Uomini che odiano le donne
di Antonio Terrenzio - 11/07/2025
Fonte: Antonio Terrenzio
La morte recente di una pornostar americana ha dato il là ad una serie di commenti intrisi di disprezzo ed odio per la 28enne morta per overdose. Non è il caso di riprendere il contenuto dei commenti. Episodi del genere sono sempre più ricorrenti tra la comunita c.d. "Incel", quella degli involontari celibi che scaricano la loro frustrazione per astinenza di sesso e per solitudine, attaccando il genere femminile per la loro conseguente esclusione dal market dating. Un fenomeno dove l'odio o il disprezzo verso la parte femminile, rappresenta solo la punta dell'iceberg che ha radici profonde e dove l'insulto od il ripudio della donna sono spesso il frutto di uomini esclusi dalla competizione sociale ed economica che premia solo i "migliori" nella società performativa del libero mercato.
Un fenomeno, quello dell'odio social verso le donne, che è il contraltare più immediato di un femminismo che negli ultimi epigoni della cultura woke, ha assunto toni sempre più stucchevoli e deliranti, tendente alla deresponsabilizzazione sistematica della donna e alla sua vittimizazione aprioristica. Ed all'odio verso tutto ciò che rappresentano i valori maschili e virili, bollati risolutamente con l'epiteto valido per tutte le stagioni come "patriarcato".
I due fenomeni non sono minimamente paragonabili nella loro mole. L'astio degli incel, praticamente mai si traduce in azioni concrete se non in
una incontinenza verbale attraverso i social, divenuti ormai sfogatoi dove scaricare le proprie frustrazioni. Nulla di paragonabile, per intenderci, a tentativi di boicottaggio o di ostilità verso iniziative come quella del Comune di Roma di aprire uno sportello consultorio per padri che soffrono e sono vittime di violenza anche fisica nell'ambito domestico. Dicevamo due fenomeni che si evocano a vicenda, ma se da un lato vede le donne sempre in cattedra a rivendicare diritti, non contempla lo stesso trattamento per uomini in difficoltà. Ovvio che il risultato sia l'ulteriore allontanamento tra uomini e donne, e l'aumento di tensione quando non di vero e proprio odio tra i sessi.
Il fenomeno Red Pill, ha avuto il merito di "risvegliare" moltissimi uomini che hanno cominciato a prendere le loro contromisure contro le menzogne di una società che li ha sempre indicati come responsabili di ogni male. Lo studio delle dinamiche tra i sessi ha dato e continua a dare un contributo fondamentale per tutti quegli uomini che decidano di raggiungere una maggiore consapevolezza nei confronti dell'altro sesso, e munirsi delle contromisure contro una società ginecocratica che continua a caricarlo di ogni responsabilità, ma spogliandolo allo stesso tempo di ogni autorità.
La Red pill ha evidenziato una serie di incongruenze della narrazione femminista, cominciando a richiamare la donna moderna, ma anche l'uomo si capisce, alle proprie responsabilità. Questo semplice richiamo alla realtà e al principio di responsabilità, ha finito per stigmatizzare il fenomeno come un rigurgito di maschilismo e patriarcato. Come l'atavico bisogno dell'uomo di dominare e sottomettere la donna. Niente di più falso se per questo si intende prenderle e buttarle in cucina o non farle studiare o perseguire una carriera. Tuttavia il prezzo di tali scelte deve essere presente e molte donne, o non sono consapevoli o scaricano ancora, una volta, l'infelicità delle proprie scelte sugli uomini, assumendo un atteggiamento vittimistico. Altro esempio: se una ragazza sceglierà il porno o di avere una vita promiscua, andrà incontro ad una serie di traumi che avranno il prezzo di distruggerle la vita o il proprio capitale sociale. Nessun uomo di valore prenderà sul serio una donna con un passato promiscuo, non certo per insicurezza, come ripetono stupidamente e pappagallescamente le donne, ma perché il sesso ha un valore profondamente diverso tra un uomo ed una donna, sul piano biologico ma anche sociale. Che piaccia o meno al gentil sesso, un uomo con molte donne è percepito come qualcuno che sta operando bene nel contesto socio-economico, mentre per una donna si può per caso sostenere il contrario? Questo ovviamente non per un pregiudizio patriarcale, ma perché è inscritto nel nostro codice genetico e comportamentale.
Questi esempi appunto evidenziati dal mondo Red Pill, sono stati subito stigmatizzati dalla solita isteria femminista, ma nessuna di loro è riuscita a contraddire la logica di tali assunti.
Se alcuni comportamenti sono inscritti nella nostra natura di uomini e donne, non si può negare che la rivoluzione dei costumi, l'emancipazione sessuale e sociale della donna, abbiano drammaticamente cambiato l'interazione tra i sessi. La pillola anticoncezionale e l'aborto hanno causato cambiamenti nel mondo occidentale, di cui il declino demografico è il risultato più disastroso. Entro il 2035 il 50% delle donne sarà single e childless, e già oggi il 50% degli uomini ha rinunciato a relazionarsi con le donne. Pensare come chi nell'articolo, https://ildetonatore.it/come-evitare-di-essere-un-povero-idiota-che-odia-le-donne-di-matteo-fais/ che niente sia cambiato, che le regole del gioco siano sempre state le stesse, passando sopra tutti gli stravolgimenti sociali accaduti solo nell'ultimo secolo, vuol dire essere dei cretini o bendarsi gli occhi facendo finta di niente.
