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Australia: un Paese a secco

di Alessandro Ursic - 10/04/2007

L'Australia è colpita dalla peggiore siccità di sempre. Salgono i danni all'economia, come le restrizioni all'uso d'acqua
L'estate in Australia è già finita, ma la peggiore siccità di sempre non accenna a smettere. Dal 2002 in Australia piove meno, piove troppo poco, estate o inverno fa poca differenza: quello che all'inizio era considerato un evento climatico ciclico viene visto ora come una conseguenza del riscaldamento globale causato dall'uomo. Il conto lo stanno pagando tutti: l'economia nazionale, gli agricoltori dello sterminato outback ma anche gli abitanti delle grandi città, dove sono in vigore restrizioni all'uso d'acqua sempre più rigide. Tanto che si comincia a pensare a un futuro diverso, in cui l'acqua non sarà più abbondante e bisognerà prendersela in altri modi.

I danni all'economia. La siccità dura da sei anni e l'economia ne risente. Nell'ultimo inverno, le esportazioni di frutta e verdura sono calate del 60 percento, in particolare per il crollo del raccolto di grano. Nei primi rapporti del 2007, l'Ufficio nazionale per l'agricoltura ha previsto un dimezzamento dei raccolti di cotone, coltura che richiede grandi quantità d'acqua, e un crollo del 90 percento della produzione di riso. Il governo di John Howard ha calcolato che la siccità dovrebbe togliere tre quarti di punto percentuale al prodotto interno lordo per il 2006-2007. Per assistere le aziende colpite dalla scarsità di piogge, Canberra ha quasi raddoppiato (più 83 percento) i sussidi agricoli.

Misure restrittive. La mancanza d'acqua non riguarda solo le regioni occidentali, tradizionalmente più aride. Anche le grandi città del sud-est, come Sydney e Melbourne, applicano da anni restrizioni all'uso d'acqua, che a seconda dei periodi sono più o meno rigide. Al momento, a Sydney è vietato lavare la macchina con la pompa: si può usare solo un secchio. Irrigare il giardino è permesso solo in due fasce orarie di mercoledì e sabato. Per riempire una piscina serve un'autorizzazione speciale. I risultati si sono visti: negli ultimi tre anni, la città ha tagliato i consumi del 13 percento. Ma a livello nazionale la situazione rimane preoccupante. Lo scorso autunno, un'azienda elettrica ha esortato la gente a tralasciare le “attività non essenziali” sotto la doccia, come canticchiare, per risparmiare acqua e corrente. Gli australiani sono anche stati invitati a mangiare meno carne, perché l'allevamento richiede più risorse idriche rispetto all'agricoltura.

Il prosciugamento di una diga che serve la città di SydneyNuovi progetti. Oltre a tirare la cinghia, nel Paese sono in via di elaborazione diversi progetti per la fornitura d'acqua. Il prossimo luglio, Sydney inizierà la costruzione di un impianto di desalinizzazione, che renderà potabile l'acqua di mare. Perth ha già un'infrastruttura simile, Adelaide e Melbourne ci stanno pensando; ma questi progetti hanno provocato le proteste degli ambientalisti, perché tali impianti richiedono una grande quantità di energia per funzionare. Ancora più controverso, però, è un progetto della città di Brisbane, per far diventare potabile l'acqua delle fogne. Le autorità locali avevano promesso un referendum per decidere; ma poi hanno imposto il loro “sì”, sostenendo che non si poteva correre il rischio di affossare il progetto. Lo stato dell'Australia Occidentale, tra i più colpiti dalla scarsità di piogge, ha anche pensato a un acquedotto lungo oltre 3.500 chilometri, per trasportare acqua da una regione ricca di precipitazioni. Il progetto, ritenuto troppo costoso, è saltato. Ma se la tendenza non si rovescerà, l'Australia potrebbe essere costretta in futuro a escogitare soluzioni ancora più radicali.