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Politica ed Antipolitica

di Marco Bollettino - 16/10/2007

 



E' passato poco più di un mese da quando centinaia di migliaia di persone si sono radunate in piazza per protestare contro l'attuale classe politica. La reazione dei media tradizionali non si è fatta attendere.

Se prima dell'8 Settembre un assordante silenzio mediatico aveva accompagnato l'organizzazione del V-day, nelle settimane seguenti alla manifestazione abbiamo potuto assistere alla character assassination di Beppe Grillo con la comparsa di veri e propri “osservatori” dedicati al blog del comico genovese, pronti a denunciare presunte derive antisemite oppure ad evocare timori di ”grilletti premuti” e terrorismo, ispirati dal “Cattivo Maestro” genovese.

Ovviamente la dichiarata intenzione di organizzare una manifestazione simile per eliminare i finanziamenti pubblici ai giornali ...

... non ha avuto nessun peso nel determinare la reazione dei media.

Lasciamo però stare il comico genovese e parliamo invece di quello che è stato il popolo del V-day, ovvero le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza l'8 Settembre e soprattutto parliamo della moltitudine di volontari che hanno organizzato in duecento piazze italiane i banchetti per la raccolta delle firme a favore della legge popolare promossa da Grillo.

I media li hanno chiamati “i grillini” e li hanno liquidati con un termine secco: antipolitica.

Ma il termine “politica” deriva dal greco polis ed è strettamente imparentato con la parola polites, cittadino. Ecco come Pericle descriveva i politai Ateniesi nel celebre encomio ai caduti per il primo anno della Guerra del Peloponneso:

“Le medesime persone da noi si curano nello stesso tempo dei loro interessi privati e delle questioni pubbliche: gli altri poi che si dedicano ad attività particolari sono perfetti conoscitori dei problemi politici; poiché il cittadino che di essi assolutamente non si curi siamo i soli a considerarlo non già uomo pacifico, ma addirittura un inutile. “

Il vero polites è quindi chi si interessa delle questioni pubbliche e conosce i problemi politici, ovvero fa politica.

Aristotele, nel terzo libro della Politica, va oltre e spiega che solo il cittadino che partecipa alla vita politica, “consigliando e giudicando” doveva essere considerato “polites”.

Da questa categoria restavano perciò esclusi sia gli schiavi sia i meteci, ovvero gli stranieri, ma non solo. Vi era anche chi veniva definito ”idiotes”, parola che origina dal greco ”Idios” ovvero proprio, personale e che stava ad indicare quei cittadini che badavano solo delle proprie faccende private, senza partecipare alla vita pubblica.

Un redivivo Aristotele si troverebbe in grande imbarazzo oggigiorno.

Non riuscirebbe infatti a capire come si possano etichettare col termine “antipolitica” dei gruppi di normali cittadini i quali, dopo una dura giornata di lavoro, riescono lo stesso a trovare il tempo per interessarsi dei problemi della loro città o del loro paese, dimostrando spesso di conoscerli meglio dei loro rappresentanti.

Il filosofo greco potrebbe avere qualche difficoltà iniziale a comprendere la nuova agorà virtuale, Internet, ma non avrebbe nessun dubbio ad usare il termine “politica” per descrivere ciò che fanno i ragazzi dei Meetup

Avrebbe forse qualche problema a distinguere tra “polites” ed ”idiotes”.

 
O forse no?