissione Europea, il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa. Pressoché tutti i paesi si conformano a un quadro giuridico in cui gli obblighi e le costrizioni vaccinali sono da evitare perché violano i diritti universali e fondamentali della persona umana. Senza arrivare al giro di vite che viene ora inaugurato, molta gente si era comunque vaccinata. Perché mai dunque trattare i cittadini italiani come sudditi riottosi, con un carico di violenza pubblica sconosciuto agli altri stati?
Ma questo è solo un pezzo della questione. Faccio mio il post pubblicato da Simone Santini, un analista che va più in profondità sulla questione strategica di fondo, con uno sguardo rivolto al mondo intero. Leggete attentamente cosa scrive.
Si fa una domanda radicale: «Siamo sicuri che l’attuale strategia anti-covid sia quella giusta?». La risposta di Santini è articolata.
«Sempre più scienziati e studiosi, a livello internazionale, stanno avanzando dubbi sulla efficacia della strategia anti-covid adottata generalmente in Occidente, ma anche in altre fondamentali parti del mondo, come in Cina, basata sul concetto di “covid zero”.
Con tale espressione si intende una strategia che punta ad eliminare la circolazione del virus così da cancellare il problema e tornare a una condizione di normalità. Dai lockdown alle vaccinazioni di massa, il concetto alla base è il medesimo: l'obiettivo finale è l'eradicazione del virus.
Le voci di tali scienziati, si diceva, si domandano però se tale obiettivo sarà davvero raggiungibile con i mezzi a disposizione. Secondo questa linea di pensiero, infatti, sia i lockdown che le vaccinazioni di massa sono utili, anzi necessarie, per bloccare l'avanzata e il dilagare senza controllo del virus durante i picchi epidemici, salvando così i sistemi sanitari dal collasso (è questa, diciamocelo, la vera e fondamentale emergenza che ci ha minacciato durante il 2020 ed all'inizio di quest'anno) ma non sarebbero sufficienti per superare definitivamente il problema nel lungo periodo.»
La pandemia (o meglio: sindemia) «sarebbe veramente superata solo a due condizioni, anche alternative: o con il virus che raggiungesse naturalmente una condizione endemica per cui, adattandosi all'uomo, diventasse meno aggressivo, oppure se si scoprisse un farmaco efficace (magari sia nella fase iniziale che successiva della malattia), di facile somministrazione, e adatto a un utilizzo di massa quindi senza effetti collaterali apprezzabili. Insomma, la strada da perseguire non sarebbe tanto quella della tendenziale eradicazione quanto piuttosto di una ragionata convivenza col covid, fino al raggiungimento di una immunità di gregge naturale e non vaccinale.
I vaccini stanno dimostrando infatti di essere un mezzo utile per attenuare le forme più gravi della malattia, in particolare per le fasce fragili della popolazione, ma non sembrano in grado di arrestare la circolazione del virus tra la popolazione. Dunque utili per tamponare gli effetti più dannosi dell'epidemia, ma non adatti a stroncarla.
Gli Stati che hanno portato avanti campagne massicce di vaccinazione, alle prese con varianti ed efficacia limitata temporalmente di tali presidi, si trovano ora davanti al dilemma: ricominciare da capo ogni 6-8 mesi con nuovi cicli di inoculazioni? Terza dose, quarta, quinta per tutta la popolazione? Fino a quando?
Altri Stati, anche europei, stanno immaginando una via diversa. Dopo aver vaccinato le fasce più deboli della popolazione e buona parte delle altre, stanno riaprendo la vita civile alla normalità, senza discriminare e distinguere la popolazione tra vaccinata e non-vaccinata.
Contano sul fatto che non ci saranno più masse di malati (specialmente anziani e fragili) che intaseranno gli ospedali, che alcune cure per la malattia ormai ci sono anche se non definitive, che se il virus circola fra la popolazione più giovane, resistente e forte, non solo non farà troppi danni ma, addirittura, potrebbe essere positivo nel lungo periodo.»
Santini conclude: «Il dibattito pubblico socio-politico e informativo in Italia dovrebbe essere orientato su tali argomenti. Invece pare anchilosarsi sulla problematica presenza di 4-5 milioni di cittadini che non intendono vaccinarsi (questa sarà in definitiva la quota dei cosiddetti no-vax)». Nel frattempo, nel mondo ci sono ancora 4-5 miliardi di persone non vaccinate e qualsiasi forma di realismo politico ci fa concludere che non lo saranno ancora a lungo, intanto che qui si insisterà con la catena delle dosi in una fase ancora soggetta all’incertezza degli esiti sperimentali. L’immunità di gregge è una chimera, un irraggiungibile miraggio intorno a cui viene fatto ruotare ossessivamente e ipnoticamente il dibattito pubblico nostrano. Milioni di persone sono trattate come l’asino che tira la carretta perché gli viene fatta pendere una carota davanti al muso, intanto che viene usato un bastone sempre più robusto a percuotergli la groppa.
