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Sulla maggior parte dei giornali la notizia o non c'è o per vederla ci vuole il microscopio

di Andrea Colombo - 02/10/2020

Sulla maggior parte dei giornali la notizia o non c'è o per vederla ci vuole il microscopio

Fonte: Andrea Colombo

Sulla maggior parte dei giornali la notizia o non c'è o per vederla ci vuole il microscopio. Capita che Nicola Cosentino sia stato assolto in appello, dopo appena nove anni di cui tre in custodia cautelare. Non è la prima assoluzione: ce n'era già stata un'altra in un processo simile l'anno scorso. Resta un terzo processo e vedremo come va a finire ma le due assoluzioni costituiscono un'ipoteca pesante sulla terza sentenza.
Cosentino una condanna definitiva sul groppone in realtà ce l'ha: per aver corrotto una guardia in modo da ricevere cibo diverso da quello passatogli in quella galera nella quale, stando alle attuali sentenze, non avrebbe dovuto trovarsi. Un tantinello diverso dall'associazione con casalesi, mafiosi e chi più ne ha più ne metta di cui era ed è accusato.
Ma ve lo ricordate chi è Cosentino? Le centinaia di articoli? La condanna emessa dall'alta corte dei giornalisti presieduta da quell'essere ignobile e disgustoso che dirige Il Fatto? La trasformazione nel simbolo stesso del malaffare, della corruzione, della politica criminale? E ci pensate a cosa significano tre anni di custodia cautelare e nove di processo per poi sentirsi dire, come era già successo tanto per citare un caso noto, a Paolo Signorelli: "Scusi tanto, dottore"?
Quando qualcuno si chiede cos'è il giustizialismo e perché è immondo sempre, anche quando pretende di colpire Cosa nostra, i Casalesi, la 'ndrangheta e fosse pure il diavolo in persona, la risposta è questa.