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Firma il Manifesto di Massimo Fini

di massimofini.it - 09/12/2005

Fonte: massimofini.it

Firma il Manifesto di Massimo Fini

alla seguente mail

segreteria@massimofini.it

http://www.massimofini.it/

Un Modello di sviluppo atroce, sfuggito dal controllo anche di chi pretende di governarlo, ci sta schiacciando tutti, uomini e donne di ogni mondo. Proiettandoci a una velocità sempre crescente, che la maggioranza non riesce più a sostenere, verso un futuro orgiastico che arretra costantemente davanti a noi - perché è lo stesso modello che lo rende irraggiungibile - crea angoscia, depressione, nevrosi, senso di vuoto e inutilità. In occidente questo modello paranoico è riuscito nell'impresa di far star male anche chi sta bene (566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci). Esportato ovunque, per la violenza dei nostri interessi e quella, ancor più feroce, delle nostre buone intenzioni, il modello occidentale ha disgregato popolazioni, distrutto culture, identità, specificità, diversità, territori, tutto cercando di omologare a sé.

Il marxismo si è rivelato incapace di contenere e di sconfiggere il capitalismo. Perché non è che una variante inefficiente dell'Industrialismo. Capitalismo e marxismo sono due facce della stessa medaglia. Nati entrambi in occidente, figli della Rivoluzione industriale, sono illuministi, modernisti, progressisti, positivisti, ottimisti, materialisti, economicisti, hanno il mito del lavoro e pensano entrambi che industria e tecnologia produrranno una tale cornucopia di beni da far felice l'intera umanità. Si dividono solo sul modo di produrre e di distribuire tale ricchezza. Questa utopia bifronte ha fallito. L'Industrialismo, in qualsiasi forma, capitalista o marxista, ha prodotto più infelicità di quanta ne abbia eliminata. Per due secoli Capitalismo e Marxismo, apparentemente avversari, in realtà funzionali l'uno all'altro, si sono sostenuti a vicenda come le arcate di un ponte. Ma ora il crollo del marxismo prelude a quello del capitalismo, non fosse altro che per eccesso di slancio.

Su questi temi fondanti però si tace o li si mistifica. Anche le critiche apparentemente più radicali si fermano di fronte alla convinzione indistruttibile che, comunque, quello industriale, moderno, è 'il migliore dei mondi possibile'. Sia il capitalismo sia il marxismo, nelle loro varie declinazioni, non sono in grado di mettere in discussione la Modernità perché nella Modernità sono nati e si sono affermati. Danno per presupposto ciò che deve essere invece dimostrato.
Stanchi di subire la violenza dell'attuale modello di sviluppo e il silenzio complice o la sordità di coloro, politici ed intellettuali, che dovrebbero farci da guida e invece ci stanno portando all'autodistruzione, in una società che non è più capace di recepire argomenti ma solo 'coup de thèatre' abbiamo quindi pensato, recuperando una antica tradizione, di ricorrere ad un MANIFESTO in dieci punti che traccia le linee ideali e culturali di un programma che intendiamo portare anche in campo politico, extraparlamentare e parlamentare. Vogliamo passare all'azione (vedi sotto).

Levate la testa, gente. Non lasciatevi portare al macello docili come buoi, belanti come pecore, ciechi come struzzi che han ficcato la testa nella sabbia. Infondo non si tratta che di riportare al centro di Noi stessi l'uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete.

NO alla globalizzazione di uomini, capitali, merci e diritti

NO al capitalismo e al marxismo, due facce della stessa medaglia, l'industrialismo

NO alla mistica del lavoro, di derivazione tanto capitalistica quanto marxista

NO alla democrazia rappresentativa

NO alle oligarchie politiche ed economiche

SI alla autodeterminazione dei Popoli

SI alle piccole Patrie

SI al ritorno, graduale, limitato e ragionato, a forme di autoproduzione e autoconsumo

SI alla democrazia diretta in ambiti limitati e controllabili

SI al diritto dei Popoli di filarsi da sè la propria storia, senza pelose supervisioni "umanitarie"

SI alla disobbedienza civile globale. Se dall'alto non si riconosce più l'intangibilità della sovranità degli Stati, allora è diritto di ciascuno di noi non riconoscersi più in uno Stato

http://www.massimofini.it/