La conchiglia e la perla
di Franco Cardini - 12/12/2007
|
Uno dei mondi più affascinanti e meno indagati della cultura tradizionale, è quello delle sostanze, degli oggetti e delle forme «anfibie», a cavallo tra due dei tre ambiti solitamente ben distinti e distinguibili: l’animale, il vegetale, il minerale. Così, ad esempio, molti fossili, o così la perla. Nella sensibilità moderna quest’ultima appartiene al mondo animale: tuttavia non ci stupiamo certo se nell’antichità e nel medioevo la vedremo sovente, anzi ordinariamente, associata a quello minerale e considerata, per la sua preziosità, una gemma.
|
|
|
|
Due tra le tantissime varietà di conchiglie. La conchiglia, per il suo stretto legame con le acque di mare, è vista pressoché universalmente come simbolo di fecondità. Il suo aspetto, che richiama l'organo sessuale femminile, ha reso anche possibile l'associazione con l'idea di erotismo e di piacere sessuale. L'accostamento con Venere, dea dell'amore, nasce anche da questi presupposti. |
La perla, per Plinio il Vecchio, è la prima e la più preziosa fra tutte le cose. Le perle più pregiate, riferisce, provengono dall'India e dal Mar Rosso; la loro dimensione e il loro colore dipendono sia dalla "rugiada" che entrando nella conchiglia la feconda sia dalle condizioni del tempo. I rischi corsi dai pescatori di perle sono oggetto di una lunga teoria di trattazioni: oltre a Plinio. anche Ateneo, Eliano, Ammiano Marcellino, Solino. Plinio insiste molto sulla perla come elemento di particolare rilievo nell’abbigliamento delle donne romane di alto rango: forse il più ricercato e stimato. Un dato, questo, che verrà ripreso in pieno nel mondo rinascimentale. Plinio, Tacito, Ammiano Marcellino, Eliano, Svetonio e solino ricordano la corazza fata di perle della Britannia (che operò, dice Plinio, nascono piccole e scolorite) che Giulio Cesare dedicò a Venere Genitrice, nel famoso tempio romano a lei dedicato. Lollia Paolina, moglie dell’imperatore Caligola, amava acconciarsi di gioielli fatti di smeraldi e perle alternati. Cleopatra possedeva le due perle più grandi che mai si fossero vedute e le fece sciogliere in un recipiente d’aceto per berle durante una cena che avrebbe dovuto costarle – secondo una sua folle scommessa con Antonio (è sempre Plinio che parla, dando voce forse a una delle solite melevole calunnie messe in giro dai partigiani di Ottaviano) – dieci milioni di sesterzi. Una delle due perle, salvata dalla follia di Cleopatra (che quindi ne distrusse una sola) finì, tagliata in due metà ad ornare le orecchie dell’effige di Venere nel Pantheon. Ma non è escluso che il triste destino di Cleopatra e di Lollia Paolina abbia in qualche modo contribuito a determinare la fama delle perle quali oggetti non apportatori di fortuna… Le riscattava comunque il fatto che esse erano sacre a Venere, al quale, al pari di loro – era nata da una conchiglia marina |
|
Il Physiologus parla a lungo della perla. come si sa il testo – in molti sensi capostipite di tutta la letteratura della natura «moralizzata» medievale – è di datazione e di origine incerte: lo si colloca fra Egitto e Siria e fra II e IV secolo, ma l’ipotesi più probabile è che si tratti di un testo alessandrino scritto fra II e III secolo d.C.: e che in fondo non dicesse granché di nuovo, dal momento che «moralizzazioni» di animali s'incontrano già in Filone, nel I ecolo, e in Clemente Alessandrino, nel II. Nel Physiologus è detto che, quando i pescatori vanno a pesca di perle, le trovano grazie all'agata attaccata a una cordicella. Tale pietra ha infatti la proprietà di venire attratta dalla perla. Questa, da parte sua, si genera in questo modo: l'ostrica emerge dal mare nelle prime ore del mattino, e la sua conchiglia «apre la bocca, assorbe la rugiada celeste e il raggio del sole e della luna e delle stelle, e con la luce degli astri superiori produce la perla». L 'agata -conclude così il messaggio allegorico del Physiologus - è Gìovanni Battista, che ci ha mostrato «la perla spirituale», il Cristo; il mare rappresenta il mondo, i pescatori di perle i profeti, le due valve della conchiglia il Vecchio e il Nuovo Testamento, la luce e la rugiada che penetrano nella conchiglia lo Spirito Santo. Fino a che punto era ortodossa quest'interpretazione del Cristo come vera perla? E un fatto che il Physiologus fu sospettato dì tendenze eretiche e come tale guardato qua e là con sospetto; e difatti, per esempio, il «bestiario» dì Cambridge, del XII secolo, che ha quali sue fonti il Physiologus stesso assieme a Plinio, Solino, l' Hexamaeron di Ambrogìo e le Etymologiae d'Isidoro di Siviglia, si limita a ricordare che, secondo gli scrittori di storia naturale, le ostriche raggiungono durante la notte la riva e concepiscono una perla dalla rugiada celeste, senza azzardare interpretazioni di sorta.
|
Ancora due varietà di conchiglie |
|
Donna con una perla, olio di Jean Baptiste Camille Corot (1796-1875). |
Ritratto di Lucrezia Panciatichi (dettaglio, Agnolo Tori detto il Bronzino (1503-1563). La perla, ritenuta pura, rara, preziosa, costituisce per tale motivo l'ornamento femminile per eccellenza |
|
In araldica, per contro, conchiglia e perla sono pochissimo presenti. Che la conchiglia nelle armi familiari possa indicare una benemerenza acquisita in pellegrinaggio o in crociata - dal momento che una conchiglia era l'emblema del pellegrinaggio a Santiago - è spiegazione araldico-encomiastica fornita a posteriori per nobilitare questa o quella dinastia. La perla viene per contro usata nelle corone.
Il Trionfo di Galatea di Raffaello Sanzio La conchiglia tirata da delfini o da ippocampi costituisce il carro di divinità marine come Nettuno o, appunto, Galatea
|
|
Vaso a conchiglia con figura umana, terracotta azteca del VII-X secolo.
|
S. Giacomo, dettaglio da La Cena di Emmaus (1596-98) del Caravaggio. Sul manto di S. Giacomo è visibile la conchiglia, segno distintivo del pellegrinaggio medievale a Santiago di Compostela. |









