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L’uomo è natura pensante*

di Roberto Espinoza - 11/07/2008

Fonte: decrescitafelice

A Firenze, a Terrafutura, era presente il peruviano Roberto Espinoza del Coordinamento

Andino delle Organizzazioni indigene. Queste alcune sue considerazioni durante il

dibattito sui beni comuni.

“Cinquecento anni fa, l’inizio della presenza europea in America stabilì che era una eresia

pensare che l’acqua potesse avere una madre, che l’acqua potesse avere uno spirito. Per il

fatto di avere queste convinzioni magiche ci fu gente bruciata dall’Inquisizione in nome di una

modernità, razionalità, monoteismo, sulla base dei quali furono costruiti gli stati-nazione in

America Latina, sui quali fu costruito lo sviluppismo in America Latina. Si passò da lì:

l’acqua non ha spirito, non ci può essere relazione tra uomo e natura, ci deve essere una

separazione, di qua c’è l’acqua, la natura, e di là l’umano, la ragione. E’ da qui che prende

origine l’attuale cataclisma, questo suicidio planetario.

Si sta dibattendo un trattato di libero commercio tra l’Unione europea e l’America Latina e

uno dei temi è la privatizzazione delle fonti di acqua e i popoli originari indigeni respingono

questa privatizzazione con l’argomento della creazione dell’acqua.

O l’acqua è sinonimo di grande ingegneria civile o l’acqua si crea. Questo è un pensiero

“magico”, assurdo: come si può “creare” l’acqua? L’acqua si crea o è un’opera di ingegneria?

Com’è che funziona?

Per i popoli indigeni l’acqua si crea: le fonti ghiacciate che vanno a dare origine all’acqua

sono create. La parola “criança” (in italiano: i bambini, l’infanzia, le “creature”) sta a

indicare un sentimento materno di poter avere una relazione speciale con queste risorse

perché la vita possa continuare.

Se si “crea” qualcosa, se esiste una “criança”, non la si può vendere alla madre! Nessuno ne è

proprietario, la si deve conservare a beneficio di tutti.

Pertanto ci sono due paradigmi: da una parte le multinazionali europee con la privatizzazione

delle risorse, la mercificazione della vita, e dall’altra la resistenza dei popoli indigeni con la

loro spiritualità col fine che questi beni comuni non possano essere posti sul mercato.

Un altro bene comune minacciato, fattore importante del suicidio planetario: l’Amazzonia.

Disboscamento, rete elettrica, strade, distruzione da parte di cinquecento megaprogetti

finanziati dal Banco de Desarrollo de Brazil, la Corporazione Andina del Fomento (CAF) e

dietro a questa la Banca Europea per gli Investimenti, per mercanzie che andranno

dall’Atlantico al Pacifico attraversando, distruggendo foreste, fonti d’acqua…chi fa resistenza

in quei luoghi? Resistono cinquecento popoli indigeni che affrontano questa avanzata

distruttiva.

Questo suicidio planetario intorno alla distruzione dei beni comuni incontra la resistenza di

seimila popoli e culture nel mondo, più di quattrocento milioni di uomini, nel caso

dell’America Latina quarantaquattro milioni. Questa resistenza da parte di questi popoli, è la

resistenza di questa “altra” maniera di pensare, “magica”, che per essere “magica” è stata

perseguitata in nome della ragione occidentale e della modernità, che in alcuni secoli sta

distruggendo quello che questi popoli durante millenni furono capaci di conservare;

consegnarono alla modernità intatto un pianeta che in pochi secoli si sta avviando alla

distruzione.”

 

* a Terrafutura

A cura del Gruppo tematico Decrescita e paesi “cosiddetti” poveri.