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Antoine de Saint-Exupéry: una grande avventura

di Simone Migliorato - 14/07/2008

 


 
Il 31 luglio 1944 scompariva Antoine de Saint-Exupéry, un uomo che con la sua vita ha attraversato i momenti più salienti del secolo appena trascorso, che ancora oggi a più di 60 anni dalla sua morte, rimane un mito anche per noi contemporanei. Un mito che nasce sicuramente dalla sua opera più famosa e magnifica Il Piccolo Principe, ma che si riflette anche nell’esistenza, che Tonio (come lo chiamavano gli amici) ha investito nella scrittura, nella sceneggiatura, nel disegno, nell’aviazione e nell’amore. Sarà proprio l’amore e la tumultuosa storia con la bella sudamericana Consuelo Suncin a ispirare la storia de Il Piccolo Principe (pubblicata negli USA nel 1943, dove Exupéry si trovava), e a ispirare i tratti tipici di un amante guerriero in Antoine: difatti se D’Annunzio inviava centinaia di rose rosse alle sue ammiratrici, anche il suo collega francese non fu da meno, tanto da scrivere a Consuelo una dichiarazione d’amore lunga 40 pagine e alla quale chiese un bacio portandola sul cielo di Buenos Aires con un aeroplano, al quale spense i motori, che furono riaccesi solo dopo la concessione datagli dalla sua bella.

Il parallelo con il Vate sembra forzato, essendo l’italiano molto più eccentrico di Exupéry, ma basti pensare che la vita dell’aviatore francese fu disegnata dal grande fumettista italiano e amante dell’avventura, Hugo Pratt, che prima di morire nel 1994, pubblicò Saint-Exupery – L’ultimo volo, che è un’opera che traccia tutti i momenti importanti della vita dello scrittore, fino alla morte nel mar Tirreno. Le strisce di quest’opera rassomigliano nella loro creazione al romanzo di Exupéry, Pilote de guerre del 1942, in cui la realtà si mischia con i ricordi dell’infanzia. Pratt dipinge infatti con l’azzurro per parlare della realtà dell’ultimo volo, e con il seppia per perdersi nei ricordi del pilota.

Parlando dei ricordi, per l’appunto, la vita dello scrittore francese, sembra veramente quella di un fumetto per le sue avventure e per i luoghi in cui si snoda. Antoine de Saint-Exupéry nasce a Lione il 29 maggio 1900, da una famiglia aristocratica francese. All’età di 4 anni perde il padre e sarà cresciuto dalla madre (da lui profondamente amata, dalla loro corrispondenza nasce il libro del 1955 Lettres à sa mère) con i fratelli, nei due castelli di famiglia. La sua vita e la sua opera si intrecciano però con l’aria: a 12 anni avrà il suo primo battesimo del volo, ed è grazie alla cacciata dalla scuola navale nel 1917 insieme al fratello Francoise (diranno che aveva la testa fra le nuvole) che a 21 anni impara a volare nel 2º reggimento d’aviazione a Strasburgo. L’incontro con il volo cambierà la sua esistenza e la sua scrittura, tanto che dirà “Se voi sapeste l’irresistibile desiderio che ho di pilotare”, e la sua prima opera del 1926 che gli varrà un premio e un contratto con Gallimard si chiamerà L’aviateur. Saranno i suoi viaggi in volo, le impressioni, le ore di ripose e di degenza per i numerosi incidenti che gli daranno modo di scrivere tante opere che in Italia sono sconosciute. Dal 1928 comincerà a lavorare con il servizio aeropostale in sud America e in Africa, tanto che sarà tra i pionieri della società aeropostale argentina. La lunga permanenza in Marocco a Cap Juby per stringere un legame con le tribù maure, e le lunghe notti di solitudine gli permetteranno di scrivere Courrier Sud. Nel 1930 conoscerà la sua futura moglie Consuelo, che sposerà nel 1931, anno in cui pubblicherà anche Vol de nuit. Il primo incidente avvenne nel 1933, quando da collaudatore di velivoli, dopo un incidente in una baia rischia di morire affogato. L’anno dopo, in missione per Air France, parte per Saigon il 12 luglio, ma per una avaria rimarrà all’imboccatura del fiume Mekong per quasi 10 giorni, tornando a Parigi malato (esiste un progetto abbandonato, ma di cui esistono i bozzetti di sceneggiatura, di un film chiamato Le raid manquè Paris-Saigon). Nel 1935 Paris Soir lo invia a Mosca, per raccontare i cambiamenti della rivoluzione, e lui scriverà 6 articoli che avranno molto successo in patria. In più nello stesso anno sempre per Air France, effettua un volo promozionale di 11 000 km per tutto il Mediterraneo insieme al suo amico Prévot, dal quale torneranno sfiancati. Sempre con Prévot l’anno dopo, il 30 dicembre, in una incursione Parigi-Saigon per ricollegare le due capitali, cadono nel deserto e saranno ritrovati tre giorni dopo: a quel tempo Exupéry scriveva per L’intransigeant, per il quale raccontò la guerra civile spagnola che lo vide schierato spiritualmente con i repubblicani; doveva raccontarvi anche questo viaggio, ma alla fine dovette scrivere della sua prigionia nel deserto. Viene girato anche il film, di cui sarà sceneggiatore (lo fece anche per altre pellicole), di Corrier Sud e nel 1941 uscirà anche il film de Terre des hommes, racconto che scrive nel 1938 dopo l’ennesimo incidente. Nel 1939 entra anche lui in guerra, e la sua missione su Arras, narrata in Pilote de guerre, gli varrà la croce di ferro. Dopo l’armistizio andrà negli Stati Uniti, ed infatti è lì che pubblicherà Il Piccolo Principe:: l’idea nacque dal suo editore americano, Curtice Hitchcock, che vedendo i disegni che lo scrittore gli dedicava, gli propose di fare un libro con delle illustrazioni. Ma il richiamo della guerra divenne per lui troppo forte, soprattutto perché oltreoceano aveva sempre invitato i francesi a combattere con gli alleati:la sua coerenza lo porta in Marocco, dove subisce ancora un incidente, e nonostante il divieto di volo per età e salute (aveva 44 anni e come visto, numerosi incidenti alle spalle) riprende il volo, e il suo aeroplano partito dalla base di Bastia in Corsica, sparisce come detto, nel luglio del 1944.

