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Senato Italiano ricorda Cernobyl aiutando l’ENEL ad investire in nucleare… sovietico!!!

di redazionale - 27/04/2007

 


È di questi giorni la notizia che in  commissione industria al Senato, dove era in discussione il ddl Bersani per la  liberalizzazione dei settori dell’energia e del gas, è passato un emendamento che  costituisce la prima pietra del ritorno italiano al nucleare. L’emendamento Stefani, approvato da uno schieramento bìpartisan, prevede che l’esecutivo  dovrà promuovere il mercato dell’offerta di energia elettrica  anche  "partecipando inoltre alle iniziative comunitarie in ambito di sicurezza, ricerca e sviluppo per la produzione di energia, anche attraverso centrali a combustibile nucleare localizzate in ambito comunitario".  Insomma, il governo italiano potrà ricominciare a pensare all’atomo. Ma perché questa svolta?
Perché l’ENEL ha iniziato la valutazione per il completamento di due reattori nucleari a Mochovce in Slovacchia, dopo l'acquisizione del 66% dell'azienda elettrica slovacca Slovenske Elektrarne. La decisione finale è prevista per i primi di maggio.
Dunque, lo Stato italiano, che controlla l’ENEL (il Ministero dell'Economia controlla il 21,84 per cento delle azioni e la Cassa Depositi e Prestiti il 10,15 per cento) si prepara a investire in due reattori sovietici di "seconda generazione". La definizione non tragga in inganno: si tratta di impianti con standard di sicurezza assolutamente inferiori a quelli dei Paesi occidentali.
Gli impianti slovacchi in cui l’ENEL vuole investire furono autorizzati nel 1986, l'anno di Cernobyl, senza alcuna procedura di valutazione ambientale come allora previsto dalle leggi dello stato comunista. L'attuale governo ha riconfermato che non verrà effettuata alcuna valutazione d'impatto ambientale, visto che l'autorizzazione è precedente alla normative della Valutazione di Impatto Ambientale.

La scelta del Senato di aprire le porte agli investimenti italiani in nucleare sovietico è figlia di un generalizzato sostegno della politica italiana al nucleare. Il senatore diessino Antonello Cabras in sede di Commissione dichiara: "La partecipazione di grandi gruppi come l’Enel a progetti di carattere non solo comunitario, ma anche di carattere internazionale per lo sviluppo della produzione di energia elettrica anche attraverso combustibili nucleari costituisce una realtà ineludibile".
È per questo che lo Stato italiano invece di esercitare il suo potere di socio di maggioranza per far desistere l'ENEL dalla decisione di investire in nucleare sovietico, le apre la strada con una legge ad hoc.

Si continua, quindi, a destra come a sinistra, ad invocare il nucleare come soluzione al problema energetico. Si parla di ridurre con il nucleare le emissioni di gas serra, ignorando puntualmente il problema delle scorie e si propone di sostituire fonti non rinnovabili (gas, carbone, petrolio) con l’uranio che non solo non è rinnovabile, ma è anche disponibile in quantità minori.

Intanto, nessuno fa caso ai dati dell'ENEA che, nonostante abbia anch'essa i suoi programmi si ricerca in "nucleare pulito", non può fare a meno di parlare di efficienza energetica.
Secondo l'Enea al 2020 e' possibile ridurre le emissioni di gas serra fino a riportarle al valore del 1990. Questa riduzione del 33% puo' essere conseguita in larga parte con interventi di efficienza (per il 57% del totale).

Ed efficienza energetica, dalle nostre parti significa mancato consumo. Quindi, nessuna necessità di costruire nuove centrali, men che meno nucleari.

Per maggiori informazioni su Cernobyl e nucleare, visita l'apposita sezione del sito.

Leggi il resoconto della seduta della X Commissione del Senato sul ritorno al nucleare.