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Il liberismo globale

di Carmelo R. Viola - 15/04/2007

 


Ancora la maggior parte della gente comune non se n’è resa conto. I “sublimi valori” di democrazia e Stato di diritto – su cui si sprecano lodi ed osanna ad ogni piè sospinto da parte di uomini di potere e di legge e già miraggio del romantico Ottocento – sono soltanto giaculatorie liturgiche e demagogiche recitate in nome di un falso liberalesimo ridotto al peggiore liberismo globale.
Il liberismo globale è la tomba di tali valori ma non nel senso di pace eterna sì di inferno dove i dèmoni supremi sono poche centinaia di affaristi e banchieri, predatori massimi “alla Berlusconi o alla Benetton” da cui dipendono le effettive sorti del mondo intero indipendentemente dal metodo elettorale e dalla proliferazione legislativa.
I presidenti della “più grande democrazia del mondo” (tanto per fare un esempio ad hoc) – quali sono ritenuti, bugiardamente e/o illusoriamente, gli USA, sono dittatori pro tempore, eletti in virtù di marchingegni elettorali (mi riferisco soprattutto alla massa pubblicitaria) messi in opera da magnati del capitale, interessati a mandare nella stanza dei bottoni, uomini di fiducia, complici o manovrabili. E, guarda caso, perfino la facoltà di veto contro delibere dello stesso parlamento, di cui dispongono tali dittatori, è espressione occulta di boss finanziari di quel grande paese.
Che è mai l’ossessione militarista e guerrafondaia degli USA se non la configurazione politica di una crescente volontà di potenza di quei famelici magnati? E che è mai l’estremo capitalismo se non il punto di arrivo del “depotenziamento economico totale” del potere pubblico e della sua “totale desocializzazione” a favore di una privatizzazione totale dei mezzi di produzione e dello sfruttamento dei nullatenenti a favore di un processo “economico” totalmente indipendente dai bisogni reali della collettività ?
E stato abbastanza chiaro il “padreterno” Montezemolo nel dire, a proposito dei movimenti di affari della Telecom e della sua “strategia predonomica” (alias predatoria) che la politica – con parola semplice, lo Stato – deve starsene alla larga, deve lasciare che i potentati “economici” se la sbrighino da sé in una gara universale a chi preda e depreda di più per il solo piacere e il solo brivido di potere gridare di essere più forti – meglio se “i più forti”: loro, che non sanno di programmazione sociale né dell’effettivo fabbisogno dei singoli cittadini né dei diritti essenziali di ogni nato, salvo a chiedere sovvenzioni o sconti fiscali da parte della… politica! E’ abbastanza ovvio che chi è impegnato a fare i propri interessi, non può occuparsi di quelli sociali.
Oltretutto la quotidiana omelia ufficiale, sorretta anche e soprattutto da socialisti pentiti, passati armi e bagagli fra le file del ”nemico di classe”, è riuscita perfino a far credere che il benché minimo intervento dello Stato nello sporco universo degli affari e dei ludi bancari, sia, se non comunismo, quanto meno una sua premessa e una sua minaccia.
E’ all’ombra di questo scenario grottesco, nazionale e mondiale, di colossi predatori con licenza legale (ma non troppo), che si soffia dentro un’altra bolla di sapone: che l’imprenditoria giovanile – e generale!!! – possa dare lavoro e giustizia a tutti, insomma risolvere tutti problemi di una civiltà adulta. E’ come dire che da uno tsunami possa venir fuori un villaggio bene edificato ed abitato da persone felici!
Siamo dunque alla predicazione della paranoia del liberismo globale per uso populista sempre più vero oggetto stomachevole di fede e di culto! All’insinuazione, più tribunizia e piazzaiola che subdola, che la libera impresa affaristica, abilitata a comprare a buon mercato il lavoro (cioè, in termini menzogneri, a “dare lavoro”) e ad accumulare profitti usurai e parassitari senza limite (alla “Bill Gate”), sia la vera libertà, il contenuto di quello che si dice liberalesimo. E la massa, allettata da illusorie prospettive di essere ammessa ai premi della competizione, abbocca…
Il liberalesimo è sì una filosofia di libertà, anzi di tutte le libertà, meno che di quella – autocontraddittoria – di “mangiarsi la libertà altrui a favore della propria”, che è appunto quella capital-imprenditoriale. Il liberalesimo vero, a cui si rifanno alcuni diritti civili, è il “padre del socialismo” in cui si completa esattamente come l’uguaglianza e la fratellanza dànno un significato preciso alla libertà contenuta nella famosa trilogia del 1789.
Il liberismo globale è libero mercato, che risponde solo alle proprie leggi essendo finalizzato SOLO alla libera impresa affaristico-predatorio-usuraia, che si fa beffa e dell’uguaglianza e della fratellanza e trasforma la civiltà tecnologica in una vera e propria giungla dalle sembianze umane.
La preoccupazione che grosse imprese italiane cadano in mani straniere, espressa da parte di chi si sta facendo in quattro per privatizzare-liberalizzare quanto prima anche l’aria che respiriamo (vedi Giappone!), non sono soltanto lagrime di coccodrillo ma anche espressione di vera infamia e/o stupidità, visto che i padroni stranieri non sono, solo in quanto tali, peggiori di quelli di casa nostra.
Tutti gli affaristi e i banchieri di vetta sono predatori affetti dalla mania e smania del possesso come ragione di vita: dei veri e propri soggetti amorali e alienati. Sono questi pazienti pericolosi, in libertà incondizionata, che stabiliscono di quanta moneta debba disporre uno Stato mentre per sé non conoscono frontiere. Sono costoro i pazzi criminali – per dirla con un termine giuspsichiatrico – che chiamano economia il loro depredarsi a vicenda (alias predonomia) – per il bene dei vari Paesi! – e che hanno nelle loro mani le sorti dei poveri mortali per colpa di una crescente categoria di utili idioti, che (salve le poche auree eccezioni) occupano impunemente le poltrone del pubblico potere. Forse è vero – parafrasando Machiavelli – che l’umanità ha i governi che si merita!