Come si può ben vedere, la vita di Exupéry è stata una grande avventura. E lui che diceva “Non chiediamo di essere eterni, ma di non vedere gli atti e le cose perdere tutto di un colpo il loro senso” , è passato all’eternità della memoria. Oggi Exupéry e il suo piccolo ometto biondo sono osannati e conosciuti ovunque, vuoi per lo spirito ardito e l’eroismo dell’uomo, vuoi per la sua vasta produzione e i suoi interessi, ma vuoi soprattutto per il suo destino, che lui stesso ha magicamente scritto nelle pagine de Il Picccolo Principe: Exupéry è scomparso nel mare, lasciando per anni il mistero della sua morte per il corpo mai rinvenuto, proprio come il suo principe che “cadde dolcemente come cade un albero” e di cui non trova traccia, se non nel ricordo. Addirittura nel 1994, si pensava che il milite ignoto di Tolome in Francia, fosse proprio lo scrittore! E anche l’ammissione di qualche tempo fa, di un tedesco di nome Horst Rippert che ha detto di aver abbattuto lui il LigthningP38 del francese, non ha oscurato il mito. Mito che è cresciuto in opere postume come Cittadelle del 1948, nelle corrispondenze alla mamma e agli amici per raccontare la guerra, e che vive oggi anche nel merchandising nato intorno all’opera appunto più amata dal pubblico: del principino si trovano profumi, zaini, astucci, magliette e quant’altro. Questo è il rischio della modernità! Ma non oscura la grandezza di questo piccolo grande libro che da 60 anni fa crescere bambini e fa sognare e riflettere ancora adulti poco cresciuti. E’ tradotto in tutto il mondo, è uscito addirittura in napoletano ('O Princepe Piccerillo, uscito per i tipi di Franco di Mauro) e addirittura qualcuna ha scritto delle continuazioni creandone una saga. Ma soprattutto è un romanzo che fa riflettere. E sconvolge soprattutto per la sua semplicità, per il suo odio per gli adulti e le loro idiozie, per la nostalgia delle radici e dei legami, scritte da un uomo venerato e onorato da tutto il mondo dei grandi. Ma questo non ha fermato Antoine de Saint-Exupéry a lasciarci un’opera infantile solo nella forma, con dei bellissimi disegni, che con il sapore iniziatico delle sue pagine ci lascia capire di più le inquietudini di un uomo che ha vissuto la storia del cielo e della terra e soprattutto l’ha fatta. “E’ tutto un grande mistero” dice. E non ha tutti i torti.