Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Una globalizzazione eterea, firmata Apple

Una globalizzazione eterea, firmata Apple

di Carola Frediani - 18/01/2008

 
Prima era McDonald's il simbolo del capitalismo globalizzato. Oggi la palma spetta all'altro «Mac», pulito, elegante, che non fa ingrassare


Lo chiamano campo di distorsione della realtà, ed è un gioco di parole alla Star Trek ma dalle conseguenze molto reali: è l'effetto ammaliatore, sciamanico esercitato sul pubblico dai discorsi di Steve Jobs, boss di Apple. Difficile resistergli, specie per i giornalisti convenuti martedì a Londra, ad ascoltare in diretta dal MacWorld di San Francisco l'annuale presentazione del capo della Mela morsicata.

Tanto che qualcuno, riferendosi agli utenti Mac e agli eventi dell'azienda di computer californiana, ha parlato di culto e comunità di devoti. Con la differenza che negli ultimi anni la setta è diventata ecumenica, e i riti officiati dal suo leader carismatico, Jobs, indirizzati urbi et orbi.
E dunque non poteva che essere mondiale il primato svelato quest'anno alla manifestazione della Mela: ecco a voi - si è compiaciuto Jobs di fronte alla platea esultante - il notebook più snello del mondo. Ovvero il MacBook Air, un portatile bianco e sottile come un'ostia, capace di infilarsi dentro una busta da documenti. Che non dimentica la lezione dell'iPhone, e dunque ne mutua le capacità moultitouch, permettendo ad esempio di zoomare su una foto muovendo le dita sul trackpad.

Dall'introduzione del fenomeno iPod nel 2001, del resto, è stata tutta una volata, tra nuovi modelli di lettori mp3 e video, il dilagare delle vendite di canzoni digitali su iTunes, l'arrivo dell'iPhone, la rimonta dei computer funzionanti con sistema Mac Os. Questi ultimi, trainati dall'effetto aura degli iPod, hanno toccato a fine 2007 l'8 per cento di quota di mercato (dati: Net Applications), tre anni fa erano solo il 2 per cento. Ma è l'invenzione del business della musica digitale attraverso l'accoppiata iPod-iTunes l'asso calato negli ultimi anni, settore di cui Apple domina il 70 per cento.
Tanto che martedì scorso Jobs ha deciso di ripetere il miracolo e provarci con la distribuzione online di film e video, sfida affatto scontata vista la diffidenza di Hollywood verso internet e gli interessi delle tv via cavo. Ma Jobs è riuscito ad accordarsi con il gotha cinematografico: 20th Century Fox, Disney, WarnerBros, Paramount, Sony e Universal, tutte hanno accettato un'offerta che evidentemente non si poteva rifiutare. Tramite iTunes si potranno noleggiare i film di queste major, e chi vorrà dotarsi di Apple Tv - una sorta di set-top-box anch'esso appena rinnovato - potrà girarli direttamente al proprio televisore.

Al MacWorld 2008, dunque, non sono mancate le novità sia di prodotto che di servizio (v. articolo a fianco). E tuttavia è evidente che le cifre delle unità vendute, i guadagni realizzati, o le abilissime strategie di marketing e le alleanze col mondo dello spettacolo, così come la capacità di sfondare sui media (quest'anno l'iPhone è stato giudicato il gadget dell'anno dal settimanale Time, mentre la rivista Fortune ha eletto Jobs l'uomo più influente del pianeta) non bastano a spiegare questa fortissima impressione: che Apple è ormai diventata lo spirito guida di una nuova luccicante seducente generazione di capitalismo.

Lo aveva già capito in tempi non sospetti Larry Ellison, il capo del colosso dei software aziendale Oracle, quando aveva detto che Apple era l'unico marchio nell'industria capace di definire uno stile di vita, e di far provare passioni alle persone. Lo ribadiscono ora gli analisti di settore, quando ripetono che la Mela morsicata è l'innovatore per antonomasia dell'elettronica di consumo. E che non si tratta solo di moda bensì di un ecosistema completo, il quale abbraccia contenuti e servizi, software e interfacce, hardware e accessori, momento di acquisto e via dicendo. Il risultato sono 4,1 milioni di contenuti singoli (canzoni, film, show ecc) su iTunes; 3000 accessori per iPod (questi ultimi realizzati soprattutto da aziende terze che pagano il diritto di poter apporre il logo Made for iPod sul loro prodotto); 4 miliardi di canzoni digitali; 4 milioni di iPhone in soli 200 giorni.
Dettare oggi la linea, come fa Apple, non nell'industria informatica (e nell'elettronica e nell'intrattenimento) ma in quel settore che unifica le tradizionali divisioni sotto l'etichetta di vita digitale, fatto di molteplici e sempre accessibili strumenti per la creatività, e di comunicazione ubiqua, significa di fatto guidare una delle più importanti trasformazioni in atto oggi nella società.
E' una nuova corrente di globalizzazione, molto diversa da quella che qualche anno fa era stata identificata nel McDonald's, con quel McWorld prepotente in cui l'economia del fast-food schiacciava le culture e le energie locali. Ora siamo di fronte invece a un vero MacWorld, pulito, etereo, quasi dimentico della materialità; che non fa ingrassare i clienti ma dà loro potere espressivo; che non sfrutta i lavoratori ma li vezzeggia; che non diffonde carni macellate ma innovazione e cultura digitale; e alle cui redini si trova un «capitalismo di avventura», di storie personali di caduta e successo, di Indiana Jones del software, che dai garage partono lancia in resta a sfidare i vecchi colossi monopolisti.

Certo, cadere da queste altezze, per un'azienda, fa più male. Lo si è visto quando Google e Yahoo! sono scivolate sui diritti umani in Cina. O nel progressivo gonfiarsi del bubbone privacy, che prima o poi scoppierà.
Apple, dal suo canto, comincia ad essere paragonata - quale contrappasso - a una nuova Microsoft: sotto accusa l'interdipendenza iTunes-iPod, che obbliga gli utenti del lettore a usare anche il negozio online e viceversa; il bullismo esercitato con l'iPhone verso gli operatori telefonici (che, per altro, non sono certo in odore di santità); una certa sufficienza verso l'ecologia. Ma almeno su questo Jobs è corso ai ripari: il nuovo notebook è costruito in modo da rispettare l'ambiente. L'incantesimo della vita digitale può continuare.