Un Paese di minotauri
di Andrea Cometti - 14/11/2016
Fonte: Andrea Cometti
In parte ubriacati dalle vicende elettorali americane e limitati da una ormai implosa o implodente Unione Europea, - la Brexit è già dimenticata? -, il triste quadro della politica italiana è lo specchio di una società al tramonto, spossessata del proprio potere “democratico” di sovranità e in mano a vere e proprie bande di affaristi senza scrupoli, spesso “internazionali”, in cui ogni regola è saltata: il mancato stato di diritto, l’anarchia tout-cort che regna sovrana è palpabile ogni giorno nella dura vita degli scoraggiati cittadini.
Lo schema “Roma”
E’ una situazione in apparenza senza speranza che trova il suo naturale sfogo, elettoralmente parlando, in un movimento sostanzialmente anarchico, spesso anche di dilettanti allo sbaraglio, come il M5 Stelle, ma inquadrabile come estrema ratio e cicuta per affossare il sistema malato: primo “partito” d’Italia, vincente e al governo a Roma capitale e nell’orfana - della Fiat - Torino, oltre che in Sicilia e tante realtà locali: l’onda lunga grillina non è assolutamente esaurita, tutt’altro disponendo di un bacino elettorale illimitato, corrispondente alla metà dei cittadini che ormai non vanno a votare e agli elettori del centrodestra, senza rifermenti certi, dipendenti dalla salute e dagli umori di un’ottantenne appassionato di inciuci e “nazareni”. Lo schema Roma è lì a dimostrarlo, per quelli non l’hanno ancora capito, e sarà la chiave dominante delle lotte politiche dei prossimi anni.
Popolo contro “Minotauri” e poteri globali
Lo scollamento e l’ormai scontro, tra i due mondi così diversi è visibilissimo, da una parte lo stato “burocratico” dei politici voltagabbana e riguardanti tutto l’arco costituzionale, (Es. Verdini, Alfano, Montiani, ma anche il M5s) finanzieri senza scrupoli e banche fallite (Mps, Vicenza e Veneto Banca), e il moloch statale in vecchio stile Unione Sovietica, con il morente mondo sindacale al seguito, tutti legati ai loro consolidati privilegi: il tutto ben amalgamato da mamma Rai - ora con canone garantito - e i mezzi di comunicazione “addomesticati”; dall’altra la massa del popolo vessata in ogni ambito della sua vita, dalla giustizia, alla tassazione, all’informazione manipolata. La grande economia, Fiat su tutti è già fuggita, rimane per ora l’eroica media e piccola impresa, gli unici in realtà, che pagano le tasse sulla “ricchezza reale” prodotta, essendo l’atro mondo: il terziario finanziarizzato e l’ ente “stato”, ormai snaturato nei propri scopi ed essenze sociali dalle nuove regole del mercato globale, legate appunto alla borsa, alla rateizzazione coatta e manipolata, al prestito “forzato” bancario in realtà offerto a condizioni capestro.
Miti da sfatare
In questa società moderna di cittadini schedati e digitalizzati, a cui viene negato di fatto “il risparmio e la prima casa”, oltre al sacro lavoro, le regole democratiche “costituzionali” non esistono più: i partiti (in realtà quelli veri sono solo una manciata), la par condicio, la “discriminatoria” raccolta firme e quant’altro è saltato tutto. Lo scopo finale è il governo “tecnico”, capace di intervenire extra-legis a soddisfare le esigenze delle lobbies, dei poteri internazionali a cui anche il nostro Paese è soggetto. Sta svanendo anche quel minimo di parvenza di ossequio alle regole democratiche, con il ruolo centrale del Presidente della Repubblica, eletto oggi da un Presidente del Consiglio tecnico non eletto, e ancor prima da due camere esautorate da una “silenziata”, quanto storica sentenza della Corte Costituzionale. Esemplificative le dichiarazioni del presidente emerito al riguardo del suffragio universale, considerato ormai superato, come de facto la democrazia stessa.
In questo clima si voterà il 4 dicembre per un Referendum che in altri anni avrebbe messo automaticamente, in stato d’accusa i suoi proponenti: per attentato allo Stato e alla Costituzione. La reale maturità e consapevolezza del momento storico è il vero punto di domanda a cui gli italiani, da soli dovranno rispondere, in gioco è il vecchio e considerato obsoleto: ”Dio, Patria e Famiglia”, l’alternativa: il suo esatto contrario, a breve la storica sentenza.