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"L'allarme caldo" e i suoi amici

di Carlo Gambescia - 24/06/2008



“MILANO - Scatta l'allarme rosso di livello 3 in otto città italiane. Da martedì a Bolzano, Verona e Brescia e da mercoledì a Bologna, Firenze, Perugia, Rieti e Roma, la Protezione civile prevede un'ondata di calore con condizioni meteorologiche che persistono per tre o più giorni consecutivi e la necessità di adottare interventi di prevenzione per anziani, bambini e soggetti a rischio. Le temperature massime percepite arriveranno a 37 gradi. La raccomandazione è sempre quella di evitare di uscire nelle ore più calde della giornata e di bere molta acqua. A Milano e Torino è previsto invece un allarme di livello (http://www.corriere.it/cronache/08_giugno_23/caldo_ondata_9834e732-410d-11dd-9ccf-00144f02aabc.shtml)

I lettori sanno che ci piace mangiare pane e razionalità. Non amiamo le teorie “complottogiche”. Ma questa eccessiva enfasi dei media sull’ “allarme caldo” è sospetta. E per una serie di ragioni.
In primo luogo, l’invito a restare a casa nelle ore calde - si parla di temperature “massime percepite” intorno ai 37 e non 45/50 gradi - è una forma di controllo sociale e più in particolare di polizia e dell'ordine pubblico (strade vuote, poca gente in giro, eccetera).
In secondo luogo, “l’allarme caldo” istituisce un clima di contagioso timore tra le persone circa il pericolo imminente di danni alla salute. Al quale si accompagna quel senso di angoscia che spesso si diffonde tra la popolazione. E, aggiungiamo, anche di autentica paura, soprattutto tra quegli anziani che si autoconvincono “ di non riuscire a farcela”.
In terzo luogo, “l’ allarme caldo” provoca un aumento dei consumi di energia e un incremento nell’acquisto di condizionatori, eccetera. E perciò favorisce la tanto ambita crescita del Pil.
In quarto luogo, “l’ allarme caldo” provoca un balzo in avanti dell’acquisto di acque minerali, bibite, eccetera. Favorendo gli industriali del settore e la celebrata crescita del Pil. Ma anche la possibilità di acquisire abitudini pericolose, ma remunerative per i produttori, come il bere gasato, eccetera.
Insomma, qualcuno “ci guadagna” sotto il profilo dell’ordine pubblico e dei consumi. E naturalmente i media, da cinghia di trasmissione del sistema, non possono non allinearsi, amplificando il messaggio.
Lascio al lettore il gusto di scoprire chi sia il fortunato.
Concludendo, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca...