La patente per fumatori e il divieto di divieto
di Massimo Fini - 25/02/2008
Per scoraggiare i fumatori il professor
Julien Le Grand della London School
of Economics ha proposto di
introdurre una patente per chi
compra le sigarette: 10 sterline.
La patente dovrebbe essere rinnovata
ogni anno. Il deterrente non sta nella
cifra, modesta, ma nel lungo iter
burocratico cui, ogni anno, il
fumatore si dovrebbe sottoporre per
ottenere questa patente. A me
sembra un’idea intelligente.
Luigi Corsi, Milano
QUESTA ossessiva lotta al fumo è
grottesca e sta assumendo connotati
sempre più liberticidi. E’ grottesca
perché è come se uno bruciandogli
la casa si occupasse del canile. Ci sono
sicuramente persone che si ammalano di
cancro perché fumano, ma ce ne sono
infinitamente di più che si ammalano
perché costrette a respirare l’aria inquinata
che è il risultato del nostro sistema
produttivo. Ma mentre le prime hanno
almeno soddisfatto un piacere, le seconde
no. Poiché però il sistema produttivo non
si tocca, Dio guardi, ci si accanisce allora
sui fumatori. Capisco il divieto nei locali
pubblici. Perché un diritto di libertà si
ferma là dove il suo esercizio danneggia
gli altri. Ma se io fumo a casa mia
danneggio solo me stesso. Se danneggio la
mia salute, e come, sono fatti in cui
nessuno, tantomeno lo Stato, ha diritto di
mettere becco. Andando avanti sulla
strada di questo terrorismo salutista si
arriverà a emanare norme punitive per chi
mangia troppo (e in America già ci siamo:
si vuole proibire l’ingresso nei ristoranti
agli obesi), a chi va a letto dopo l’una di
notte (quando finiscono i programmi Tv),
per chi fa troppo, o troppo poco, sesso, per
chi fa una vita sregolata. Come se già non
bastasse l’omologazione portata negli stili
di vita dalla globalizzazione economica si
vuole creare, in nome della salute, un
normotipo. Un’utopia negativa che
nemmeno la fantasia di Orwell e di
Huxley aveva osato immaginare.