Donne e uomini non sono affatto uguali, e sostenere che entrambi attuino delle strategie di manipolazione, che sappiano essere meschini, opportunisti e malevoli nei confronti del prossimo, vuol dire guardare i sessi da un punto di equidistanza che non aiuta a capire di cosa stiamo parlando. Se l'obiettivo dell'uomo per esempio, è avere quante più donne possibili e si muove all'interno di un orizzonte quantitativo, la donna aspirerà al migliore che possa avere. Ma al netto delle differenze, se diamo un'occhiata alla statistica delle separazioni e dei divorzi, questi sono drammaticamente iniziati dalle donne, che lo richiedono nell'80% dei casi, e tale percentuale sale addirittura al 90% per donne con una formazione universitaria. Dire quindi che le responsabilità vadano equamente ripartire non ci aiuta nella maniera più assoluta ad inquadrare il fenomeno. Detto in maniera schietta, oggi il problema tra i sessi riguarda maggiormente la "average woman" che non vuole l'uomo medio ed insegue una fetta sempre più esigua di uomini che va dal 5 al 10%. Il problema è tutto qui. La solitudine di entrambi i generi è spiegata in questa equazione e nella mancata intersezione di queste due variabili.
Accettare questa situazione senza porre correttivi, prendendo ad esempio l'atteggiamento di un Woody Allen, che con aria sardonica e smagata accetta passivamente le avversità della vita, raccolto com'è nella sua nevrosi autocompiaciuta, vuol dire di certo non volerne venire a capo, e rifiutare di offrire risposte verso una situazione che sta assumendo caratteri sempre più drammatici per uomini e donne accomunati solo da tristezza e solitudine reciproca. Siamo ai minimi storici. E no, uomini e donne non sono dotati di solo istinti che un padagogia liberal-anarcoide ha spinto a liberare in maniera sempre più egoistica fottendosene del prossimo. In fondo cos'è la quintessenza della filosofia individualista, se non rivendicare la libertà dei propri porci comodi? È per questo che lo spirito nichilistico di quest'epoca bolla ogni principio morale come segno di un potere repressivo. Adorno al posto di Marx. Non mi si venga quindi dire che "le donne sono ciò che sono", come a dire che sono "tutte" di facili costumi o promiscue, quindi bisogna accettarle per quello che sono. Ognuno di noi decide la propria identità scegliendo chi essere. Lo insegnava già Aristotele. Per cui adagiarsi su questo assunto post-moderno sa tanto di supercazzola. Una donna può decidere di rispettare se stessa o mostrarsi come una battona su Instagram o prostituirsi volontariamente su Only Fans, mascherandolo magari con la definizione ridicola di "content creator". Stesse discorso, naturalmente, vale per gli uomini. Siamo noi quindi, con le nostre azioni ed i nostri modelli di riferimento, a darci un valore e come tali siamo riconosciuti, al netto delle distorsioni della società di mercato che premia non i migliori, ma i più adattivi a rappresentarne valori e contenuti.
Continuare a giustificare la donna per la sua natura opportunistica e manipolatoria, per la necessità di sopravvivenza in quanto essere più dobele, sarebbe come giustificare l'istinto predatorio e la brama di potere di qualsiasi uomo perché inscritto nel suo DNA. Una logica a tratti psicotica che trova il punto di massimo acume nell'Occidente neoliberale terminale, dove si nobilita tutto ciò che legittima il desiderio anarchico dell'individuo fine a se stesso.
Ed arriviamo così alla fictio dell'"homo liberalis", l'illusione autoreferente di non rispondere a nessuna morale passata, e di volerne una che risponda al solo perseguimento del proprio interesse. L'illusione di credere che ognuno sia il prodotto di ciò che è in potenza e che quindi, per quanto un professore, per esempio, voglia instillare la passione per la matematica o la letteratura ai propri studenti, la maggioranza rimarrà comunque formata da somari o svogliati che non vorranno apprendere. Ingenua illusione. Un professore bravo e capace, dotato di passione ed autorevolezza, sarà in grado di estrarre da loro il meglio. Non tutti diverranno dei geni della letteratura o della matematica, ma avranno tutti gli strumenti di tali materie e se educati in un certo modo, anche lo spirito critico per emergere in altri campi della vita. L'esempio dello sport da combattimento in questo senso è anche più calzante: in una palestra di lotta libera o di MMA, non tutti ovviamente usciranno campioni, ma saranno tutti dei lottatori. Nulla più di quanto già ci avesse insegnato la filosofia greca, appunto. Per cui, tornando alla nostra realtà di uomini e donne, essa non è mai data in partenza, ammesso che questa partenza coincida con i nostri istinti più belluini. Siamo noi ad essere responsabili delle nostre scelte e dei nostri valori, anche se questa società consumista e liberale impone una morale permissiva e un totalitarismo dolce come aveva già capito Pasolini, non meno invasivo dei regimi totalitari in senso proprio. Tornando all'"odio" degli uomini per le donne, quest'ultime dovrebbero sapere che un uomo rispetta in maniera istintiva qualsiasi donna che non ipersessualizzi la propria immagine rendondo il suo corpo un oggetto libidinoso. Una volta si chiamava senso del pudore. Moltissime donne non sanno più cosa sia o più verosimilmente se ne fregano. Purtroppo i giudizi alla fine arrivano e fanno male; e quando si rimpiangono delle scelte sbagliate, ormai è troppo tardi, come nel caso della pornostar. Non si tratta di odiare nessuno infine, ma possiamo pretendere il rispetto dagli altri solo quando abbiamo dimostrato con le azioni che quel rispetto ce lo siamo meritati, e la maggior parte delle volte esso arriva da solo.