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Wuhan, dove tutto è partito

di Gennaro Scala - 10/10/2020

Wuhan, dove tutto è partito

Fonte: Gennaro Scala

Gli attacchi nei confronti della Cina sulla stampa occidentale si sprecano,  spesso sconfinano nello stereotipo e nel pregiudizio,  tuttavia la narrazione secondo cui la disciplina dei cinesi avrebbe “sconfitto il virus” è diffusa, forse perché è funzionale a classi dominanti che vorrebbero popolazioni ugualmenti ubbidienti e che soprattutto non si lamentano per gli effetti della crisi. In realtà, anche questa narrazione non va fuori dallo stereotipo dei cinesi come popolo di formiche ubbidienti e laboriose. Noi sappiamo ben poco di quello che accade in Cina, per la distanza culturale, per lo scarso interesse anche occidentale. Intanto solo dalla Cina, che io sappia, sono arrivate notizie di rivolte spontanee nella regione dello Hubei dopo la fine del lockdown. Chissà, ipotesi, forse è stata la percezione di una crescente rabbia popolare a far cambiare indirizzo al governo. La Cina non ha sconfitto il virus con il lockdown, per giunta attuato in una sola regione con un ventesimo della popolazione cinese. Il governo cinese dopo un'iniziale reazione estrema, data la pericolosità che avrebbe un'epidemia in una società con oltre venti megalopoli, si è reso conto che si trattava di una malattia meno grave di quello che si pensava. Che si trattava soprattutto di un problema sanitario, che un sistema come quello cinese non prigioniero dei dogmi liberisti, ha le risorse per affrentare. La vita in Cina è tornata alla quasi normalità, compresa la megalopoli di Wuhan  dove tutto è partito.