Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Localizzazione. Il biologico strumento fondamentale della sostenibilità ambientale

Localizzazione. Il biologico strumento fondamentale della sostenibilità ambientale

di Emiliano Angelelli - 07/05/2007

IL BIO E' PICCOLO, IL BIO E' GRANDE

Localizzazione. E' questa una delle caratteristiche che rendono il biologico strumento fondamentale della sostenibilità ambientale; un valore legato al territorio e alla sua tutela, dal quale non è possibile prescindere.

azienda_ginnasiGià, perché il biologico è buono, il biologico fa bene alla salute, ma il biologico è anche rispetto dell'ambiente. E su questo aspetto mi voglio soffermare. Un aspetto legato alla realtà strutturale del settore stesso e al fatto che le aziende biologiche sono tendenzialmente di dimensioni ridotte rispetto a quelle che operano nel convenzionale. Una ricchezza che va tutelata sotto ogni aspetto, perché tutelare tutto ciò significa salvaguardare un bene prezioso. E' perciò importante guardare al biologico che cresce, che "espatria", che arriva alla grande distribuzione, ma è fondamentale tenere sempre un occhio vigile sulla miriade di piccole realtà che fanno le fondamenta di questo palazzo in costruzione. Soprattutto quando queste piccole realtà sono minacciate dall'esterno e più facilmente di altre possono essere spazzate via, senza che nessuno se ne accorga.

Perché questa premessa? Semplice. Per due fatti che in settimana hanno sollecitato la mia attenzione. Il primo riguarda la Cooperativa Valle del Marro , una piccola realtà calabrese nata su iniziativa di "Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie". Un'azienda minacciata dal potere mafioso, dai prepotenti che credono di poter far valere ancora la "legge del taglione", in una terra dove in troppi, ormai, sono stanchi di questa situazione. Non è la prima volta che la Valle del Marro viene fatta oggetto di intimidazioni ed è giusto parlarne proprio per questo motivo. Le piccole realtà sono in un certo qual modo indifese e hanno bisogno della solidarietà dell'intero settore.

Così come è giusto ritornare sulla vicenda Ginnasi, una piccola azienda biologica di Ronciglione, in provincia di Viterbo, minacciata di esproprio da parte del Comune. A novembre avevamo seguito la vicenda con estremo interesse, soprattutto durante il periodo di 17 giorni, nel corso del quale Elisabetta Ginnasi, aveva messo in atto uno sciopero della fame di fronte alla sede del comune di Ronciglione, per protestare contro la decisione della giunta di approvare il nuovo Piano Regolatore. Un piano che prevedeva, e prevede tuttora, la costruzione di un centro espositivo-fieristico in aperta campagna, che priverebbe molte aziende della zona della possibilità di continuare il proprio lavoro. In questi giorni siamo stati contattati di nuovo dalla famiglia Ginnasi che, in attesa di conoscere il responso definitivo della Regione sulla vicenda, ha deciso di denunciare il sindaco di Ronciglione, Giancarlo Bianchini, per le "dichiarazioni diffamatorie" rilasciate il 30 novembre 2006 proprio alla redazione di Greenplanet.

In quell'occasione infatti, il sindaco Bianchini aveva affermato pubblicamente: "Bisogna chiarire innanzitutto che non si tratta di un'azienda (quella dei Ginnasi ndr) fiore all'occhiello di chissà quale produzione. Nell'ambito di 18 ettari, che costituiscono il fulcro dell'azienda, ne verranno espropriati 11, ma si tratta solo di un piccolo uliveto di 3000 mila metri quadrati, una piccola coltivazione a noccioleto di circa un ettaro e per il resto si tratta di 16 ettari di seminativo irriguo che non vengono seminati ormai da anni. Quindi quest'azienda di cui si parla in termini tanto elogiativi praticamente non esiste".

"Il Sindaco ha stravolto la realtà" scrive l'avvocato dei Ginnasi, Andrea Favaro "16 ettari non seminati da anni? Un'azienda che non esiste? La verità è un'altra. Quelle che il Sindaco definisce terre 'non seminate' sono in realtà ben 8 ettari di noccioleto e 9.5 ettari di seminativo, tutti coltivati di anno in anno a grano, mais, girasole e orzo. Quella che il sindaco definisce 'un'azienda che non esiste' è una realtà produttiva che produce senza sosta, su quei terreni, dal 1929. Una realtà economica tuttora viva, fatta di coltivazioni, un casale, due stalle, due fienili e le rimesse per i mezzi agricoli. E' incredibile come il Sindaco si appresti ad espropriare tutto questo, senza neanche sapere di cosa si sta parlando. Le sue parole sono infondate, imprecise, offensive e soprattutto volte ad arrecare grave danno all'immagine e alla reputazione dell'impresa". Ma non recano danno solo all'azienda Ginnasi, recano danno al biologico tutto, che su centinaia di realtà come quelle di Ronciglione ha costruito la propria forza e la propria credibilità. E' per questo che è giusto continuare a dare spazio a storie come queste e a sostenere la causa di chi non ha La Repubblica o Il Corriere della Sera che si batte per loro. Fare il tifo per Ginnasi e per la Valle del Marro significa fare il tifo per il bio. Il bio è piccolo, il bio è grande.

Per chi volesse ricostruire la vicenda ecco la cronologia esatta dei nostri articoli:

- Sciopero della fame per un esproprio bio
- Ginnasi, continua lo sciopero della fame
- Ginnasi, la solidarieta e il silenzio
- Ginnasi, stop allo sciopero della fame
- Ginnasi, l'insidiosa strada della diplomazia