Poche ore dopo a pubblicazione del post che vi ho trascritto, arriva una conferma da Londra sul fatto che le strategie tese ad accentuare un’organizzazione sociale da Stato di Polizia non sono le uniche possibili. Il ministro della Salute britannico, Sajid Javid, dichiara: «Non dobbiamo fare le cose solo per il gusto di farlo o perché gli altri lo stanno facendo, dobbiamo considerare correttamente ogni possibile intervento. Non mi è mai piaciuta l'idea di dire alle persone “Devi mostrare i tuoi documenti o fare qualcosa per poter svolgere un'attività quotidiana”. Abbiamo ponderato a lungo la questione e, anche lo terremo come riserva e come potenziale opzione, sono lieto di annunciare che non andremo avanti con il progetto dei passaporti vaccinali» (https://www.youtube.com/watch?v=q9q_mFfLD1U). Nella violenta dialettica imposta dal potere in Italia, una simile posizione sarebbe immancabilmente ricaduta e soffocata nell’etichetta NoVax. Ricordiamoci che l’ipotesi di green pass britannico non si spingeva verso la sommatoria di vessazioni del documento ricattatorio italiano: non entrava nel campo dell’organizzazione del lavoro e delle scuole, né sui trasporti. Si limitava a prevedere una forma di controllo per grandi eventi e luoghi a elevato assembramento. Beh, hanno preferito non introdurlo.
Il contesto europeo e mondiale offre numerosi esempi in cui molte misure di confinamento di massa sono state evitate ottenendo risultati di gran lunga migliori rispetto all’Italia. Questo è un paese prostrato in cui la salute psichica e fisica di milioni e milioni di persone, specie giovani, è stata aggredita da restrizioni gravissime, indiscriminate, sproporzionate, indifferenti alle reali condizioni psico-fisiche dei cittadini.
È imperdonabile che questo esperimento di ingegneria sociale sia perpetrato da una classe dirigente che nell’ultimo quindicennio ha smantellato ospedali e non ha assunto medici, mentre ora vuole fare pagare il prezzo delle sue incapacità interamente al popolo. Le restrizioni creano inoltre un’infrastruttura di strumenti che consentono al potere esecutivo di imporre una nuova «austerity mascherata» che salverà alcuni settori all’interno della rivoluzione digitale e sacrificherà altri settori e regioni caratterizzati dalla piccola impresa e dall’autoimpiego.
Retrospettivamente, i confinamenti e il green pass hanno condannato ad esempio il turismo e la ristorazione a essere facili prede da acquistare a prezzo vile. Mafie e multinazionali si leccano i baffi, sotto la mascherina. Il banchiere a Palazzo Chigi ha il fisico del ruolo per completare questo lavoro, favorito dalla vasta Palude parlamentare in cui gran parte dei deputati e senatori ha rinunciato a ogni autonomia. Mentre a Westminster il governo va ad ascoltare i rappresentanti del popolo, a Montecitorio il governo va a calpestarli. Il tutto con la benedizione del Quirinale e di una stampa che altera le notizie e scatena una campagna di marketing prepotente, con le stesse tecniche occulte e palesi della Psicologia di Guerra.
Spetterà a una minoranza tenere alta la fiaccola della ragione e lottare per un sistema più libero e rispettoso della dignità e del lavoro dei cittadini della Repubblica, che affronti la questione covid con equilibrio, prudenza, strategie differenti per età, tamponi gratis per tutti per un controllo tempestivo delle condizioni epidemiologiche, investimenti. Nel manifesto di «L’Alternativa c’è» lo diciamo:
«Il trend della privatizzazione dei servizi sanitari degli ultimi vent’anni va invertito con investimenti nelle 4P (1. Pubblico, 2. Posti letto, 3. Personale, 4. Prevenzione primaria). La fiducia verso le istituzioni sanitarie va ricostruita con la trasparenza, la digitalizzazione, la tutela della privacy dei pazienti e il benessere organizzativo per sostenere il merito e l’efficienza. Vanno ribilanciate le abnormi spese in marketing delle multinazionali del settore per favorire invece le spese in Ricerca e Sviluppo. Rispetto alla crisi Covid-19 va comparata la risposta del nostro sistema con i sistemi sanitari che hanno dato le migliori risposte nel mondo senza cadere in forme di “società del controllo” e hanno puntato su un’efficace rete di sanità di iniziativa, medicina territoriale e assistenza domiciliare. Va affrontato il tema dell’equilibrio fra competenza nazionale e regionale della Sanità. il PIL di spesa per la Sanità pubblica dovrà essere elevato ai livelli di Francia e Germania.» (https://www.facebook.com/LAlternativaCE21/posts/116324260501235)
Il No al green pass e alla sua estensione è una questione cruciale, e anche l’idea che già si adombra di obbligo vaccinale è da denunciare come una fuga criminale dalla realtà. Proprio coloro che ora alzano la voce per bollare i critici di questa misura come antiscientifici, stanno in realtà affidando il nostro destino a una forma di “pensiero magico” che punta tutte le carte su una ruota soltanto, che gira malissimo e impedisce le altre soluzioni.