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Settarismo e discriminazione, il voto dell'Ulster

di Antonella Giuli - 07/06/2008

 



Comunità e patria.
Onore e coraggio. Stare fianco a fianco con i ragazzi dell’Ardoyne, enclave cattolica all’interno dei quartieri protestanti di Belfast, è un po’ come toccare con mano un pezzo di storia. Le associazioni ‘Cactus’ e ‘Tiocfaidh ár lá’ hanno organizzato una tre giorni a Milano di gemellaggio culturale e sportivo, mettendo al centro del dibattito la situazione del processo di pace nell’Irlanda del Nord. Oltre alla dimostrazione di hurling, si sono tenuti tre convegni istituzionali dove si sono alternati come oratori, Gerard Mc Guigan, dello Sinn Fein di Belfast, il saggista Paolo Gulisano, lo storico Marco Cimmino, il direttore di Area Gabriele Marconi, il direttore dell’Agenzia Inedita Tommaso Della Longa e il giornalista di Libero Alberto Busacca. I dibattiti ovviamente sono stati centrati sulle parole di Mc Guigan, che ha risposto alle domande dei presenti e dei giornalisti intervenuti. “Sono stato arrestato e torturato due volte: una volta a 17 anni e la seconda a 21. Non me ne vergogno perché è giusto combattere per la propria patria”. Parole del genere fanno capire fino in fondo quanto la causa nazionalista irlandese sia ancora viva e presente nei cuori dei cattolici del Nord. Negli ultimi mesi, il processo di pace ha fatto passi in avanti arrivando ad un governo condiviso, con possibilità di veto anche da parte cattolica, e ad una partecipazione irlandese all’interno delle forze dell’ordine. Ma parole come settarismo, discriminazione, violenza ancora sono all’ordine del giorno. Come d’altra parte proprio la questione dei prigionieri politici. “La polizia ha un bagaglio storico difficile da dimenticare”, dice Mc Guigan che poi racconta come il problema nordirlandese sia frutto dell’imperialismo inglese che ha invaso le contee del nord, dividendo l’Ulster in due parti. “Se la nostra questione venisse presa ad esempio si potrebbero evitare molte future guerre. Bisogna dire a chiare lettere che non può essere uno stato estero a decidere sotto quale bandiere farci stare, quale lingua parlare e quale cultura avere”, continua il responsabile dello Sinn Fein. “Gli inglesi hanno garantito per decenni la copertura ai gruppi paramilitari protestanti che hanno ucciso migliaia di innocenti irlandesi. Come la commissione per la strage di civili del Bloody Sunday è stato foraggiato con migliaia di sterline e affidata ad altri inglesi. Il risultato? Anche in questo caso i parà britannici sono stati coperti e gli è stata garantita la libertà”.
Le similitudini con la storia nazionale che ci vengono in mente ascoltando queste parole sono ovviamente tantissime. E come non pensare all’Italia quando Mc Guigan ci dice “L’Inghilterra crea divisioni solo per avere una scusa e rimanere per mantenere il controllo”. Come dire, una storia già vista. E poi le spiegazioni della situazione di tutti i giorni: “Il partito orangista non si dice protestante ma solo anticattolico. La propaganda è in mano loro. Abbiamo dovuto subire razzismo e tortura. Ma nessuno ha detto mai nulla. Perché allora non raccontare che il primo campo di concentramento della storia è stato costruito dagli inglesi in Sudafrica per far sparire i boeri?”.
Già, i paladini del politicamente corretto non apprezzeranno queste parole. In Irlanda però ci sono ancora feriti, scontri, arresti in tempi di Unione europea. Forse servirebbe ricordare tutti i conflitti sotto traccia, per far del bene ai popoli europei, ben lontani dalle aule grigie del potere di Bruxelles e Strasburgo. “La storia viene scritta dai vincitori – conclude Mc Guigan – e noi vinceremo”. Cosa aggiungere? Tiochfaid ár lá mo chara, in gaelico “Il nostro giorno verrà, mio amico”.