Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Orso bruno marsicano

Orso bruno marsicano

di Franco Zunino* - 28/11/2007


 


Orso Bruno Marsicano
40 ANNI e 40 ORSI: 
O DELLA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA


Come volevasi dimostrare! 

E’ già stato scritto e riscritto tante volte. Eppure è sempre rimasto inascoltato il grido d’allarme di chi per primo sostenne la stessa cosa, pur senza la conoscenza scientifica di base di tanti soloni e baroni, ma con un’esperienza sul campo che pochi avevano, e grazie alla quale agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso fu chiamato ad indagare sulla vita, biologia e comportamento dell’Orso bruno marsicano, e senza i danari che sarebbero poi stati spesi, coinvolgendo quella che è finita col rivelarsi una catena di studiosi e ricercatori. Tutti a fare indagini su indagini, indagini che, secondo le velate intenzioni di chi le commissionava, avrebbero dovuto smentire quella scomoda tesi del sottoscritto, e cioè: l’essere il turismo escursionistico la prima e più importante minaccia alla sopravvivenza dell’Orso (fu coniato allora il termine “fenomeno emigratorio dispersivo”, quel fenomeno che spinse gli orsi a lasciare il Parco ed i suoi circondari per spostarsi in tutto l’Appennino centrale). 

Oggi, quasi 40 anni da allora, eccola la grande scoperta, divulgata per voce del professore e studioso Luigi Boitani davanti ad autorità ed ecologi dell’ultim’ora, lo scorso 20 novembre a Pescasseroli: il primo pericolo per l’Orso bruno è il turismo escursionistico!

La scoperta dell’acqua calda! Come volevasi dimostrare! Ma, a quale prezzo? A quale prezzo, non soltanto in danari (si sarebbero potuti comprare diverse migliaia di ettari di ambiente naturale per riservarlo all’orso con quanto fino ad oggi è stato speso per studiare l’Orso marsicano!) ma, soprattutto, in perdita di esemplari, perdita che oggi ha veramente portato l’Orso sull’orlo dell’estinzione come mai lo fu nel 1970, quando Parco e WWF mi chiamarono a studiare la popolazione proprio per impedire che l’estinzione si verificasse. Con poche o nessuna risorsa, io stabili una serie di cose da fare: sono le stesso cose che oggi il professor Boitani è stato chiamato a dire. Quasi quarant’anni dopo, e a fronte di una spesa complessiva di centinaia di migliaia di Euro, e la perdita di decine e decine di orsi!

Eccole le parole, che la stampa ha riportato:

«Dai dati che abbiamo sono circa 40 gli orsi in vita nel Parco d’Abruzzo».

E cosa bisogna fare per salvare ciò che resta di questi animali? Gli hanno chiesto i giornalisti. Ecco la risposta:

«Prima di tutto dobbiamo ricondurre sotto controllo il disturbo antropico che viene arrecato agli orsi: in altri termini, in alcune zone delicate ci sono troppi turisti che si muovono in maniera incontrollata, creando quel disturbo che contribuisci ad allontanare gli orsi dal loro territorio. ... Questo non vuole dire meno turisti nel Parco, ma solo che devono muoversi in maniera guidata. Oggi avviene il contrario».

Ma dov’è che si continua pervicacemente a sbagliare? Quando poi lo studioso asserisce che la caccia è il secondo problema, per il disturbo della caccia al cinghiale. 

Anche in questo caso si continua a guardare il dito anziché la luna. Il problema non è la caccia ai cinghiali, ma la presenza dei cinghiali, che sono animali per lo più ibridi, che si riproducono in maniera abnorme, disturbano (loro sì, e tutto l’anno!) ed arrecano danni incredibili alle fonti alimentari dell’Orso; quindi, la caccia andrebbe mantenuta, e caso mai controllata e gestita. Mai abolita, altrimenti dovremmo sostituirla con guardiaparco ridotti a fare i macellai!

E poi, infine, la dichiarazione della scarsità di presenza di pecore pascolanti come un tempo. Nessuna parola si è letta sulla scarsità delle fonti alimentari dall’agricoltura, e ci auguriamo che il Professore le abbia comunque proferite. Ma è già tanto, è già molto quello che è stato detto.

E’ la scoperta dell’acqua calda, vero, ma viva la faccia. Dopo quasi 40 anni e solo più 40 orsi (dai 100 stimati nel 1970), forse qualcosa comincia a muoversi. 

L’importante è che, a dire le stesse cose che dissi e scrissi io quasi 40 anni fa e che altri in seguito sostennero (studiosi, guardiaparco, ed anche pastori e contadini), sia stato un professore universitario sorretto da stanziamenti che a partire da Roth, a Boscagli, a Boitani e tanti e tanti altri, definirli ingenti è forse poco. Un certificato di serietà? Forse sì, perché, purtroppo, questa è l’Italia. 

Auguriamoci ora che le intenzioni annunciate non vengano poi ancora una volta annacquate dai soliti distinguo ed esigenze varie (non certo dell’Orso).

Murialdo, 26 Novembre 2007
FRANCO ZUNINO
Segretario Generale dell’AIW
 
*Associazione Italiana per la Wilderness
Riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente 
con Decreto 28 dicembre 2004 – 
G.U. n. 53 - 5 marzo 2005