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Il buono, brutto e il cattivo: Strada, Prodi e D'Alema

di Carlo Gambescia - 13/04/2007

Il buono, il brutto e il cattivo, il più celebre spaghetti-western, diretto Sergio Leone, fu scritto dalla premiata ditta Age & Scarpelli, Vincenzoni. Questo per la cronaca e per i cinefili… Ma quali sono gli autori dell’altro film, quello con Mastrogiacomo e compagni di sventura (purtroppo…)? Sempre un film-spaghetti, ma non western. Benché pure l’Afghanistan sia roccioso e desertico come quelle zone assolate della Spagna , dove Leone girò il film.
Sugli autori un’indicazione l’ha data D’Alema, “il cattivo”: noi (il governo) abbiamo trattato con i sequestratori afghani, proprio come Berlusconi trattò, a suo tempo, con quelli iracheni. Bene, bravo sette più… Per la serie, come scaricare tutte le colpe sul Cavaliere e vivere felici… Troppo comodo. E poi ne siamo proprio sicuri? Berlusconi, da uomo d’affari, ne sarebbe uscito meglio. E di sicuro ai Talebani, avrebbe venduto anche un pezzo di deserto finto con le palme di plastica. Magari in Sardegna, vicino a uno dei suoi trentotto villoni… E invece, siamo qui a piangere l’interprete. Sì, D’Alema è decisamente il cattivo. I suoi baffetti sono molto diversi da quelli spioventi di Lee Van Cleeff, ma lo sguardo quasi quasi…
Poi c’è il Prodi, il “brutto”. E come non può esserlo con quel “capoccione”, e quella perenne espressione da passeggero incazzato, diretto in periferia ( e probabilmente tirchio), appena rifiutato dai tassisti alla stazione. Vabbé questa è un’altra storia… E che fa Prodi? Prima tratta, poi minaccia Dopo si rimangia tutto. E ora tace. Meglio così. Perché Mortadella spesso parla troppo e a sproposito, come il (brutto) messicano del film di Leone, interpretato da Eli Wallach. Il quale, diciamo la verità, nel film era molto più bello di Prodi… E poi il sombrero è sempre il sombrero… E, nel caso, per Prodi servirebbe una misura extra-large. Comunque sia, il professore, pure questa volta ha fatto casino. E noi siamo qui a piangere l’interprete…
Poi c’è Gino Strada, il “bello”. Oddìo, diciamo, bello dentro: nell’anima. Soprattutto per quella vita che ha scelto di fare. Un Clint Eastwood, senza pistola, ma che sfida il mondo a colpi di flebo. E per fortuna, pure lui ha il grilletto, pardon, la flebo facile, proprio come Clint. Ci piacerebbe averlo per amico.
Ora, una domanda, al brutto e al cattivo: ma come, Strada, vi aiuta a liberare Mastrogiacomo, e voi lasciate che gli mettano dentro un suo stretto collaboratore? Invece di prodigarvi ( tra l’altro si tratta sempre di un povero Cristo finito ingiustamente in gattabuia), vi girate dalla parte delle telecamere. E vi fate belli, dopo aver incaricato Strada del lavoro, magari sporco? Vergogna. E infatti Strada-Eastwood, che non è fesso, li ha massacrati pubblicamente. Ottimo. Vai forte Gino.
Ora, speriamo solo di non dover piangere, oltre all’interprete, anche il collaboratore di Strada. Diciamo pure che il duello finale fin qui lo ha vinto Gino-Clint, e alla grande… Magari senza il cappellone da cow-boy, ma con la sciarpetta, dai colori della pace. E la flebo nella fondina…
Per il resto un brutto film. E fin quando resteremo in Afghanistan, chissà quanti altri ancora ne dovremo vedere…