Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I want you oil. Iraq, Il ritorno delle major petrolifere

I want you oil. Iraq, Il ritorno delle major petrolifere

di Ornella Sangiovanni - 25/06/2008




Adesso finalmente se n’è accorto il New York Times, e quindi la vicenda è diventata una notizia. Trentasei anni dopo essere state estromesse dall’Iraq – dalla nazionalizzazione del settore petrolifero decisa da Baghdad nel 1972 – Shell, Exxon Mobil, BP, e Total stanno per firmare accordi che le riporteranno nel Paese.

Anche se all’inizio non in modo trionfale.

Perché i contratti che riguardano le quattro major del petrolio sono i cosiddetti Technical Service Agreements (TSA) – o accordi tecnici di servizio, ai quali il governo iracheno ha deciso di ricorrere come misura temporanea, per aumentare la produzione di 100.000 barili al giorno in cinque – o sei - dei maggiori giacimenti del Paese, per un totale di 500.000-600.000 barili.

In verità delle trattative in corso fra le compagnie internazionali e il ministero iracheno del Petrolio si sapeva da tempo, ma la notizia era rimasta finora confinata alle maggiori agenzie di stampa internazionali – Reuters, Dow Jones, United Press International, e i grandi media non l’avevano ripresa.

Adesso è arrivato il New York Times, e tutti improvvisamente l’hanno scoperto.

L’articolo del quotidiano newyorkese in realtà è a tratti pasticciato, e contiene diverse imprecisioni.

Non è vero, ad esempio, che Shell, Exxon Mobil, BP, e Total sarebbero state preferite a più di 40 altre compagnie petrolifere internazionali, alcune delle quali russe, cinesi, e indiane.

Non è così perché i TSA che cinque major petrolifere firmeranno (c’è anche la Chevron), e che Baghdad ha voluto assegnare con trattative dirette, senza gare d’appalto, sono distinti da un’altra tranche di contratti, che dovrebbero anch’essi essere annunciati a fine giugno, e per i quali sono in lizza 35 compagnie petrolifere internazionali, preselezionate dal ministero iracheno del Petrolio su oltre un centinaio. Fra queste c’è anche l’italiana ENI.

Dunque, due cose diverse.

Rapporti privilegiati

E’ vero invece che i contratti assegnati a Royal Dutch-Shell, Exxon Mobil, BP, Total, e Chevron sono una sorta di “premio” che il governo di Baghdad ha voluto dare alle compagnie che da due anni offrono – a titolo gratuito – i loro servizi al ministero del Petrolio – attraverso dei “memorandum di intesa” – per consulenze, studi sui giacimenti, e formazione.

Dunque, un rapporto privilegiato. Che adesso inizia a dare i suoi frutti.

Anche se si tratta di contratti di servizio – di breve durata (due anni, rinnovabili per un altro anno), e dunque molto meno appetibili per le compagnie, che in genere preferiscono accordi a lungo termine, che diano la possibilità di trarre profitti dallo sfruttamento dei giacimenti. Mentre nel caso dei contratti di servizio, le compagnie vengono pagate per il lavoro che fanno.

Comunque, è un primo passo.

E non c’è dubbio che sia una opportunità assai vantaggiosa, se è vero che una clausola contenuta nei contratti permetterà alle compagnie di conservare la loro posizione, anche quando saranno bandite le gare d’appalto per i giacimenti, con una offerta pari a quella dei loro concorrenti. Come ha detto al New York Times il country manager per l’Iraq di una importante società petrolifera che non ha voluto essere citato pubblicamente.

Per tutti i giacimenti (tranne uno) la compagnia che firmerà il contratto di servizio è la stessa che negli ultimi due anni ha offerto consulenza al ministero del Petrolio per lo stesso giacimento.

Ed è per questo che i nomi dei giacimenti, che il governo di Baghdad tuttora si rifiuta di fare, sono da tempo un segreto di Pulcinella.

Si sa infatti che alla Royal Dutch-Shell verrà assegnato Kirkuk (nel nord), alla BP Rumaila (nel sud), e alla Exxon Mobil Zubair (sempre nel sud).

L’eccezione è rappresentata da West Qurna, uno dei maggiori giacimenti iracheni. Qui la russa LUKOIL aveva firmato un contratto a fine anni ’90, ai tempi di Saddam Hussein, che però era stato annullato dal governo iracheno nel dicembre 2002, poco prima dell’invasione statunitense.

Successivamente, le autorità di Baghdad hanno ribadito che il contratto è nullo, anche se i russi non si sono ancora dati per vinti.

Tant’è, per il momento West Qurna – che si trova anch’esso nel sud - verrà assegnato alla Chevron e alla Total, che ci lavoreranno insieme.

Inoltre, Subha- Luhais, un altro giacimento nel sud, andrebbe a un consorzio guidato dalla statunitense Anadarko.

Per Shell, BP, ExxonMobil, e Total si tratta di un ritorno in Iraq.

Le quattro major petrolifere – eredi delle famose “sette sorelle” che nel secolo scorso hanno fatto la parte del leone nel settore dell’energia - formavano infatti la Iraq Petroleum Company, il consorzio anglo-francese-americano che per oltre 40 anni ebbe il controllo del petrolio iracheno fino alla nazionalizzazione del 1972.

Dopo tutto, l’invasione dell’Iraq del 2003 forse qualcosa a che fare con il petrolio ce l’aveva.